Milan: nella ripresa un piglio autorevole

Paolo Vinci

Cari Lettori Rossoneri,

la ventottesima giornata di questo mediocre campionato italico supporta lo scudetto juventino, oltre che per indiscussi meriti, anche per assenza di competitori all’altezza e snocciola risultati che confermano, appunto, l’assoluta mediocrità della competizione. Permettendo alla squadra del bravo e sempre più concreto Allegri (il sottoscritto, da sempre, ne ha apprezzato le doti, anche quando i soliti imbecilli diffidavano ed in particolar modo qualcuno, vicino alla squadra torinese, nel luglio scorso…) di concentrarsi sull’Europa che conta. In effetti, la Juventus, anche grazie ad un percorso europeo fin qui fortunato, ha la grande chance di entrare, quanto meno, tra le prime quattro d’Europa. Chance che il suo demiurgo, Antonio Conte, negli anni scorsi, non aveva colto in ben due cirsotanze, anche, sebbene non solo, per colpa sua (ricordate Istanbul, dicembre 2013? Anche qui qualche altro noto saccente ebbe a confutare, mentendo sapendo di mentire, chi Vi scrive, la postulata solare realtà che aveva mal gestito la partita, salvo poi, pensare esattamente il contrario a partire dal 16 luglio dell’anno successivo, quando il salentino salutò la Signora e se ne andò sbattendo la porta! Maledetta disonesta incoerenza, maledetto essere servi di un padrone! Maledetti Voltagabbana).

Lasciando la Juve al suo meritato 31^ scudetto e scendendo ancor più giù nella imperante mediocritas italica (tutt’altra cosa è l’aurea mediocritas latina!) notiamo che, nell’anticipo del sabato, il Milan riesce, non senza difficoltà, a superare un Cagliari che solo a tratti palesa di essere… Zemanlandia. E quindi, a prendere una boccata d’ossigeno. Soprattutto, questo vale per il suo Mister, Pippo Inzaghi che, come abbiamo più volte scritto, è colpevole, ma non il solo, di questa situazione imbarazzante.

Vince il Milan che inizialmente, a differenza della partita di lunedì a Firenze, ove era entrato in campo con piglio autorevole ed all’inizio aveva messo in difficoltà la Viola, sfiorando il gol in un paio di circostanze, salvo poi, lentamente, spegnersi, approccia malissimo l’incontro, con in tutta evidenza giocatori dalle gambe tremanti, con la psiche dilaniata dalla psicosi dell’errore e che si dilungavano in passaggi inutili nella propria metà campo, esempio tangibile, appunto, della paura che attanaglia spesso la squadra. Qui il tecnico dovrebbe chiedersi  – e cercare di dare una risposta – quali siano le vere ragioni e non cercare sempre di trovare alibi, a volte puerili.

Vince quindi il Milan e complice l’ennesimo capitombolo sampdoriano dei Cugini, li supera in classifica. Magra consolazione, in ogni caso, sia perché la classifica ed il costante ottavo posto (ma il Genoa dovrà recuperare col Parma, sempre più derelitto e dichiarato in settimana fallito dal Tribunale emiliano, e quindi, potenzialmente, davanti al Milan) a distanza siderale dall’Europa, non fanno ben sperare, sia perché il gioco latita e solo qualche sporadica individualità ed un errore arbitrale ha permesso questa vittoria.

In buona sostanza, una vittoria che ha il sapore del fascino discreto dell’inutile.

Per fortuna, in questa circostanza, il Mister, nella conferenza postpartita, non è stato, come in altri casi, stucchevole, allorquando si era lasciato andare ad ilari constatazioni che non avevano fondamento alcuno (Empoli, Chievo e Firenze).

La solita soddisfazione per il risultato vittorioso, forse eccessiva se si tiene conto che nel famigerato 2015 i Rossoneri hanno battuto solo in casa Parma, Cesena e Cagliari, ha preso il sopravvento sull’analisi obiettiva della partita. Ma, questa volta gliela perdoniamo, preferendo soffermarci sul suo pensare positivo, apprezzando il suo monito al pubblico, sempre più lontano da San Siro e questa sera, quello organizzato, sull’Aventino, con il proposito di farlo tornare con il gioco ed i risultati.

Vedremo.

Intanto, ci inchiniamo dinanzi al personaggio Zeman.

Che carisma, che sicurezza, che serafica visione del mondo calcistico!

L’onestà intellettuale e morale che lo contraddistingue è sotto gli occhi di tutti: A queste doti unisce, col carisma, l’essere una voce fuori dal coro, mai stonata, sempre arguta e pungente. Con chiunque. Amici e nemici, questi ultimi sempre più in malafede, specialmente quelli che sono stati sorpresi – e puniti – con la mano nella marmellata!

Un vero spettacolo intervistarlo.

Pippo ne segua e soprattutto ne studi l’esempio. Chissà se non gli servirà a crescere.

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