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EDITORIALE DEL GIORNO
Milan: La rosa di maggio
Come ogni anno, all’avvicinarsi al termine del campionato comincia il cosiddetto valzer degli allenatori. Ecco che tecnici che hanno vinto, che hanno fatto bene, che hanno rose che suscitano invidia a tante altre squadre cominciano a lamentarsi, ad esigere rinforzi, pretendere acquisti eclatanti, rivoluzioni e top player.
Al Milan quest’anno c’è dell’altro. I tifosi rossoneri hanno avuto per tanti anni una società che li teneva al riparo da questi momenti progettando conduzioni tecniche e acquisti con criterio e lungimiranza, ma si sa, ci sono momenti di passaggio, di crisi che bisogna attraversare. La mancanza di pianificazione però, proprio nei momenti di crisi lascia perplessi e incerti i tifosi, e anche i media, che seguono da vicino le vicende milaniste. Si son formati due partiti, due fazioni contrapposte sul futuro della conduzione tecnica. Pro o contro Clarence Seedorf. Di certo da parte dei supporters rossoneri, Clarence riceve più sostegno come allenatore che negli ultimi anni da calciatore. Molti siti, tante emittenti, appoggiano il tecnico olandese: l’hashtag (#)io sto con Seedorf,impazza sui social network . Per contro le migliori firme della carta stampata, sembrano farsi un punto d’onore nel prevedere e cercare l’esonero dell’olandese. Certo lui, con i giornalisti, non ha un approccio accondiscendente, per usare un eufemismo; segnale di carattere forse ma a volte, rasenta la maleducazione simbolo di poca destrezza con i media. Indubbiamente questo è un aspetto che più si differenzia con lo status di giocatore: un conto è rispondere a domande sulla propria prestazione o sulla prestazione dei propri compagni. Metterci la faccia e difendere la propria categoria è cosa buona e giusta soprattutto se si parla di una partita appena finita. Altro è non rispondere, arroccarsi quando si chiede cosa sarà del futuro, tecnico e tattico, e della valutazione del lavoro e dei risultati conseguiti. Il silenzio della società, inusitato ed equivoco da parte del Milan, mettono d’altronde il tecnico del Suriname in una posizione instabile e delicata. Ma proprio qui si dovrebbe vedere il carattere, con risposte sagaci e piccanti che possano rimettere alla dirigenza l’onere di chiarire. Invece Seedorf sembra più realista del re e fa scudo sulle reticenze altrui. Per quanto riguarda poi i risultati, unico imprescindibile metro di giudizio per un allenatore, non è che siano stati così eccezionali: 32 punti fatti nel girone di ritorno, che possono diventare 35 ma, bisogna ricordare che l’anno scorso il vituperato Allegri ne fece 42 nella seconda parte, esattamente come la Juve che vinse. L’uscita onorevole dalla Champions e riprovevole dalla coppa Italia completano lo score. Oggi ci troviamo (virtualmente) fuori dall’Europa. Approfittiamone! Che la società si dia un progetto, con o senza Seedorf, chiaro però e lungimirante. Che sia schietta coi tifosi sulle possibilità d’investimento ma che mostri la volontà di tornare a primeggiare o, quantomeno competere presto in Italia ed in Europa. Che ci sia un sussulto d’orgoglio, tra chi decide le sorti dei (vecchi) cuori rossoneri per riproporre bel gioco, tenacia e attaccamento alla maglia. Basterebbe forse ridimensionare la rosa, tenendo solo quei giocatori di certo, certissimo valore, con qualche giovane di buone speranze e con un conduzione tecnica sicura ed autorevole. Per un anno senza coppe, forse, basterebbe. Per iniziare un futuro migliore.
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