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EDITORIALE DEL GIORNO
Milan: il Pessimismo Cosmico di Gattuso

Non ricordavo nemmeno di averlo studiato, non credevo di saperlo, ma dopo la conferenza di Gattuso prima della trasferta di Torino mi è venuto spontaneo pensare al Pessimismo Cosmico di Giacomo Leopardi.
Non si era mai visto il tecnico così demoralizzato, abbattuto per la prestazione con la Lazio, scoraggiato sul futuro. Tutti sono rimasti sorpresi, tanti si sono preoccupati, e con ragione: infatti s’è perso anche col Toro. L’onestà intellettuale di Gattuso è nota e gli fanno spesso i complimenti per come metta la faccia nei momenti di difficoltà e per la sincerità delle analisi. Se però non è riuscito a nascondere il rammarico per com’è stata gestita e giocata la partita di Coppa Italia è perché, evidentemente, qualcuno, o più d’uno, della squadra deve averlo profondamente deluso. Non si sa se per allenamenti svogliati, per indicazioni disattese o per scarsa forma ma fatto sta che già da un po’ l’allenatore rossonero tentava alternative di formazione, lasciando qualcuno in panchina a rifiatare o a meditare. Tutti tranne Suso però, che nonostante non stia attraversando il suo miglior momento, per usare un eufemismo, viene regolarmente schierato dall’inizio. Qui nasce il primo contatto col grande poeta di Recanati. La ricerca del piacere, i colpi vincenti di Suso, diventati irraggiungibili e lontano ricordo, continuano a venir perseguiti generando il Pessimismo Cosmico.
Spero non si siano offesi i letterati o gli amanti di Leopardi, ma la metto un po’ sull’ironia visto che la situazione e le aspettative del Milan sono girate esattamente di come stanno girando altre cose ai tifosi. Il buon Gennarino non spiega perché sia così depresso. Certo, il fallimento attuale dell’obiettivo Champions, inseguito accarezzato raggiunto e perso, è una mazzata per il suo orgoglio e per il suo modo di lavorare, e lui lo soffre da tifoso, come i tifosi. Ma essendo il responsabile della conduzione tecnica si deve ricordare che non tutto è perduto visto che mancano quattro giornate con diversi incroci e non può abbandonarsi allo sconforto. Se lo fa, è perché forse vede e sa qualcosa che noi non sappiamo e allora, data la sua schiettezza, dovrebbe raccontarcelo. Altrimenti, rimboccandosi le maniche e rendendosi conto che non ci sono neppure alternative per un suo esonero, deve ritrovare, trasmettere, inculcare l’orgoglio ai relitti dei sui giocatori che devono buttare il cuore al di là dell’ostacolo o, quantomeno, sputare i polmoni per questa maglia e ritrovare l’anima. Suso non è l’unico colpevole, ma sembra avere più l’indole del passero solitario che del leone indomito. Sarebbe un segnale se l’unico che non ha mai subito turnover fosse lasciato in panchina e venisse dato spazio a una versione più offensiva della squadra, con due punte e la voglia di attaccare che ultimamente sembra affacciarsi solo per cercar di ribaltare un risultato già negativo come è successo col Torino. Oggi il Milan parte appunto da un risultato negativo di stagione, il settimo posto in classifica, spauracchio e spettro ricorrente negli ultimi campionati. Le prossime quattro gare dovranno essere il secondo tempo delle ultime quattro partite disputate, quindi con un risultato da ribaltare. Proprio adesso che si è usciti dall’Europa tutta, toccando il fondo stagionale, non ci sono più alibi, non devono esserci più scuse, non possono più esserci preoccupazioni: si deve giocare spensierati. Via i fantasmi e i cattivi pensieri: non può esserci niente di peggio che star fuori dall’Europa (tranne, forse, i preliminari di Europa League). Via le facce imbronciate: si possono vincere le prossime quattro partite se si parte sereni d’animo. Via i pensieri sul futuro: esiste solo il presente. Se si scenderà in campo così, si rivedrà il Milan che a tratti ha entusiasmato quest’anno e che dava l’impressione di essere sulla via della rinascita. Oggi siamo morti, il mio è un atto di fede per la resurrezione. Per riuscirci Gattuso deve scrollarsi di dosso il Pessimismo Cosmico e tornare a sognare e combattere come quando la Champions la giocava e vinceva. Forse potrebbe avergli fatto bene la chiacchierata sul “suo” Milan nell’incontro di lunedì con Carlo Ancelotti, Fabio Capello e Adriano Galliani per la presentazione del nuovo libro di Alberto Costa. Una rimpatriata, con ricordi spensierati che possono aver liberato dalle nubi l’umore di Gattuso. E in quei ricordi, in quei trionfi, in quel “eterno” di gloria si deve tuffare perché “..Così tra questa immensità s’annega il pensier mio: e il naufragar m’è dolce in questo mare”.
Aggrappiamoci alla poesia dei ricordi, giocando sereni nel presente per sognare un futuro migliore. Sperem.
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