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EDITORIALE DEL GIORNO
Milan: ci vuole una sterzata, il tempo ormai è scaduto!
Cari Lettori Rossoneri,
quando mi accingo a scrivere il consueto “Editoriale”, sono su Italo, in viaggio da Roma a Milano, nella tarda mattinata successiva all’ennesima figuraccia rimediata dai rossoneri sul prato dell’Olimpico capitolino.
Ho deciso di prescindere scientemente dal leggere, stamane, le varie agenzie di stampa, i giornali, dal collegarmi con le televisioni che a manetta riportano i commenti sul drammatico momento della squadra e conseguentemente della Società’.
Infatti, mi è bastato aver vissuto (purtroppo) l’esperienza diretta all’incontro con una fortissima ed organizzatissima Lazio e soprattutto di aver partecipato come di consueto alla conferenza post partita, assaporandola (si fa per dire…) in ogni aspetto, ben consapevole che erra dal vero – e tanto – chi afferma che dinanzi alla TV si vive meglio un incontro di calcio. In effetti, determinati dettagli, certe sfumature umane e tecniche si vivono solo da dentro, certe sensazioni, ivi compreso un giudizio prognostico non solo sulla realtà ma anche su quello che accadrà’, per un allenatore o per una squadra o addirittura per una Società, si possono dedurre solo vivendole dal di dentro, magari, dando un apporto alla vicenda comune con il proprio costruttivo lavoro.
Quindi, cosa e’ emerso dalla drammatica “vacanza romana rossonera” della ventesima giornata?
Da questo incontro ci si aspettava la svolta. Il Tifoso si augurava di vedere la squadra giocare “con la bava alla bocca“, di assistere ad una partita i cui propri giocatori andavano su ogni palla, magari di imporre il proprio gioco.
Soprattutto di dare una risposta ai gravi interrogativi tecnici, tattici e temperamentali che sono stati causa e conseguenza delle recenti raccapriccianti prestazioni con Sassuolo, Torino ed Atalanta. E di risalire in classifica, tutt’ora sugli stessi standard dello scorso anno, per continuare ad inseguire l’Europa.
In buona sostanza, di invertire l’inerzia di un campionato che si sta palesando, per noi Rossoneri, magro e triste come quello precedente.
Altro che entusiasmo iniziale… corroborato a fine anno; il risveglio del 2015 e’ stato letale!!!
Le premesse psicologiche quindi erano buone e foriere di riscatto.
Il campo, poi, si presentava ancora più’… benevolo, atteso che solo al quarto minuto, come accaduto a Torino, Menez, al decimo gol stagionale, portava in vantaggio il Milan, finalizzando un contropiede eccellente da lui stesso provocato.
Ma anche questa volta, come nelle altre, la squadra, invece di prendere coraggio dal gol e liberarsi di tutti i gravi propri problemi, innanzi tutto psicologici, si rattrappiva, arretrava, ai limiti della propria area di rigore, il baricentro e lasciava campo, iniziativa e fantasia ad una meravigliosa Lazio che, nel primo tempo, solo per pura sfortuna, per un paio di errori arbitrali e grazie ad monumentale Diego Lopez, non raggiungeva il meritato pareggio. Una squadra, il Milan, senza un gioco, senza un’anima, senza idee, che continua a giocare con la paura addosso, che non ha un centrocampo in grado non solo di governare bene la palla e meno che mai di comandare il gioco, né di una difesa sicura ed in grado di non sbandare sia quando schierata sia quando presa in velocità, una squadra che si basa su estemporanee iniziative dei singoli.
In sostanza, una squadra che non è mai squadra, che non ha un gioco d’insieme tra i vari reparti da farla ritenere, appunto, una compagine armonica e coesa tra i vari reparti ed in grado di fare le due fasi e di coprire le c.d. linee. Magari ha buoni calciatori, ma certamente mal assemblati e comunque non in grado di fare “mai reparto“. Una squadra che subisce costantemente il gioco avversario, meglio organizzato, non solo della superiore Lazio, ma anche di squadre ben più modeste come il Sassuolo, il Torino o l’Atalanta.
Nel secondo tempo, il Milan rientrava in campo più intimorito del solito, evidentemente turbato, oltre che dalle proprie ubbie, dal vedere una Lazio così in palla e che vedeva già schierata in campo, a ripresa del gioco, proprio come aveva fatto 40 anni fa un’altra Lazio (quella del primo scudetto del 1974), quella del compianto Maestrelli, dopo uno svantaggio parziale contro il Verona, proprio per intimidire gli avversari che avevano finito il primo tempo in vantaggio. E proprio come allora, in grado di ribaltare il risultato. E purtroppo, puntualmente ed inesorabilmente, assistevamo all’ennesimo tracollo, sia calcistico sia morale dei nostri Amati Colori, con Mexes che, nel finale, acceso da un impeto di ira, si lasciava andare ad incandescente inconsulte, non “da Milan“, giustamente espulso prima di scusarsi tardivamente dinanzi a mezzo mondo per la gravità dei suoi ripetuti gesti.
La Lazio vinceva meritatamente per 3 a 1 emettendo una sentenza: il Milan, oggi è una squadra allo sbando.
Siamo tutti letteralmente basiti!
Il dopo partita diveniva un vero e proprio calvario, dovendosi giustificare voci poi smentite di dimissioni ed illazioni varie e, oggettivamente, situazioni stucchevoli, col Povero Pippo, non l’unico artefice di questa situazione e quindi non l’unico colpevole, costretto, dopo una lunga attesa nello spogliatoio, a rispondere a domande inevitabili ed imbarazzanti.
In sostanza, un momento drammatico, il peggiore di questo secolo.
Ora si punterà tutto sulla partita spareggio di martedì in Coppa Italia, proprio contro la stessa Lazio, forse l’ultimo pertugio per l’Europa.
Ma contro la Lazio vista ieri sera e soprattutto con questo piccolo Milan si può nutrire un briciolo di speranza?
Non mettiamo limiti alla Provvidenza. Un miracolo può sempre esserci.
Anche se è molto, molto difficile…
Soprattutto, c’è da chiedersi in cosa debba aggrapparsi oggi il malcapitato Tifoso Rossonero?
Da chi deve aspettarsi una salutare sterzata?
Dalla squadra, dall’Allenatore o dalla Società?
Quo usque tandem…. abutere …
Il tempo è oramai scaduto!
Un caro saluto, Martiri (di questi tempi) Tifosi Rossoneri!
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