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EDITORIALE DEL GIORNO
Ricominciamo da tre
Facciamo finta che domenica 28 maggio, verso le ore 17, siamo tutti piombati in un profondo sonno.
Cagliari-Milan, ultima balneare esibizione, è finita male, come da troppo tempo vanno storte molte cose dalle parti di Milanello e un altro campionato di vacche magre, magrissime, si è chiuso.
E così ci addormentiamo, e lasciamo un allenatore volenteroso ma desolato, una squadra per nulla volenterosa e straordinariamente desolante, una tifoseria, noi, che non sa più che pesci pigliare. Più che i pesci sarebbe meglio pigliare giocatori, pensavamo poco prima di addormentarci.
Poi una mattina di agosto ci svegliamo, è di nuovo domenica e il Milan deve giocare a Crotone. Otto undicesimi della formazione iniziale però, non li riconosciamo. Calhanoglu? Conti? Addirittura Bonucci? Il Diavolo ha cambiato pelle, radicalmente, siamo svegli ma ci sembra di essere in un sogno. Niente pesci, solo nuove navi da battaglia pronte a solcare i mari italiani ed europei.
Laddove il 30 aprile scorso i rossoneri avevano acciuffato un pareggio che sapeva di sconfitta, annaspando e rivelando una volta in più di avere il nervo scoperto con le squadre votate alla salvezza, il Milan stavolta saccheggia senza pietà lo “Scida” travolgendo i calabresi con l’ottanta percento di possesso palla e tre gol che mandano anticipatamente negli spogliatoi le illusioni della matricola di Nicola.
Pare che l’alba di questo campionato abbia girato la ruota della fortuna e steso un tappeto rosso all’avanzata dei montelliani: l’espulsione di Ceccherini dopo centoventi secondi e il conseguente tiro dagli undici metri che Kessié trasforma (confermando la recente tesi del suo allenatore: “E’ un rigorista eccellente”) permettono al Milan di approcciarsi alla partita come un bambino sgranerebbe gli occhi davanti all’ingresso di un Luna Park.
Ma il pasticcio difensivo che ha aperto in due la partita, non può essere sufficiente a spiegare un Milan finalmente spavaldo con le piccole, che fa girare palla con precisione e senza sbavature, che aggredisce con più uomini la trequarti avversaria sconfinando subito in area, che mantiene dal primo all’ultimo minuto l’iniziativa sfoderando una cattiveria e una applicazione che non si vedevano da chissà quali tempi. Problemi di abbondanza per Montella, che con l’imminente arrivo di Kalinic e un Cutrone così, con il numero 63 sulla schiena, l’anno della prima Coppa dei Campioni, e una spavalderia da bomber consumato, ha solo l’imbarazzo della scelta. Il classe ’98 mette più di uno zampino in ognuna delle marcature, vi entra piuttosto di prepotenza inserendosi in area in occasione del rigore (non eclatante, ma poteva starci) sul quale Mariani si avvale del Video Assistant Referee prendendosi l’ormai canonico paio di minuti per confermare la sua decisione, anticipa tutti sul primo palo raccogliendo il cross di Suso per il 2-0, una dinamica da mostrare alle scuole calcio, e si butta come un falco sul pallone che poi lucida e pone su un vassoio da consegnare allo spagnolo per ricambiargli il favore. Sbocciato a novemila chilometri di distanza dall’Italia, al cospetto del Bayern castigato con una doppietta nella gita cinese di precampionato, questo ragazzone fatto in casa ha già vinto a mani basse la sfida dei Patrick della storia del Milan: Kluivert e Vieira, giocatori di classe prima e dopo la loro esperienza rossonera dentro cui avevano lasciato ben poche tracce e ancor meno rimpianti, se ne faranno una ragione. Giocarsi tutte le proprie frecce in breve tempo si può, i preliminari di Europa League e l’alternanza decisa da Montella gli hanno giovato e ci auguriamo sia solo all’inizio di un lungo viaggio che lo porti lontano da Milanello il più tardi possibile.
Dopo il 25 maggio di dodici anni fa e un viaggio a Istanbul dove accaddero cose turche, meglio restare guardinghi durante l’intervallo. E così la squadra rientra in campo con lo stesso piglio dell’inizio, seppur col vantaggio di aver già partita chiusa, il che è un elemento confortante: se si vuole competere nel lungo periodo sono vietati i cali di tensione.
La precisione nei passaggi, con Bonucci che smista palloni facendoli cadere alla perfezione sui piedi dei compagni, Calhanoglu che pur non abbandonandosi a sontuose invenzioni fa sempre l’amore con la palla e infila la cosa giusta ad ogni tocco, e il regno incontrastato di Kessié a metà campo, talmente certificato da non risultare più una novità, consentono al Milan di sprecare meno fiato nell’inseguire la sfera e avere sempre più di una soluzione privilegiando i movimenti senza palla, dettando i passaggi e combinando con degli uno-due che portano spesso alla conclusione anche André Silva, nel frattempo subentrato al caro Patrick.
Mandare in gol il portoghese sembra il giochetto messo in piedi nell’ultima parte di match, con Cordaz che vola a negargli la gioia personale dopo una torsione di testa indirizzata all’angolino su un traversone scagliato dalla bandierina.
Il Milan non vinceva la prima di campionato in trasferta dal 2009: altri tempi, altro contesto. Leonardo allenatore, il Siena l’avversario e un 2-1 che illuse quasi subito l’entourage milanista. Per iniziare a sovvertire l’amara storia dell’ultimo quinquennio è necessario conservare il profilo basso, evitare che Bonaventura e Biglia abbiano compagnia in infermeria, e far bene anche tra sette giorni col Cagliari a San Siro, dove la squadra riceverà un nuovo abbraccio dal suo pubblico, e dopo aver fatto un salto in Macedonia per chiudere la formalità Shkendija.
Nota a margine: nel primo tempo l’improvviso blackout di un riflettore aveva arrestato il gioco per qualche istante, salvo poi essere ripreso seppur con una luce più bassa, comunque non tale da impedire alla partita di proseguire. Molti saranno tornati con la testa a Marsiglia, quando nel 1991 a cinque minuti dalla fine accadde la stessa cosa e Adriano Galliani si affannò a ritirare la squadra dal campo, già sotto per uno a zero. Fu il tramonto del Milan sacchiano, ma da lì a pochi mesi iniziò un nuovo e dolce corso targato Capello. Non sappiamo ciò che ci riserverà l’immediato futuro, di certo la nave rossonera avrà bisogno di un faro ben funzionante per attraccare al porto d’approdo. Se questo porto sarà il quarto posto, o qualcosa di più, lo sapremo quando giungerà una nuova primavera.
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FOTO ZIMBIO.COM
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