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EDITORIALE DEL GIORNO
Milan ai cinesi? E se fosse l’ennesima farsa all’italiana?

Il Milan ai cinesi? E se, invece, questo castello di carte messo in piedi da qualche mese a questa parte per gettare fumo in faccia ai tifosi, dovesse crollare miseramente e da sotto le macerie spuntasse il “vecchio che avanza”…
Insomma, facciamo a capirci, non è del tutto improbabile (anzi!) che il Milan possa, alla fine di questa ennesima “commedia all’italiana”, restare ancora nelle mani di chi lo ha gestito nell’ultimo trentennio, con tutto quel che – ovviamente – ne consegue. Dalle ultime notizie a nostra disposizione, infatti, parrebbe proprio che si debba andare in questa direzione di marcia perché il presidente Silvio Berlusconi, seppur stanco e demotivato, non pare per nulla convinto di vendere (almeno per un anno ancora) il suo gioiello di famiglia, il suo diadema, ancorché assai meno luccicante e splendente d’un tempo.
Tutto questo perché? Molto semplice. La “due diligente” messa in atto dalle due cordate d’Oriente, quella che fa capo a mister Bee e quella messa in atto da Richard Lee (non ancora conclusasi), non sembra voler assecondare economicamente le pretese del Cavaliere troppo esose e per nulla in linea con il momento attuale dei rossoneri. Insomma, un miliardo di Euro si possono anche spendere per avere tra le mani una società che ha comunque nel suo Dna un pedigrèe di tutto rispetto e un palmares assolutamente invidiabile; ma nel computo totale devono rientrare, assolutamente, anche la costruzione dello stadio di proprietà, Casa Milan e la rigenerazione e ristrutturazione di un organico in grado di recitare una parte importante sui palcoscenici d’Italia e d’Europa. Ma tutto ciò non coincide affatto con le idee di Silvio Berlusconi che invece quel miliardo lo vorrebbe tutto solo per sé, oltre al resto.
Così, dunque, si spiegano anche certe situazioni per nulla chiare. Tant’è che, per quel che se ne sa, sembra che in nessuna delle due cordate intenzionate a “giocarsi il Milan” (entro giugno se ne saprà decisamente di più) rientrerebbe nell’entourage direttivo il nome e la figura di Adriano Galliani. E allora – la domanda sorge spontanea – perché l’Ad rossonero continua imperterrito e in totale serenità d’animo a fare e disfare il mercato dei rossoneri? Se non sarà lui, in futuro, l’uomo mercato del Milan, non c’è affatto ragione che debba continuare a parlare (e trattare) con altri presidenti (Preziosi in primis), procuratori (Raiola e Damiani, gli amici di merende) e quant’altro – sempre che siamo nel suo taccuino privilegiato – circoli lungo i corridoi e all’interno della stanze del Calciomercato. Insomma, non c’è chiarezza ed è ancora e sempre il Milan e i sui tifosi a farne le spese. Basta! Finiamola qui e si chiuda, a stretto giro di posta, questa allucinante e deprimente vicenda legata al presente e al futuro dei rossoneri.
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