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EDITORIALE DEL GIORNO
Milan hai ancora una speranza

E ora che si fa? A 10 punti dalla Champions, a 8 dall’Europa League, fuori dalla Coppa Italia: la stagione è diventata balorda, molto balorda. Però non è finita, non può esserlo con un intero girone da giocare e con un calendario che, Juventus a parte, dà al Milan un’altra possibilità per rialzarsi, l’ennesima.
Tanti gli argomenti di cui parlare, dalla crisi della squadra alla conferma di Inzaghi, passando per il mercato, che ha portato in dote Destro e Bocchetti e che, probabilmente, non è ancora finito qui. Partiamo da Superpippo. Chi mi segue sa perfettamente che io, da tempi non sospetti, ho sempre ritenuto un errore l’allontanamento di Seedorf. Non è però una questione tecnica, non solo quantomeno. Quello che mi piaceva di Clarence era l’indole manageriale, l’intenzione di prendere in mano il Milan a tutto tondo, dallo staff al mercato, fino agli orari degli allenamenti. Cose “da pazzi” secondo molti, l’unico modo di ripartire davvero, secondo me. Inzaghi ha sbagliato alcune cose, come tutti gli allenatori del resto, ma l’unico vero errore che gli imputo è stato quello di accettare la panchina nello scorso giugno. Sapeva bene Pippo che la scelta di Galliani non era caduta su di lui a caso: serviva un’immagine forte, da dare in pasto a stampa e tifosi, che permettesse di allontanare le contestazioni (del resto come si può contestare l’uomo di Atene?) e riportasse un po’ di entusiasmo a un ambiente depresso. Una sorta di santino in panchina, buono a metterci la faccia in estate e dopo le prime sconfitte, fino a quando le stesse non sono diventate troppe da giustificare. Insomma, Inzaghi ha sbagliato ma lo ha fatto in buona fede, ecco perché spero che resti almeno fino a giugno: in gioco c’è l’immagine di una bandiera, l’ennesima che, per colpa di chi sta in alto, rischia di prendere fuoco troppo presto. Non imputo tutte le colpe a Galliani, sia chiaro, però la sua politica nell’era dei “cordoni chiusi” non mi convince più. Vorrei un lavoro di scouting approfondito, veri investimenti sul settore giovanile e chiarezza davanti ai tifosi, non i soliti acquisti dell’ultimo minuto (mi spiegate cosa mi rappresenta Bocchetti?!) conditi da dichiarazioni roboanti. In questo senso mi pare più convincente l’operazione Destro, se non altro in chiave futura. Classe 1991, Mattia è un buonissimo attaccante dalle ottime prospettive. I dubbi semmai sono tattici: come inserire una prima punta pura in un contesto come quello degli ultimi tempi? Dove i cross sono merce rara, anzi rarissima, proprio come le palle gol. Torres ha finito per pagarla cara (e a Madrid segna, eccome se segna!), Pazzini potrebbe fare presto la stessa fine. Vedremo se, questa volta, la storia sarà diversa. Deve esserlo, altrimenti anche l’ultima speranza di una stagione “normale” finirà in soffitta.
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