We Are AC Milan – Così è, se vi pare

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Guerre interne, guerre intestine, guerre di allenatori. Ne ho lette tante, troppe. Tra motivazioni vere, reali e politiche proverò a raccontarvi la mia versione dei fatti. Intanto vi dico subito che sull’esonero di Seedorf girano due versioni: quella ufficiale e quella populista. La prima parla di uova strapazzate, mail, spogliatoio spaccato mentre la seconda vede un complotto ordito dall’amministratore delegato che terrebbe in scacco la famiglia più potente d’Italia. Come sempre la verità sta nel mezzo – e proverò a raccontarvela in questo post.

Innanzitutto a monte c’è una questione: le dimissioni di Galliani e la presunta buonuscita. Si dice che Adriano Galliani tenga, appunto, in scacco la famiglia Berlusconi chiedendo tra i 200 e i 300 milioni di buonuscita – nulla di più falso. Chiariamo, innanzitutto, i termini di legge: è necessario – prima di tutto – distinguere tra buonuscita e TFR. Il secondo si calcola dividendo per 13,5 lo stipendio annuo (lordo ovviamente) moltiplicandolo per gli anni di lavoro (dal 1986) e va accantonato a bilancio per legge. La prima spetta invece a quel lavoratore che ha in essere un contratto a termine e che la società vuole licenziare anticipatamente in cambio del libero impiego professionale (esempio, proprio Seedorf) e non può, per ovvie ragioni, essere più alta dell’importo del contratto stesso. Galliani ha attualmente un contratto di 4 anni come AD del Milan, rinnovato proprio lo scorso dicembre – per rendere vere quelle cifre dovrebbe prendere più di 50 milioni l’anno. Galliani quindi non ricatta nessuno – è lì perché la proprietà lo vuole lì e la buonuscita altissima è solo una scusa poiché alla proprietà va benissimo Galliani e la sua gestione, ai tifosi meno.

C’è, inoltre, da discutere sulle modalità con cui è arrivato Seedorf: facciamo ordine sugli ultimi allenatori del Milan. Ancelotti e Leonardo erano stati due allenatori scelti da Adriano Galliani – il secondo è stato cacciato ed è stato cacciato da Berlusconi per i propri cattivi rapporti con la presidenza. Arriva Allegri e arriva come uomo di Berlusconi con l’avallo di Galliani. Successivamente, Allegri, cambia “sponda” entrando in buoni rapporti con Adriano Galliani (non è né un mistero, né un reato) e rovinando, via via, quelli con Berlusconi. Si arriva alla fatidica notte di inizio Giugno 2013 – quella della riconferma (coi tifosi che organizzavano manifestazioni, scrivevano “No a Seedorf” e lanciavano l’hashtag #iostoconallegri – vi ricorda qualcosa?). Una riconferma che arriva su proposta di Galliani ma l’ago della bilancia è l’oneroso contratto di Massimiliano Allegri che Berlusconi non intende pagare. In quell’incontro viene chiarito, però, che quello sarà l’ultimo anno di Acciuga al Milan e viene già fatto firmare un precontratto a Clarence Seedorf con penale in caso di mancato ingaggio entro il 30 Giugno 2014.

Questo, quindi, e solo questo porta alla scelta di Seedorf anziché Inzaghi a Gennaio 2014, quando Silvio Berlusconi decide da solo di esonerare Massimiliano Allegri. E qua arriva il primo errore: perché un contratto così oneroso ad un allenatore esordiente? Sarebbe bastato fare a Seedorf un contratto come quello di Filippo Inzaghi e non ci sarebbero state elevate buonuscite da pagare in caso di esonero. Seedorf comunque parte come protetto di Berlusconi mentre, non è una novità, che non abbia un buon rapporto con Galliani. Secondo grave errore: se hai deciso di rinnovare e confermare un AD per la parte sportiva devi permettergli di fare il suo lavoro e non lo puoi scavalcare. Abbiamo assistito in questi anni a tanti interventi della proprietà nella parte sportiva – quasi tutti deleteri – mentre l’unica volta in cui c’era da metterci la faccia, ovvero Matri, la proprietà si è tirata indietro. Perchè?

