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EDITORIALE DEL GIORNO
Interello bianco
C’è un allenatore in serie A che ha una media punti comparabile a quella di Inzaghi tra il silenzio generale dei media: è quello che siede sull’altra panchina di San Siro e si chiama Roberto Mancini. Ad oggi Milan ed Inter godono di due periodi di crisi comparabili – eppure, come ha ricordato Guerini (DG Fiorentina) nel prepartita di Lunedì “Il Milan era un solo punto dietro l’Inter che leggo sta facendo un gran campionato ed è in crescita“. Non so se i media ci prendano per il culo o più semplicemente sono asserviti diversamente a seconda delle quote politiche al loro interno – fatto sta che da mesi ci stanno raccontando una realtà virtuale diversa da quella reale. Mancini all’Inter ha fatto 21 punti in 16 partite, la media punti peggiore del post-Mourinho tolta la breve parentesi Gasperini.
La cosa, personalmente, non mi stupisce. Ho sempre considerato Mancini un allenatore estremamente sopravvalutato, capace solo di vincere con squadroni costruiti grazie ad enormi spese e, solitamente, dopo un periodo d’assestamento costellato di enormi fallimenti. Non è un caso che tolte le coppe nazionali, che sono competizioni di importanza totalmente relativa, i trofei di Mancini da allenatore si contino sulle dita di una mano: lo scudetto di cartone (dopo essere finito a distanze siderali da Juve e Milan e non per colpa di Moggi), quello contro nessuno e quello a Parma all’ultimo minuto (probabili risarcimenti post-calciopoli, visto che quell’anno si videro rigori per falli d’orecchio) – in sponda City è invece riuscito a riportare il titolo al terzo anno, dopo spese ingenti e grazie e soprattutto ad un suicidio del QPR dato che a 5′ dal termine i campioni d’Inghilterra erano i Reds dello United. Dopo l’Inter Mancini ha collezionato quasi solo fallimenti: fallita la Champions League al primo anno al City, fallito lo scudetto al secondo, fallito lo scudetto da subentrato al Galatasaray – con Snejider e Drogba in squadra.
La realtà è che Mancini non è un allenatore migliore del tanto vituperato Mazzarri ma ha un nome importante che nell’ambiente conta. I 35 punti di Seedorf sono più o meno giustamente schiaffati sui media ad ogni non vittoria di Inzaghi ma non viene fatto notare che lo stesso Mancini sta facendo peggio sia del Mazzarri di quest’anno sia di quello dello scorso anno e sta facendo peggio con l’aggravante di una rosa rinforzata pesantemente sul mercato di Gennaio su sue precise indicazioni e con un investimento importante che ha portato a sanzioni UEFA per violazione del FFP. L’Inter ha fatto un grave errore nel cacciare Mazzarri. E lo ha fatto sulla spinta di una società debole che preferisce mandare a quel paese i conti ed i programmi sull’altare della complicità col proprio tifo. Se c’è una cosa che ammiro di Galliani è saper tirare dritto per la sua strada e non farsi influenzare dai tifosi: una società che si fa dettare le scelte dalla curva è senza futuro.
Mazzarri non ha fatto meglio di Mancini. Ha fatto molto meglio di Mancini lo scorso anno portando al 5° posto una rosa di scappati di casa. Ma non solo, ha fatto meglio anche di Benitez al Napoli riuscendo ad entrare in Champions League e ad eliminare contro ogni pronostico il Manchester City (toh, di Mancini!) e ad uscire solamente contro il Chelsea di Di Matteo, ai supplementari, che poi avrebbe alzato la coppa in una stagione che ha visto il Napoli alzare la Coppa Italia al cielo di Roma. La realtà è che l’Inter, in fondo, non ha questa grandissima rosa che i media spacciano per tale: dei loro prenderei solamente Icardi e Kovacic – per il resto mi tengo i nostri, alla grandissima. Rosa che Mancini alla fine pur rinforzandola ha depauperato perché non solo gli acquisti fatti stanno fallendo (eh sì che il caso Gomez dovrebbe insegnare che giocatori buoni ed integri il Bayern non li vende) protetti da un silenzio complice dei media ma sono stati anche messi ai margini prima Osvaldo per motivi personali e poi Kovacic che con Mazzarri stava ritrovando titolarità.
La realtà è che una società seria dovrebbe richiamare il livornese, con tante scuse. Per fortuna nostra l’Inter non lo è. E qua sta tutta la differenza tra noi e loro: il Milan ha una buona rosa solamente male allenata – l’Inter ha una rosa mediocre da cui Mazzarri era comunque riuscito ad ottenere se non il massimo possibile, qualcosa di molto vicino. Una realtà radicalmente diversa da quella raccontata dai giornali, quella di Interello bianco dove tutto va bene al contrario dell’altra sponda di Milano. Realtà raccontata da interisti e dagli stessi milanisti (almeno nominalmente – visto che sono quelli che sguazzano nelle nostre malignità per tornaconto personale) che preferiscono cavalcare l’onda mediatica. Ormai esistono due piani diversi: quello dei giornali e quello reale – nel primo l’Inter è in crescita, sta facendo bene e l’anno prossimo vincerà lo scudetto mentre il secondo è un pochino più grave.
Non si fa menzione di un passivo di bilancio che ha toccato 103 milioni di euro, non si fa menzione di una esposizione debitoria con le banche di 460 milioni, passivo compreso – la società che non sa gestire le proprie finanze è solo quella rossonera pur non avendo mai ricevuto sanzioni dall’UEFA a differenza dei cugini. Una situazione figlia del capriccio e della volontà di assecondare il popolino che ha pagato inizialmente coi 40,000 a San Siro ma che potrebbe ben presto essere pagata con gli interessi dovendo vendere uno o più campioni in estate (a tal proposito, #freekovacic). Una situazione di cui i tifosi dell’Inter sono i primi responsabili, responsabili di aver bruciato dopo Gasperini e Benitez un altro buon allenatore imputandogli le colpe di qualsiasi cosa e costringendo la società a cambiarlo anche solo per evitare le bordate di fischi allo stadio all’annuncio del suo nome.
Sentire ancora l’Inter elogiata dai nostri tifosi fa male. Fa male perché fa capire come i media abbiano fatto il loro dovere di lavaggio del cervello, e continuano a farlo con slogan precostituiti che raccontano di un Inter “comunque in crescita sul piano del gioco”, media che hanno illuso ancora una volta tutti, soprattutto i rossoneri in condizioni di disperazione. Siamo messi male, ma loro stanno messi molto peggio di noi. Non solo: nel nostro caso per il 3° posto basta un allenatore, per andare più in alto un paio di rincalzi mentre nel loro caso con l’obbligo di vendere non avranno nemmeno la garanzia di mantenere una rosa inferiore alla nostra. Continuate ad invidiare la Sparta che non ride, io mi tengo la mia Atene.
Diavolo1990 – www.rossonerosemper.com
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