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EDITORIALE DEL GIORNO
Torres: ”Voglio vincere come Pippo al Milan. Se non mi sostituirà sempre…”
Si tratta di una questione di cui Adriano Galliani parla un giorno sì e l’altro pure. Nel 2007 Fernando Torres, subito dopo la Champions di Atene vinta dal Milan, poteva essere rossonero.
Troppi però i milioni a cui lo spagnolo veniva venduto. Fu così cessione al Liverpool. Nel 2014, sette annate dopo, finalmente il Milan.
Torres sarebbe potuto essere così compagno di Pippo Inzaghi, allora appena laureatosi miglior giocatore della finale di Champions League, grazie alla doppietta che rese realtà la seconda vittoria rossonera del 2000 e la rivincita contro il Liverpool. Undici gli anni di differenza tra i due, non proprio pochissimi.
Ora El Niño Torres cerca riscatto dopo i disastrosi personali anni con la maglia del Chelsea, mentre Inzaghi è un giovane allenatore chiamato a risollevare il Milan dopo l’orrenda annata firmata Allegri-Barbara-Seedorf-Galliani. Un goal per lo spagnolo in quattro presenze, ancora lontano dal divenire farlo del Diavolo.
La voglia di ripagare il Milan per la scelta fatta è estremamente elavata, tanto che Torres si lascia andare a desideri per il futuro: “Inzaghi è stato un grande attaccante” evidenzia lo spagnolo al ‘Corriere dello Sport’.”Io sono qui per vincere, per restare molti anni, per sfruttare un altro grande momento del Milan che mi ha dato una possibilità importante. Il mio obiettivo è vincere prima di tutto lo Scudetto. Vorrei vincere quello che ha vinto lui qui al Milan”.
Torres smonta solo in parte la tesi relativa al grande allenatore con un passato calciatore. Benitez e Mourinho gli attuali esempi più noti: “Non credo che sia fondamentale essere stato un grande campione per poter allenare ad alto livello. Da un punto di vista tecnico-tattico la competenza può essere apprezzabile. Ma, devo ammetterlo, Inzaghi mi può capire. Chi ha giocato a calcio ha un extra per i giocatori”.
Inzaghi sta puntando fortemente su Honda e Menez, così tocca a Torres giocare meno in questo Milan:”Contro il Chievo ho chiesto a Tassotti perché tocca sempre a me uscire prima dal campo? A me non piace essere cambiato, a nessuno piace essere sostituito. Ma io non ho nessun problema, con nessuno. Ma mi piace giocare tutta la gara”.
A Torres manca ancora qualcosa per esplodere in Italia e dunque rinascere: “Devo imparare ad adattarmi al meglio al gioco italiano. Ad Empoli ho segnato, ma non c’era margine per manovrare. Ci sono stati grandi affollamenti in area di rigore. Mi devo abituare a trovare il tempismo giusto sui cross che arrivano in area di rigore”.
Compiuti i trent’anni Torres può guardare indietro con estrema soddisfazione: ha vinto tutto sia a livello di club che di Nazionale. Tutto, ma proprio tutto. Dalla Coppa del Mondo alla Champions, dal titolo inglese all’Europa League, passando per l’Europeo e il Mondiale per Club. Ora solo il desiderio di rinascita personale. Che in soldoni significa goal. Tanti goal.
FONTE GOAL.COM
FOTO ZIMBIO.COM
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