Milan: la sfida infinita con la rivale di sempre

Fabio Conte 2

Un sorriso. Il rigore decretato da Massa, mi ha strappato un sorriso. Amaro, sardonico, beffardo, ma un sorriso.

In piedi, davanti al televisore, cercavo di esorcizzare gli assalti bianconeri, con grida strozzate e gesti ineleganti. L’ultimo tiro di Higuain, respinto ancora una volta dal superbo Gigione Donnarumma, pensavo fosse l’ultimo, la conclusione di una partita sofferta, di un pareggio cercato e voluto con umiltà. Non è che si possa fare i presuntuosi con questa Juventus che da cinque anni, avviandosi al sesto, sta primeggiando in Italia. Il traguardo era lì, ad una manciata di secondi, quei secondi che viaggiavano oltre il recupero segnalato, e poteva essere pareggio, immeritato forse, ma carpito con tanta applicazione. Il fischietto di Imperia però, aveva scelto il prolungamento che ha portato alla difficile –magari non sofferta- decisione per il rigore. Personalmente, in diretta, ho visto il tocco di mano di De Sciglio, e una frazione prima di sorridere mi son detto: eccolo là. Poi, l’apnea di speranza, e la realizzazione. Tutto quello che ne è seguito, dubbi, distanza, proteste, proteste reiterate, bacio della maglia, episodi da bilanciare, fuorigioco, frame, devastazioni e scritte, non hanno fatto altro che allargarmi il sorriso, e renderlo disteso e sereno com’è oggi. Ma sì, in fondo cosi si è perso? Un punto! Ma si è guadagnato, il giusto fervore e un’attenzione pruriginosa per le sfide che verranno: le nuove generazioni di giocatori e tifosi forse dovevano imparare cosa abbia sempre significato questa rivalità.

Nello scorso decennio, la grancassa di calciopoli suonata ed urlata dagli interisti, in maniera petulante, ha fatto dimenticare ai più, che in quelle stagioni, di quegli scudetti, gli scippati erano i milanisti, che il sistema Moggi, per sua stessa ammissione, era nato contro il Milan, troppo forte a suo dire, economicamente e politicamente. La vittoria di Manchester, l’umiliazione della B juventina, con la non immediata rinascita, fino alla recente vittoria di Doha, può aver indotto qualcuno a pensare ai bianconeri come ad avversari qualsiasi. Sì, va beh, il gol di Muntari se lo ricordano tutti, ma in quell’anno sono state tante le concause del mancato successo, e sono incominciati tra i milanisti, anche gli strali su Allegri e Galliani; poco dopo, il declino societario, ha allontanato la possibilità di gareggiare alla pari. Ovviamente sono lontani gli anni settanta, coi soprusi e le vittorie quasi sempre a scapito del Milan, con Concetto Lo Bello, “l’arbitro” di allora, che alla moviola ammetteva, costretto dalle immagini, la mancata concessione di un rigore su Bigon (alla faccia delle spiegazioni promesse dall’attuale classe arbitrale) nel ‘72, o l’intimidatoria entrata di Tardelli su Rivera dopo 2 secondi dall’inizio, in un Juve Milan del ’78, ad esempio. Gli anni ottanta, videro il Milan, ahimè, punito giustamente per il calcio-scommesse, con i bianconeri coinvolti, ma misteriosamente risparmiati. Anche nei favolosi anni novanta, così spesso colorati di rossonero, il filotto del Milan degli invincibili fu interrotto, guarda caso, proprio dalla Juve, che poi subì però, un lungo e stranamente infruttuoso processo per uso di sostanze illecite. Oggi, se le proteste di tifosi e di tanti addetti di varie squadre si leva verso la società bianconera, è forse perché ha un po’ stufato questa supremazia tecnica ed economica che non lascia spazio ad altre realtà. L’ho già detto in un’altra occasione, ma la Juve degli anni sessanta e settanta, per caso o per calcolo, non prolungava mai la vittoria al terzo anno di seguito, rendendo, per fortuna o per disegno, il campionato più interessante. Oggi la gestione e l’arricchimento sono figli dei proventi derivanti dalle tv e dal volano dello stadio di proprietà (praticamente regalato dal comune di Torino, ricordiamolo) che proiettano i bianconeri a competere in Europa, ma distanziano, per forza economica e tecnica, le altre società italiane. Merito loro, sia chiaro, per progettualità ed avvedutezza, ma questo porta a campionati ripetitivi, ed a una frustrazione che spesso sfocia in proteste sugli episodi, senza tenere in considerazione il gap tecnico che la squadra esprime. Le lamentele degli altri non devono riguardare il Milan ed i milanisti. Bisogna però ricordare e tener viva la rivalità più antica e più sentita del calcio italiano, con chi tante volte ha arraffato, sottratto, sgraffignato qualcosa. E domenica, onestamente, è stato il meno.

Quindi, caro Dybala, il Milan si lamenta contro la Juventus da molto di più di sei anni, in maniera meno eclatante di altri, ma con diverse valide motivazioni. E non si capisce come fai a conoscere i fatti di allora, visto che in quella stagione esordivi nella prima squadra nell’Istituto Atletico Central di Cordoba, della serie cadetta argentina. In fondo, domenica, un gol l’hai segnato tu, su rigore, caro Joya, e uno, nel Pescara, l’ha realizzato su azione Sulley Muntari. Questa volta, sei anni dopo, arbitro e guardalinee, l’hanno visto.

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