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EDITORIALE DEL GIORNO
Incoerenza e cerchiobottismo
“Via tutti, dal presidente al magazziniere“. Quante volte avete letto questa stupidissima frase dopo le partite? Stupida, perché non parla alla testa ma alla pancia. Perché non usa la ragione ma la rabbia. Perché si usa per cercare consenso e notorietà intorno a se. Perché viene usata? Semplice. Perché accontenta tutti comunque la si guardi: quelli che non vogliono il presidente, quelli che non vogliono l’amministratore delegato, quelli che non vogliono l’allenatore e quelli che reputano scarsi i giocatori. C’è solo un piccolo problema: se la colpa è di tutti, non è di nessuno. Sia nel calcio che in politica parlare alla pancia è facile e generalizzare non fa altro che salvare i veri responsabili a discapito di chi non ha colpe o ne ha marginali. Inutile, ad esempio, continuare a puntare il dito sulla rosa quando si era tutti d’accordo che in estate si era rafforzata e arrivava da 35 punti in 19 partite. Lo stesso – sacrosanto – accanimento su Inzaghi anche quando stava a 2 punti dal terzo posto è la prova che nonostante i pregiudizi ad agosto sull’allenatore questa rosa poteva fare molto di più.
Ad Udine è finita l’era Inzaghi. E’ finita perché in questo momento ci sono troppe cose intorno al Milan tra nuovo stadio e cessione tanto da far passare in secondo piano gli aspetti sportivi. Queste sei giornate hanno rassegnato l’inutilità e portato la rassegnazione in chi come noi tenta ancora di parlare di calcio, finché è possibile. Il destino di Inzaghi e di alcuni giocatori è però segnato indipendentemente dal fatto di fare 4, 8, 15, 16 o 18 punti. Udine ha però portato una svolta importante nel cammino di Inzaghi che, come il suo predecessore, se l’è presa con i propri giocatori con frasi piuttosto eclatanti.
Proprio in questa occasione ho potuto assistere a grandissime occasioni di incoerenza con la vicenda Seedorf. Inzaghi accusato di viltà per averlo fatto, di essere opportunista e di voler salvare la propria faccia ed il proprio posto mentre l’olandese di avere la schiena dritta. E’ proprio vero che gli stereotipi con cui una persona viene descritta inizialmente spesso condizionano tutto ciò che segue. L’incoerenza con cui un allenatore viene giudicato a seconda delle pregiudiziali che lo vedono dipendente o rivoluzionario è quasi schifosa, specie nei confronti di una leggenda che tanto ha dato ai nostri colori – specie in quella notte di Atene. E’ veramente ridicolo giudicare un allenatore per questioni extra-campo, lo è ancora di più l’attacco a prescindere per qualsiasi cosa. Inzaghi ha sbagliato tutto sul piano tattico. Stop.
Ci vuole coerenza anche con i giocatori. Non si può tacere su De Jong e Suso quando sono impresentabili, non si può vedere in Van Ginkel un potenziale campione del futuro solo perché giovane quando se Montolivo o Poli avessero giocato così sarebbero stati massacrati. Non si può pretendere che lo spagnolo sia titolare per un palo contro l’Inter mandando in panchina un giocatore fondamentale come Honda che ha segnato sei gol in stagione. Non si può attaccare Cerci perché non segna e contemporaneamente Menez perché monopolizza il gioco. Prima era colpa di Essien, Bonera, Honda e Muntari – non mi sembra che mancando questi la qualità del gioco del Milan sia migliorata. L’importante è sempre gonfiare il panchinaro di turno pur di rinfacciare: se gioca Menez perchè non gioca Cerci, se gioca Cerci perché non gioca Suso, se gioca Paletta perché non gioca Rami, se gioca Alex perché non gioca Paletta e così via. Viscido, per non dire altro. Non esistono valori assoluti in una rosa, esistono anche giocatori che stanno o non stanno bene in un particolare momento – la forma va considerata oltre al valore del giocatore: il Van Ginkel di Gennaio era impresentabile, Essien invece ha fatto buone prestazioni fino a Novembre, così come Honda per citare qualche esempio.
Chiusura con due pensieri. A proposito di populismo, “in campo la primavera” rimane la regina delle cazzate, incontrastata. Vorrebbe dire in un sol colpo rovinare il lavoro di Brocchi con questi ragazzi, non permettendogli di partecipare ad una chiusura di stagione che hanno conquistato e ritardarne la loro crescita inserendoli in un contesto depauperato tecnicamente. I giovani non si fanno maturare in partite inutili, semmai in partite vere in categorie inferiori e poi, solo a quel punto, si inseriscono in prima squadra. Secondo pensiero per il nuovo allenatore più forte d’Italia, ovvero quello che siede sulla panchina bianconera: dopo essere diventato il nuovo Mourinho per aver spezzato le reni al Monaco grazie a 180 minuti di catenaccio ed un rigore 20 metri fuori area è riuscito all’impresa di far vincere un derby al Torino dopo oltre 20 anni. Puoi nascondere le tue lacune coi campioni come ha fatto Allegri al primo anno di Milan ma appena li togli anche per un banale turnover devi rimediare col sistema di gioco, sistema che non è stato capace di fornire. Incredibile come sia sopravvalutato dalla stampa per due sorteggi fortunati in coppa dei campioni. Incredibile come ci sia ancora qualcuno che lo rimpiange al Milan.
Diavolo1990 – www.rossonerosemper.com
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