Il Milan nel Fondo: serve Zlatan!

Ibrahimovic_Raiola

Ventuno anni fa il Milan di Capello prendeva 5 gol dalla Roma all’Olimpico. Non si può dire che quello stadio gli portasse bene in quel periodo visto che, solo quattro giorni prima, subiva la sconfitta per 1-3 contro la Lazio che gli costava la Coppa Italia pur avendo vinto, con molta fortuna, la finale di andata grazie a un gol di Giorgione Weah al 90’.

Erano anni di cambiamento dopo la fine del periodo degli Invincibili che solo quattro anni prima avevano battuto il Barcellona conquistando la quinta Champions. Si erano cercati nuovi tecnici ma poi si era tornati a riprovare con Sacchi l’anno prima, e con Capello in quella stagione, comprovando lo scarso successo delle minestre riscaldate. Ma c’era forse una stanchezza mentale da parte dei campioni, mentre tanti acquisti non erano risultati azzeccati. L’anno dopo un grande realizzatore come Bierhoff e un paio di comprimari come Helveg e Guglielminpietro, quadrarono il cerchio e permisero a Zaccheroni di regalare il sedicesimo scudetto proprio nell’anno del centenario dei rossoneri.

Questo preambolo storico solo per segnalare in quale humus di successi fosse inserita la precedete batosta con 5 gol di passivo, alla fine di un’annata storta ma con giocatori che avevano vinto solo pochi anni prima e avrebbero continuato a vincere anche anni dopo. Oggi invece, l’umiliante sconfitta contro l’Atalanta di domenica scorsa, arriva a grattare un fondo che si era pensato di aver già toccato tante volte in quest’ultimo decennio. I tifosi milanisti sono incredibilmente pazienti e si attaccano alle promesse di cambiamento ad ogni inizio stagione o al ritorno di qualche epico, vecchio campione per raddrizzare l’annata, ma realtà dei fatti parla di pochezza d’idee, mezzi limitati e inesperienza. L’imponente apparato organizzativo vede una proprietà lontana e per certi versi sconosciuta, un Presidente che sembra addetto solo al progetto stadio, un direttore generale e a.d. molto impegnato per la lotta al razzismo e meno sulle acquisizioni di sponsor che dovrebbero sostenere gli acquisti cercati dall’evanescente d.s. Massara, approvati dall’incerto d.t. Maldini e oggi criticati dal fumantino c.f.o. Boban. Tutta questa struttura ha partorito, con diversi gradi di responsabilità, una squadra leggera, debole, poco tecnica e ancor meno grintosa, scombussolata da una scelta tattica iniziale confusionaria, e che ha dimostrato mancanza di dignità e di attaccamento ai colori presentandosi al difficile impegno prenatalizio con la testa rivolta a spiagge e regali e non ai dribbling di Papu Gomez e Ilicic o agli inserimenti di Pasalic  e Muriel. Grave anche, da parte di Pioli, la mancata valutazione dei segnali che, gioco forza, dovevano essere percepiti durante gli allenamenti nell’ultima settimana.

La pazienza dei tifosi però credo si stia esaurendo. Già a inizio stagione, tolte le responsabilità di Giampaolo, i fischi avevano colpito più di un giocatore, adesso credo che ci si renda conto di quanto sia necessaria prima di una rifondazione tecnica, una rivoluzione societaria, l’ennesima, che porti uno snellimento di un carrozzone inefficiente. Togliendo paletti autoimposti e autolesionistici, come non bastasse il FFP, e con una severa conduzione che riporti dei ricchi milionari a pensare solo al calcio, forse si finirà la stagione evitando altre vergognose e storiche debacle.  Per poi cercare, ancora una volta, di uscire da quel barile in cui è stata lasciata la società dalla storica precedente proprietà, di cui non si vuol più vedere il fondo, men che meno grattarlo.

In queste ore sembra praticamente fatta per il ritorno di Ibrahimovic. Evviva: farà migliorare senz’altro il tasso tecnico ma soprattutto il livello di determinazione della squadra, magari dimostrando quanto l’esperienza e la consapevolezza possono incidere e far crescer anche i meno dotati o i più giovani. La ventata d’entusiasmo che porterà a tutto l’ambiente darà senz’altro una scossa e bisognerebbe approfittarne anche per riprogrammare e migliorare la piramide decisionale della società. Perché sarebbe curioso, ad esempio, che l’arrivo dello svedese, per molti versi non gradita a chi vuole puntare solo sui giovani, portasse più sponsor di quelli trovati fin ora, attirati dalla grande fama mediatica, oltre che tecnica. Potrebbe aprirsi una nuova attività per Zlatan nel futuro, ma per ora ce n’è bisogno nello spogliatoio e in campo. Bentornato.

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