Seedorf, però, non piace nemmeno a Barbara Berlusconi. Ed è proprio l’alleanza tra i due AD che gli scaverà la fossa dato che entrambi conoscono come la fiducia del padre sia spesso volubile e a termine. Come già avvenuto per altri allenatori anche Seedorf riceve una chiamata della presidenza insoddisfatta della formazione dopo Napoli – non la rispetta e rilancia. Nel mentre a Milanello decide di fare l’allenatore “alla Mourihno” e continua a farsi strada utilizzando il nome di Berlusconi per qualsiasi cosa, anche mai autorizzata dalla presidenza. Ridicolizza Tassotti, francamente  mancandogli di rispetto, con quella e-mail che tutti sappiamo. Il tappo salta, però, in occasione di Milan-Parma quando Seedorf si reca a parlare con i capi ultras dopo la contestazione anti-Galliani pilotata dalla dirigenza, utilizzando frasi pesanti sia contro Berlusconi sia contro Galliani – frasi che vengono riferite alla presidenza. Dal giorno dopo, sui giornali, esce la notizia del licenziamento per giusta causa – e da lì va come tutti sappiamo.

E’ comunque evidente che Seedorf viene allontano per motivi comportamentali – dato che i risultati, pur comunque non essendo straordinari ma in linea con il valore della rosa della squadra, sono dalla sua parte. Ed è altrettanto evidente che se viene allontanato è perché al Milan è da pazzi pretendere che comandi l’allenatore: al Milan comanda il Milan – ovvero la società. E la società ha fatto la società. Sono stato per larga parte della stagione dalla parte di Seedorf poiché avevo come unico riscontro quello dei risultati: date le motivazioni, tuttavia, l’esonero non è solo giusto ma sacrosanto. Sfido chiunque di voi a provare a far le scarpe al vostro capo e/o insultarlo pesantemente in presenza di colleghi senza essere licenziati.

Al Milan l’allenatore ha il compito di far rendere al meglio ciò che gli viene dato. Può chiedere giocatori, ma non può scaricare tutta la colpa su questi. E deve sapere gestire un gruppo – cosa che non è stato capace di fare con gli Italiani preferendo Constant ad Abate (inventandosi il fatto che per lui De Sciglio è solo un terzino destro) e per poco Birsa a Montolivo (decisivo proprio l’intervento di Galliani prima di Catania) solamente per rivalità verso gli italiani allungando, inoltre, a dismisura i tempi di recupero “ufficiali” di Cristante e De Sciglio. Arriverà, quindi, Inzaghi – già preso a male parole da quei tifosi che a Gennaio, invece, lo volevano al posto di Seedorf poiché “ha più esperienza” mentre l’Olandese era “un raccomandato”. Nulla di nuovo quindi sotto il fronte occidentale considerato che il tifo stava con Allegri a giugno e con Leonardo nel 2010.

Tra Seedorf ed Inzaghi, di fatto, la differenza è sostanzialmente poca: per tornare a vincere in Italia ci vogliono i giocatori – con questi ci si può qualificare al massimo per la Champions League con una adeguata preparazione atletica e con il riscatto di Rami (mentre Taarabt lo valuterei in un modulo a due punte dove invece un Honda, per dirne una, è molto più congeniale). Da capire, quindi, qual è il traguardo di una società che viene descritta sempre più allo sbando ma che sa perfettamente quello che fa: da anni il bilancio in ordine prevale sul risultato sportivo. E questo, ai piani alti, è l’unica cosa che ha messo d’accordo tutti.

Diavolo1990 – www.rossonerosemper.com

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