Milan, la parabola discendente di Barbara

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Dal veto su Pato al flop di Seedorf. La figlia del Cav è salita e scesa dal vertice del Milan. Chi comanda resta Galliani.

Verso la cima (o quasi) e ritorno. Barbara Berlusconi ci ha messo due anni a scalare e ridiscendere i vertici del Milan. ‘Estromessa’ da Marina in Mondadori e frenata nella sua passione per l’editoria, bloccata in Mediaset da Pier Silvio, la primogenita di Veronica Lario si era dovuta improvvisare appassionata di calcio.
Tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014 è stata a un passo dal prendersi la squadra in mano e guidare il rinnovamento societario, per poi ripiegare sulla vicepresidenza e sull’amministrazione del marketing, sempre più lontana dal campo di gioco e impegnata nella caccia a un partner che porti soldi freschi in società, sempre più seconda ad Adriano Galliani nella gestione dell’area tecnica.

L’AFFARE TEVEZ BLOCCATO. Tutto era cominciato a Londra, il 13 gennaio 2012. Adriano Galliani aveva in mano un contratto pronto per Carlos Tevez. C’era l’accordo col giocatore e col procuratore Kia Joorabchian. C’era anche quello con il Manchester City, che aveva voglia di disfarsi dell’Apache e nessuna intenzione di opporre resistenza. Mancavano solo le firme, ma era fatta.
E invece no. Perché da Milano arrivò una telefonata. A farla era Silvio Berlusconi, ma sembra proprio che dietro ci fosse Barbara. Pato, l’attaccante brasiliano all’epoca fidanzato con la figlia del Cav, non voleva lasciare il Milan per andare a Parigi, e dunque non c’era spazio per Tevez.

GALLIANI A UN PASSO DALLE DIMISSIONI. In quel momento, con quella telefonata e con quella decisione, cominciò l’ascesa nel club rossonero di Barbara. Lei, la più simile caratterialmente a Silvio secondo i bene informati, nel papà aveva trovato un fedele alleato in una scalata che l’avrebbe portata a un soffio dal fare le scarpe a Galliani, con l’amministratore delegato delle grandi vittorie di fatto esautorato e pronto alle dimissioni, poi reintegrato per una ‘banale’ questione di soldi, una buona uscita milionaria decisamente oltre i limiti delle casse del club.
Mezza stagione dopo, Galliani si è ripreso il Milan. E Barbara ha abdicato definitivamente, cedendo al rivale l’ultima parola sul caso Seedorf. L’allenatore scelto da Barbara per risollevare la squadra sprofondata nelle zone basse della classifica con Massimiliano Allegri, non ha convinto. Non tanto per i risultati, quanto per un carattere incompatibile con quello dei senatori della squadra.

INZAGHI, UOMO DI GALLIANI. Così è nata l’idea Filippo Inzaghi, decisamente made in Galliani, fedele alla linea Milan e ancora una volta dettata da necessità economiche. I soldi, sempre quelli, gli stessi che hanno consentito a Galliani di preservare la poltrona a fine 2013, frenando la rivoluzione barbariana, e che ora lasciano in sospeso il futuro della panchina rossonera. Inzaghi costa poco, non è lui il problema. Da risolvere, invece, c’è la grana del contratto di Seedorf: 5 milioni lordi a stagione, per altri due anni, non proprio briciole.
Eccola l’ultima scelta di Barbara, quella che, sommata al veto sul trasferimento di Pato nel 2012 rischia di costarle caro dentro al club.

10 MILIONI PERSI CON PATO. Appena un anno, due gol e quattro infortuni dopo, esaurita la liaison con la figlia del Cav, il brasiliano partì, acquistato dal Corinthians per 15 milioni di euro, 10 in meno di quelli che era pronto a versare il Paris Saint Germain. Tevez è andato a giocare per la Juventus, e nella sua prima stagione in bianconero ha segnato lo stesso numero di gol che Pato ha fatto nei suoi ultimi due anni e mezzo coi rossoneri.
«Il Milan non ha speso poco ma ha speso male», tuonava l’erede di casa Berlusconi il 3 novembre 2013. Una frase che ora rischia di ritorcersi contro di lei, che di decisioni ne ha prese molte meno di Galliani, ma a conti fatti ha già buttato via decine di milioni.

Fonte: lettera43.it

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