Per il bene del Milan

Fabio-Conte

La partita sul futuro del Milan sembra una di quelle gare indecifrabili con rovesciamento di fronte, emozioni che risulteranno positive solo se alla fine si vincerà, se vincerà il Milan.

Giusto lunedì, a cavallo del raduno della squadra a Milanello, è arrivata la ratifica dell’insediamento del Fondo Elliott e dell’addio di Yonghong Li, un presidente incomprensibile che si accomoda nella bacheca delle presidenze indecorose  con Riva, Duina e Farina.. La prima reazione però è stata quella di essersi tolto un groppone d’imbarazzo che lasciava tutti i milanisti inebetiti davanti alla classica domanda: ma questo cinese qui? Questo cinese è un cinese come ce ne sono milioni, che però s’è prestato a  un giochino che s’è  palesato nella mancata vendita a prezzo vantaggioso un paio di settimane fa per poi perdere tutto, circa 500 milioni, col mancato versamento di 32 milioni che avrebbero permesso di  proseguire la sua avventura. Perdere tutto poi si vedrà, più che altro è sembrato far parte di un passamano, di un gioco. Giochetto che è arrivato a una fine prematura, spinto dalla sentenza Uefa che ha molto probabilmente accelerato la data di scadenza prevista per ottobre. Chi si è prestato a questa imbarazzante pantomima s’è trovato quindi travolto dagli eventi e pressato da compratori avventati e pressappochisti. Un accorto imprenditore non presenterebbe mai ad un non specificato proprietario un’offerta fuori mercato per un bene gravato da ipoteca. L’ipoteca è stata poi pretesa, escussa dicono quelli bravi, dal fondo che aveva in pegno tutte le azioni e quindi, in pectore e in lex, era già il proprietario effettivo della società. Quindi la sorpresa dovrebbe essere minima, ma per  far sì che la vecchia proprietà (son passati 4 giorni e sembra un secolo) possa aver a pretendere qualcosa, da un’eventuale cessione futura deve passare un anno. Ecco spiegato quindi il comunicato che promette un impegno “prolungato” del fondo Elliott che ha illuso i tifosi ma che potrebbe durare solo 12 mesi. Ma l’Uefa non gradisce che sia un fondo a gestire le società di Calcio. Quindi da un possibile vantaggio al Tas dove si potrebbe documentare la  dipartita societaria del malvisto (a ragione) Yonghong si passerebbe a innervosire i giudici in quanto fondo speculativo. Se però la società venisse strutturata come soggetto esterno al fondo potrebbe avere qualche chance di un responso positivo. Purtroppo, con estrema lungimiranza, è stata posta come data per eleggere il nuovo organigramma del Milan il 21 luglio e il dibattito al tribunale del Tas sarà il 19: incomprensibile disattenzione o consapevolezza di poche possibilità di successo? Peccato, perché la riammissione in Europa sarebbero un’operazione di enorme prestigio per la nuova gestione e di successo coi tifosi che acclamerebbero come salvatore della patria chi riuscisse a far rientrare i rossoneri nel torneo continentale.

In questo momento sembra molto probabile che Paolo Scaroni venga nominato presidente del Milan. Manager che fa già parte del consiglio di amministrazione nelle quote italiane a equilibrare quelle cinesi. È un dirigente di lungo corso, di provate capacità ma di discutibile morale viste alcune vicende giudiziarie che l’hanno coinvolto, e sicuramente vicino a Berlusconi. Chi non aveva più feeling con l’ex Presidente era Leonardo, persona per bene e preparata, in predicato di diventare team manager, ma per i tifosi ha colpevolmente attraversato il naviglio per accasarsi dai cugini, mentre la nomina di Maldini, che Leonardo potrebbe perorare, sembra per ora evaporata visto che il capitano di lungo corso vorrà vederci chiaro prima di mettere la faccia nel ginepraio attuale. Altro nome importante in un ruolo che potrebbe essere di raccordo con la proprietà è quello di Ivan Gazidis proveniente dall’Arsenal, squadra tifata da Gordon Singer, figlio del patron del Fondo Elliott. Tanti parlano della possibile esautorazione di Fassone e Mirabelli. Non privi di colpe, errori e collusioni con la passata gestione, solo il tempo dirà quanto volontariamente, potrebbero garantire però, a mio avviso, un po’ di stabilità agli scossoni di questi giorni. Il DS avrà attivato i suoi contatti con trattative aperte, bloccate solo dalla mancanza di fondi e dal momento d’incertezza delle scorse settimane, più che dai paletti del Finacial Fair play attuale ancora da definire. Sostituirlo in pieno mercato, dopo che ha avviato una strategia, ipotetica quanto si vuole, ma concordata con il tecnico, non mi sembrerebbe una gran mossa.  Anche perché Gattuso è stato l’unico nominato e confermato nel comunicato di Singer, ammiccando così ai tifosi che lo considerano l’unica bandiera. Fassone, molto più responsabile nella gestione degli ultimi mesi nascondendo od omettendo la sua conoscenza, o meglio, la mancata conoscenza  delle risorse cinesi, ha dalla sua il merito, sostanziale agli occhi del gruppo Elliott, di averli contattati per  il closing, consegnandogli di fatto le chiavi del Milan. Ribadisco che solo il tempo, forse, chiarirà se si tratta di una serie di fatti concatenati o di un grande disegno alle spalle del Milan. Per ora aggrappiamoci al fatto che si è levato di torno un personaggio imbarazzante e che il Fondo gestito da Paul Singer,  checché ne dica l’Uefa garantisce alla società rossonera stabilità finanziaria e grande potenzialità economiche. Per il bene del Milan speriamo.

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