Lo scenario peggiore

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Settimana scorsa abbiamo parlato apertamente del comunicato di Fininvest oggi è il momento di parlare di ciò che questo comporta. Come abbiamo già detto Fininvest ha ammesso di non avere i soldi necessari per riportare il Milan ad alti livelli e ha ampiamente confessato che l’obiettivo oggi è vivacchiare. La cessione – ad oggi ci sono tre cordate e solo quella di Bee ha firmato qualcosa, non si sa cosa – sarà solo ed unicamente per riportare la squadra dove merita. Ci sono però due grossi paletti di cui tenere conto in questa fase operativa: il primo è la raccolta di denaro necessaria a fare un mercato degno di tale nome per riportare in alto il Milan. Chi investirà per la squadra dovrà mettere almeno altri 100-200 milioni per sistemare organico e guida tecnica in maniera adeguata da essere competitivi fin da subito.

Subito perché il secondo paletto è dato dal tempo. Il FFP attualmente in vigore è infatti una immane porcata che congela i vantaggi, ampliandoli, non permettendo ad altre realtà di emergere e contrastare quelle attuali. Chi vince va in Champions, chi va in Champions aumenta il proprio fatturato e chi aumenta il proprio fatturato vince ed aumenta ancora il proprio gap con le altre squadre. In poche parole il dominio della Juve va fermato prima di trovarci ad assistere ad anni di campionati ad una sola squadra. Lo scenario quindi non è solo quello di salvataggio del Milan ma dell’intero movimento italiano da un imbarazzante rischio di monopolio e morte del campionato italiano di serie A.

Tornerò in estate, lontano dal calcio giocato, ad approfondire questo discorso con maggiori particolari. Quello su cui vorrei portare l’attenzione è che non è detto che la trattativa vada in porto e non è detto che vada in porto subito. Nonostante riceva notizie tranquillizzanti è il caso di cominciare a pensare allo scenario peggiore. Quello in cui Menez, Honda e magari pure Diego Lopez vengono ceduti per recuperare con le plusvalenze i soldi della mancata Champions. Quello in cui i colpi di mercato sono Valdifiori, Baselli e Bertolacci e ci dobbiamo far bastare il ritorno di Matri e magari pure la riconferma di Inzaghi. Che a questo punto sarebbe il male minore e, forse, per certi versi anche giusta se si crede nel progetto dell’allenatore. Ma sarebbe una mazzata più che concreta al morale del tifo rossonero.

Non voglio soldi, voglio un progetto” è stata la frase più in voga di questi anni. Ecco, io non voglio il progetto, io voglio i soldi. Il progetto è una grossa masturbazione mentale per illudersi che prima o poi una squadra che non ha i soldi possa tornare al top. Di solito va male, ma quando va bene non dura più di un titolo nazionale ed una semifinale di Champions League. Il nostro modello non deve essere l’Atletico Madrid o il Dortmund. Il nostro modello deve essere il Real Madrid. Questo i tifosi sembrano quasi esserselo scordato. Essere il Milan vuol dire primeggiare, non galleggiare. Vuol dire prendere Ibra, anche se ha 34 anni e anche se lo perderai a zero euro (seriamente c’è pure chi non rivorrebbe Zlatan?). Vuol dire pensare a guadagnare con risultati sportivi, marketing e abbonamenti prima che “il giovane promettente” rivendibile.

“Giovane promettente” sono due parole che mi fanno salire il nazismo ai massimi livelli. Vuol dire disconoscere totalmente cos’è stato il Milan e trasformarlo nell’Udinese. Non esistono giovani promettenti. Non esistono perché nessuno sa dirti cosa sarà un giovane che vale zero da qua a 5 anni. C’era chi scambiava Cristante per il nuovo Albertini e chi non conosceva Pogba prima che mettesse piede nella Juventus – due esempi banali ma che chiariscono il concetto. Se il giovane viceversa è un giocatore già valutato 15-20 milioni allora di promettente non c’è nulla: è un campione come tutti gli altri e come tutti gli altri l’investimento può essere a perdere (qualcuno ha detto El Sharaawy?).

Imbottirsi dei Baselli è lo scenario peggiore. Lo scenario peggiore perché vorrebbe dire galleggiare in modo diverso, senza nemmeno avere ex campioni che, piaccia o no, per me è un onore vedere con la nostra maglia. Speravo Torres facesse il meglio. Ritengo un onore aver avuto uno dei migliori mediani degli anni 2000 come Essien e mi ritengo privilegiato ad aver assistito a quelle due partite in cui il Ghanese ha insegnato calcio come quella con l’Udinese. Mi ritengo fortunato ad aver visto nella mia squadra un centrocampo con Ronaldinho, Seedorf, Beckham ed il vero Pirlo. Un centrocampo che all’epoca veniva già definito bollito e finito: chi lo criticò allora si merita appieno la squadra di adesso.

Questo è stato il Milan. Primeggiare o tentare di farlo e quando non lo si è potuto fare offrire comunque al pubblico le gesta di grandi campioni. Lo scenario peggiore lo stiamo già vivendo adesso ed è un’agonia senza fine in cui solo pochi resistono per amore della maglia e siamo sempre di meno. Qualcuno ha detto che Bee è uno speculatore, che non ha i soldi, che il Milan rischia di fare la fine del Parma. Sapete che vi dico? Meglio rischiare e sparire completamente dal calcio professionistico che non farlo e prolungare questa inutile agonia.

Diavolo1990 – www.rossonerosemper.com

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