L’exploit di Suso rischia così di trasformarsi nell’ennesimo capo di imputazione contro Inzaghi

MR_Bertone

“Finalmente ho ritrovato il mio Milan”. E’ questa la frase che, da un paio di settimane, va ripetendo Inzaghi con uno strano (e per certi versi incomprensibile) ottimismo.

Lo ha detto dopo la sconfitta di Firenze e dopo le vittorie con Cagliari e Reggiana, come se un’amichevole contro una squadra di Lega Pro potesse realmente considerarsi indicativa. Ad ogni modo, forse, una piccola percentuale di utilità l’ha avuta. Abbiamo scoperto di avere in rosa un giocatore interessante, un esterno/trequartista dai piedi buoni (certi gesti tecnici non dipendono solo dall’avversario) e dalla discreta personalità. Perché Inzaghi non lo ha utilizzato prima? Se lo chiedono in tanti e, in effetti, trovare una risposta sensata non è facile. Passi per l’abbondanza in attacco ma questa squadra non ha certo brillato per la fase offensiva, ridotta giusto a un paio di gol di Destro (peraltro abbastanza casuali) e alla fantasia di Menez. L’exploit di Suso rischia così di trasformarsi nell’ennesimo capo di imputazione contro Inzaghi, le cui capacità gestionali continuano a suscitare dubbi. Fanno sorridere (per non piangere s’intende) le parole che Galliani gli ha dedicato sabato scorso. “La speranza mia e del presidente Berlusconi è che i risultati lo aiutino a restare” aveva spiegato prima di Milan-Cagliari. Come se una qualificazione in Europa League (peraltro improbabilissima) potesse davvero incidere sul giudizio finale. Ne sa qualcosa Seedorf, uno che sì aveva ottenuto i risultati (35 punti in un solo girone, meglio di lui solo la Juve di Conte e la prima Roma di Garcia) ma non quell’alchimia con proprietà, dirigenza e giocatori (anche se poi, gli stessi, entravano in campo con ben altro piglio rispetto a oggi). Prendere in giro Inzaghi è quanto di peggio si possa fare, umanamente intendo. E’ evidente che la sua gestione tecnica sia stata deficitaria, forse la peggiore dell’era Berlusconi, dunque perché illuderlo con certe dichiarazioni? Alle quali comincia a non credere nemmeno lui, passato da un “non penso possano bluffare con me” a un eloquente “a fine anno la società farà le sue valutazioni”. Ad ogni modo il gioco dei sostituti è già cominciato. Non starò qui a elencare tutti i nomi accostati al Milan, servirebbe una pagina intera. L’importante è che, chiunque sarà l’allenatore, si faccia chiarezza sul progetto tecnico, una volta per tutte. Altrimenti, per il terzo anno di fila, ci troveremo di fronte a un flop.

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