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EDITORIALE DEL GIORNO
”The dark side of the Moon?” Macchè…Adil è un ”un asso rococò”
San Siro è tornato a vibrare grazie a lui, a sussultare con quegli “oooh” di ammirazione, stupore, come davanti ad un’illusione, a un’affascinante magia che si manifesta all’improvviso, inattesa, sfuggente.
Adel Taarabt ha riacceso il Milan, ha risvegliato la fantasia dei tifosi dopo una stagione da encefalogramma piatto, senza emozioni.
Taarabt, prendendo in prestito le parole che Brera dedicò al Baggio juventino, è “un asso rococò: mette il dribbling anche nel caffellatte”. E al Diavolo un giocatore così serviva come il pane, non solo per soddisfare il palato fine della platea di San Siro, ma anche e soprattutto per sgravarsi dalla marcata “Balo-dipendenza” manifestata nel girone d’andata e più in generale dall’arrivo di SuperMario in rossonero.
Al Milan mancava un giocatore in grado di saltare l’uomo, di creare la superiorità numerica, di cambiare passo e trasformare palloni banali in potenziali palle-goal. Non a caso nelle quattro gare disputate in rossonero Taarabt è risultato sempre il giocatore rossonero con il maggior numero di dribbling riusciti a partita.
Dopo le prime tre partite disputate in Serie A Adel è già al terzo posto nella classifica dedicata ai migliori dribblomani del campionato (dati Opta), con una media di 3,3 dribbling completati a partita, ed è addirittura secondo per media di conclusioni verso lo specchio della porta (2 a gara), alle spalle di Balotelli e davanti al capocannoniere Tevez. Dati ancora relativi, frutto di poche apparizioni, ma che testimoniano l’ottima partenza dell’ex Fulham nella sua avventura in rossonera.
Per Seedorf è diventato subito imprescindibile, come dimostra il minutaggio concesso al fantasista di Fes – quattro partite su quattro da titolare, in campo per tutti i 360 minuti tra Serie A e Champions League – non solo per le sue doti offensive, che erano già note a chi aveva avuto modo di seguire e apprezzare Adel durante i suoi anni in Inghilterra.
A colpire positivamente Clarence è stata soprattutto la grande disponibilità di Taarabt al sacrificio, la dedizione con la quale si è subito impegnato anche in fase difensiva. “Nessuno possiede abbastanza talento per vivere di solo talento, una vita senza fatica non ti porta da nessuna parte”, diceva Wenger e probabilmente Adel ha capito che per affermarsi al Milan, per esplodere e consacrarsi, c’era bisogno di rimboccarsi le maniche.
I risultati sono stati fin qui strabilianti: 9 i palloni recuperati contro la Sampdoria (1° insieme a Montolivo), 6 quelli contro l’Atletico Madrid nel suo debutto assoluto in Champions League (2° alle spalle del solo Emanuelson). Per non parlare del goal siglato al San Paolo all’esordio contro il Napoli, in un “coast to coast” nato proprio da una palla intercettata nella propria metacampo.
“The dark side of the moon”, il tanto temuto lato oscuro di Adel, che in passato ha litigato con allenatori, compagni e avversari ed è scivolato talvolta in comportamenti non proprio da professionista, non si è ancora neanche intravisto.
Non solo qualità dunque ma anche quantità, una piacevole scoperta per un Milan che ha bisogno di trovare punti fermi nel presente ma anche e soprattutto per il futuro.
Giovane, duttile, affamato, a suo agio sia nel 4-2-3-1 che in un 4-3-3: il profilo ideale per il nuovo Diavolo di Seedorf, senza dimenticare la valutazione ancora contenuta. Per riscattare Taarabt servono 7 milioni di euro: quanto speso dal Napoli per Zapata, meno di quanto è stata valutata la metà di Belfodil tra Inter e Parma.
Un affare da non lasciarsi sfuggire…
Fonte: goal.com
foto: radioradio.it
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