Il Milan prima di tutto

ACM_Paquetà

Un brodino, un fatto dovuto, una partita confusa, il minimo sforzo. Tante le critiche dopo la vittoria con la Spal, che certamente non è l’avversario più forte che si potesse trovare ma è sempre ben condotta da Mr. Semplici nei limiti di rosa a sua disposizione.

Dopo la partita il tecnico rossonero Pioli non ha voluto parlare dei singoli riportando invece l’attenzione sui movimenti e l’atteggiamento della squadra. È capibile da parte del Mister visto che è in atto una trasformazione e che sono diverse, e forse in alcuni movimenti antitetiche, le richieste tattiche di oggi rispetto alla gestione di Giampaolo.

Non so se il calcio di Pioli, anche quando riuscirà a soddisfare l’allenatore, sarà in sintonia con la storia dei Milan vincenti. Da quello che s’inizia a vedere il gioco che ricerca il tecnico parmense è fatto di profondità e non di possesso, di lanci e non di giro palla. Non so se sia meglio o peggio dato che ricordo tante belle azioni, molte grandi reti fatte in ripartenza, leggi contropiede, da Van Basten, Gullit, Weah o Shevchenko. Il Milan di Gattuso però, faceva dell’uscita dall’area col fraseggio una delle sue caratteristiche; oggi, appena ha la palla Donnarumma, rilancia al di là del centrocampo, cercando di innescare un ribaltamento rapido e ficcante. I cambiamenti dall’anno scorso, passando dall’ultima gestione, sono enormi e gli automatismi sono ovviamente da trovare. È un peccato forse abbandonare certi meccanismi che erano stati acquisiti, ma se il Milan vorrà concedersi una chance di risalire in classifica o, come credo visto il campionato livellato in alto di quest’anno, almeno raggiungere posizioni di tranquillità per un’annata che a mio parere si prospetta di pura transizione, tutti dovranno sposare le indicazioni di Stefano Pioli, che non saranno rivoluzionarie, ma sono pratiche e pragmatiche.

Anche Paquetà ha espresso questo pensiero giudicando complicate e confusionarie le scelte di Giampaolo. Non ho visto da parte dell’ex tecnico un’impronta precisa data alla squadra e mi è sempre sembrato esagerato il titolo di “maestro” soprattutto perché avrebbe dovuto dimostrare di saper insegnare e far capire ciò che predicava. Non si possono però dare tutte le colpe alle scelte di Giampaolo. Se, come dice Paquetà, non veniva schierato nel ruolo che predilige è forse perché non ha ancora dimostrato in quale parte del campo riesca a dare il meglio di sé. Il giovane brasiliano è chiamato ha fare un salto di qualità in modo da dare un’impronta significativa alle sue prestazioni, fin qui altalenanti. Ancora oggi pecca a volte d’ingenuità non difendendo le sue giocate col corpo ma cercando numeri che probabilmente il calcio sudamericano concedeva. Non deve smettere di fare il brasiliano, come gli aveva suggerito Giampaolo, ma deve sicuramente diventare più europeo se vuole ritagliarsi un ruolo da protagonista nel Milan. Così com’è, per ora, è ancora troppo ingenuo e lezioso per un calcio pratico e fisico come il nostro. Tutti i brasiliani che hanno fatto bene in Italia hanno cambiato il loro modo di giocare, non dimenticando qualche numero che li facesse eccellere, ma diventando europei nel modo di stare in campo. È quasi un anno che è arrivato e certi errori non sono più giustificati. È il momento di dimostrare il suo valore e la volontà di adattarsi.

Anche Suso, europeo ma con un piede a volte da brasiliano, non sta attraversando un buon momento. Finalmente, dopo una serie di prestazioni imbarazzanti, a furor di popolo, è stato fatto accomodare in panchina. Il suo sostituto Castillejo, pur non avendo la sua classe, ha subito dimostrato vivacità e voglia, tanto da sfiorare anche il gol sottoporta, sbagliandolo, dopo un’inopinata ciccata di Piatek. Una brutta entrata sulla caviglia l’ha però penalizzato costringendo Pioli a far rientrare, a ripresa appena iniziata, Suso. La musa Eupalla, che evocava Gianni Brera quello sì maestro vero, ha disegnato subito il fato regalando una punizione sulla zolla preferita dello spagnolo: tiro e gol. I fischi si son trasformati in applausi ma Suso non ha voluto festeggiare polemicamente, come si usa tante volte oggi, anzi ha rilanciato con un post su Instagram dove ha sottolineato come un gol non cambi molto rispetto alle giuste critiche per le sue prestazioni. Bel segnale di umiltà e buona base per ripartire alla ricerca della forma perduta, con un’unica raccomandazione per Pioli: che non si ritorni a un posto da titolare irremovibile. Se giocherà bene tutti contenti, ma se non garantirà prestazioni di livello, che possa venir fatto accomodare in panchina come capita a tutti. Il Milan prima di tutto non dev’essere solo una frase da conferenza ma il modo per sfruttare la voglia di rivalsa e l’entusiasmo che qualche panchinaro può regalare alla squadra, magari al di là delle pure qualità tecniche. Il gruppo deve diventare una squadra ma una squadra ha bisogno di tutto il gruppo.

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