Milan: ottimismo nei limiti

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Non capisco il catastrofismo dopo la sconfitta con la Lazio. Non lo capisco perché sembra venga da tifosi o addetti ai lavori appena sbarcati da Marte di ritorno da un viaggio lungo otto anni o, quantomeno, dalla Luna distratti e assenti negli ultimi mesi.

I problemi del Milan, della società e della proprietà, viene da lontano si sa, e inizia con lo smarcamento di Berlusconi spinto da Fininvest, e la vendita emblematica di Ibrahimovic e Thiago Silva nel 2012 primo scalino di un declino ineluttabile. Non rivanghiamo storie, barzellette, e misteri. I problemi del Milan, della squadra in questa stagione, sono figli di errori recenti, meno gravi ma più marchiani nella quotidianità. Il tentativo di rimediare a una scelta non azzeccata col cambio della guida tecnica, ha azzerato il timer delle valutazioni a quattro giornate fa. In queste quattro partite al di là dei risultati si è visto un cambiamento sempre più marcato dal gioco inespresso di Giampaolo, e anche dalle consolidate certezze di Gattuso dello scorso anno. Giusto o sbagliato che sia, Stefano Pioli sta portando tutti i giocatori a esprimersi col suo modello di calcio fatto di attacco dello spazio, ribaltamenti rapidi, lanci e presenza in area avversaria. Basta giro palla in uscita e controllo a cercare l’imbucata come lo scorso anno, nessuno schema complicato o incompreso a occupare il campo come a inizio stagione. Poche e chiare indicazioni invece, passaggi rapidi e tanta corsa. Non so se sarà un miglioramento, certo esula un po’ dalla storia tattica rossonera, ma è un metodo che pare piacere ai giocatori che sembrano applicarsi con buona volontà e rinnovato entusiasmo. Certo i meccanismi sono da registrare ma finalmente in questa stagione si vede giocare con una personalità ben distinta. A patto, naturalmente, che non si pretenda un Milan da Champions o da primati vari, ma si pensi a traguardi ridimensionati e consoni al livello tecnico di tanti giocatori rossoneri.  L’anno scorso si è sfiorato il posto in Champions anche grazie a oggettive situazioni contingenti. Facendo le giuste valutazioni sulla rosa ci si dovrebbe rendere conto dei reali traguardi raggiungibili, leggi Europa League, se va bene. Per le responsabilità bisognerebbe chiedere a Boban, Maldini e Gazidis, magari giovedì 7 novembre ai margini della presentazione del volume “Sempre Milan” di Carlo Pellegatti e Umberto Zapelloni alla libreria Mondadori in piazza Duomo.

Giocare contro questa Lazio non ha aiutato: una squadra quella di Simone Inzaghi che gioca un calcio simile a quello che insegue Pioli, ma lo fa da anni e con interpreti di maggior classe di quelli del Milan attuale. Non è uno scandalo, aiutati anche dai grandi numeri, che possano aver vinto a San Siro in campionato dopo 29 anni e dopo la vittoria della scorsa primavera in Coppa Italia. Come non è stato semplice giocare contro la Roma, pur con tutte le defezioni che sta avendo, ma che ha recepito subito il calcio di Paulo Fonseca anche questo dinamico e veloce. Era pronosticabile anche prima dell’inizio del campionato che le gare contro Juve e Napoli sarebbero stati ostacoli forse insormontabili. Quindi inutile fasciarsi la testa prima di giocare e immaginare una classifica tragica da qui a due giornate. Intanto le partite non sono state ancora disputate e nel calcio niente è impossibile, e poi credo sarà sostanziale come la squadra affronterà queste due corazzate e se riuscirà a crescere nelle difficoltà maggiori. La classifica si dovrà guardare alla fine del girone di andata per capire quale sarà stato l’impatto della prima gestione e i miglioramenti che la conduzione di Pioli potranno aver portato. Questo Milan non è attrezzato per arrivare in Champions, ma non è nemmeno una squadra che dovrà lottare per non retrocedere. Chi ragiona con pessimismo fa lo stesso errore di chi crede di avere dei fenomeni in squadra.

Anche su questo, però, vedo degli sproporzionati eccessi di critica. Duarte non è il nuovo Nesta ma Ciro Immobile ha segnato come domenica decine di gol. Calabria attraversa un momento non felice (eufemismo) ma negli ultimi anni aveva mostrato con continuità un buon dinamismo, specialmente quando usufruiva di una migliore copertura tattica. Ricardo Rodriguez non ha la gamba di Teo Hernandez (grande nota lieta) ma, sempre con aiuto tattico, nella sua nazionale riesce ad arrivare sul fondo a crossare. Leao deve imparare ad abbandonare l’indolenza ed entrare con maggior piglio, difetti derivanti dal campionato di provenienza e dall’età. Piatek ha mostrato i limiti tecnici ma sa sempre come fare gol basta servirlo bene. Paquetà deve puntare a usare più il fisico quindi basta allenarsi. Suso, il problema Suso, deve fare uno step d’impegno, e lui lo sa, dopodiché farà sempre la stessa cosa ma la farà meglio e non lo fermeranno. Lasciamo tempo a Krunic e Rebic che hanno pochi minuti giocati, ma sono messi a confronto con chi è titolare in altri contesti. Insomma, impariamo ad aspettare, soprattutto le prossime due partite, sospendiamo i giudizi e vediamo dove ci porta il tifo. Poi non si potrà sbagliare ma, sono sicuro, non saranno tutti così brutti come qualcuno dice.

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