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EDITORIALE DEL GIORNO
Milan: L’eredità di Pippo
Voglio andare controcorrente: il Milan contro il Verona non è stato il peggiore dell’anno. Le scelte di Inzaghi, criticate dai più, avevano a mio parere una logica.
In questa stagione abbiamo prima auspicato, poi aspettato, quel gioco, quegli schemi che al di là dei risultati, ponessero le basi per un futuro di crescita e di rinascita. Non sono solamente i risultati negativi ad essere sotto accusa ma il modo con cui sono arrivati. Il 2015 anno horribilis fin qui, ha evidenziato le carenze e le mancanze della rosa ma anche della gestione tecnica. Il Mister non ha dato una linearità di gioco, né è riuscito a trasferire alla squadra quell’animus pugnandi e quell’ardore che lo caratterizzavano come calciatore. Abbiamo così visto crescere tra i giocatori quelle incertezze e quelle paure che non dovrebbero essere presenti tra chi indossa la maglia rossonera. Sicuramente non hanno aiutato le dichiarazioni, inconcepibili per un allenatore del Milan, dell’impossibilità d’imporre il gioco, in particolare a San Siro. Così pian piano, nella squadra e sul viso del buon Pippo, son apparsi i timori e le preoccupazioni di chi non riesce, pur sforzandosi, a concretizzare il lavoro settimanale vedendo sfuggire giornata dopo giornata i traguardi seppur ridimensionati.
Domenica però, la squadra dopo la mazzata dello stupido rigore regalato da Muntari, ha cominciato a reagire, spinta soprattutto dall’ardore e dalla personalità di Mexes. Ci sarebbe da parlare di questo giocatore che, quando vuole, dimostra carattere e temperamento da Milan, ma che poi si perde in svagatezze da esordiente. Contro il Verona comunque Philippe ha dato la scossa ad una squadra abulica e bloccata, dispensando quella grinta così difficile da trovare quest’anno tra i rossoneri. Così è venuta fuori una partita passabile, dove si è rivista qualche giocata accettabile e nel finale alcune ripartenze che potevano avere maggior fortuna. Certo il gol finale di Nico Lopez, ha castigato l’illusione di togliersi qualche affanno. Il pareggio ha messo in cattiva luce le scelte di Inzaghi. Nello specifico l’entrata di Bocchetti al posto di Pazzini è stata recepita come un segno di soggezione, mentre invece mi sembra evidente, cercasse di puntellare un centrocampo sofferente con l’avanzamento di Antonelli. Proprio le difficoltà del reparto nevralgico potranno nelle prossime giornate, io credo, avvalersi del terzino dalle così importanti qualità tecniche e di dinamismo. La valutazione sulla freschezza di Menez lasciava piuttosto qualche dubbio, ma è certo che le doti del francese nelle ripartenze fossero sulla carta superiori a quelle di Pazzini o di Destro e se l’altalenante Jeremy fosse riuscito – e riuscisse in generale – a dialogare di più coi compagni sicuramente qualche occasione si sarebbe potuta sfruttare meglio. Ho visto partite peggiori, sbandamenti più evidenti, sostituzioni meno azzeccate quest’anno.
Certamente il bicchiere dell’insoddisfazione si sta colmando ed i tifosi sono spazientiti, anche viste le stagioni precedenti. A questo punto però siamo a due terzi del campionato e la società deve ragionare sul futuro. Inzaghi ha pagato, sta pagando l’inesperienza, così come l’anno scorso la sicumera – giustificabile talvolta – di Clarence Seedorf segnalava un’ingenuità nell’approccio coi media. Pensare al futuro significa programmare con attenzione soprattutto la guida tecnica, sia per le esperienze di questi anni (o mancate esperienze come detto), sia per pianificare il mercato, visto anche il delicato momento di progettazione societaria. Spero quindi – e sembra che la telefonata di Berlusconi ad Inzaghi vada in questa direzione – che il Mister porti a compimento questa stagione, e supportato dalla società, abbia la forza di ritrovare la tranquillità e la spensieratezza da trasferire ai giocatori sul rettangolo verde. Penso che oggi ai tifosi basterebbe vedere giocare, con coraggio e vivacità, un Milan che si scrolli di dosso la patina opaca dell’insicurezza. Lasciare a fine stagione una squadra che pensi positivo potrebbe essere la vittoria morale di Pippo da regalare ai tifosi ed a chi lo sostituirà.
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