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EDITORIALE DEL GIORNO
Milan: la classifica è meglio non guardarla più!
Un anno dopo nulla è cambiato. Anzi, se possibile la situazione è addirittura peggiore di 12 mesi fa, il che la dice davvero lunga sul disastro di casa Milan.
Siamo arrivati al punto che la partita col Cesena è fondamentale non per la classifica (quella è meglio non guardarla più), ma per il futuro di Inzaghi. Come se un’eventuale vittoria (convincente o meno che sia) potesse davvero cambiare i giudizi sul suo operato o sulla stagione della squadra. “Siamo all’inferno signori miei” diceva Al Pacino nel celebre discorso di Ogni maledetta domenica, solo che quello era un film e questo, purtroppo, è tutto vero. Inutile, a mio modo di vedere, soffermarsi più di tanto su Pippo: il suo futuro è segnato, punto e basta. Anche i muri infatti hanno capito che non è lui l’uomo giusto per guidare il Milan, questione di esperienza, di competenza, di carattere. E’ stato un grande giocatore, iscritto per sempre nella gloriosa storia del club, peraltro in prima fila, ma non è ancora un allenatore e forse non lo sarà mai (o forse sì, solo il tempo ce lo dirà). Affidargli la panchina è stato un grosso errore societario, l’ennesimo degli ultimi anni, probabilmente ponderato (il suo volto faceva comodo per placare la rabbia dei tifosi) ma non per questo giustificato. Ritengo però Inzaghi un colpevole marginale di questa storia, non perché non dia importanza all’allenatore (anzi), ma perché penso che i guai nascano sempre a monte. E, lassù in cima, regna un caos che renderebbe difficile il compito anche agli Ancelotti della situazione. Il presidente, per la prima volta nella sua vita, deve far fronte a difficoltà economiche, i due (!) amministratori delegati convivono con lo stesso entusiasmo di una coppia divorziata con la giudiziale, senza risparmiarsi dispetti e accuse reciproche. Qualche anno fa, di fronte a situazioni simili (seppur con le dovute proporzioni perché, così in basso, mai), la situazione sarebbe stata affrontata di petto, ora invece regna un silenzio preoccupante che sa tanto di rassegnazione. La stessa che si vede nel popolo rossonero, talmente sfiduciato da non avere quasi più neanche la forza di incazzarsi. Avete fatto un giro a San Siro negli ultimi tempi? Si direbbe non vi siano forme di vita né in campo né sugli spalti, se non fosse che poi, puntualmente, arrivano i fischi a ricordare che non è così. I tifosi però non hanno colpe, se non quella di amare troppo questa maglia per abbandonarla, anche quando l’unica forma di contestazione efficace potrebbe essere proprio l’assenteismo totale. Forse Silvio Berlusconi si renderebbe conto del disastro d’immagine, forse Adriano Galliani rifletterebbe sugli scempi commessi negli ultimi anni. Mentre scrivo ho sottomano gli ingaggi della rosa e penso che con i 5 milioni (al lordo) di Essien, Muntari, Alex, Honda e Pazzini se ne potevano risparmiare 25 tondi tondi: pochi? E se poi aggiungete i 6 (sempre lordi) che costano Van Ginkel e Armero vi renderete conto di quanti soldi siano stati sprecati. La Juve, alle stesse cifre, ha preso Tevez e Pereyra, ma anche Zaza, Berardi, Immobile, Gabbiadini, Rugani e tanti altri ancora. Questo è un progetto, non l’accozzaglia di giocatori presi tanto per far numero in cui finiscono per perdersi anche quelli buoni. Ecco perché mi interessa poco parlare di Inzaghi, anzi sono sinceramente dispiaciuto che abbia deciso di salire su questa barca piena di buchi.
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