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EDITORIALE DEL GIORNO
FOCUS MR – Tra stadio e brand il futuro del Milan ha un solo nome: partneship straniera. Ecco la verità
3 aprile, 2014 12:00 pm
Redazione MilanoRossonera
Passato, presente, futuro, programmazione, investimenti, idee, progetti, nuova era, capitali, marchio, stadio, investitori. Parole chiave – una dietro l’altra – con un unico comun denominatore: Milan.
Dove eravamo rimasti?
Era il 5 Marzo scorso quando Bloomberg, una delle agenzie di stampa più famose al mondo con sede a New York, riportava la notizia secondo cui la famiglia Berlusconi aveva dato mandato alla banca d’affari francese Lazard, per cercare acquirenti accreditati a rilevare la società rossonera. Notizia ovviamente, e frettolosamente, smentita sia da Fininvest, la Holding che detiene tutte le proprietà di Silvio Berlusconi, sia dalla proprietà stessa del Milan. Smentite di rito le avevamo definite, stringate ed imbarazzate, indici di chi vede in pericolo il segreto di trattative già avviate e che venendo alla luce potrebbero subire un forte e brusco rallentamento.
Lo avevamo scritto, in esclusiva, un mese fa, su queste pagine (“Milan in vendita, triangolo Fininvest-Fly Emirates-Gazprom: è tutto vero“): le trattative per vendere il Milan, con una quota non ancora ben definita, c’erano ed erano reali.
Esattamente 28 giorni dopo, il 2 Aprile, la proprietà del Milan, nella persona della Dottoressa, nonchè Ad rossonera per l’area commerciale, Barbara Berlusconi, conferma l’esistenza di trattative per vendere una quota ad oggi ancora minoritaria della società, non oltre il 30%.
Una dichiarazione netta quella di Barbara Berlusconi ieri, in occasione della presentazione della nuova sede rossonera, Casa Milan. Una dichiarazione talmente netta e precisa che non lascia adito a fraintendimenti, e si instaura piuttosto in programma a più ampio respiro per dare nuovo lustro al Milan, attraverso tre mosse: nuovo stadio, rilancio del brand, ricerca di una partneship straniera, cioè di investitori ricchi e ben disposti:
“Il nuovo stadio ci potrà realmente permettere di fare un balzo avanti per poter competere con i più forti club europei. Uno stadio di proprietà è la base da cui ripartire… Con la nuova sede vogliamo inoltre aumentare i ricavi e avere più risorse per continuare ad acquistare giocatori per tornare a vincere: gli investimenti riguarderanno anche il consolidamento e la valorizzazione del brand, soprattutto sui mercati asiatici e mediorientali…Vendita del club? Parliamo semmai di partnership che ci permetterebbe di approcciare la costruzione di strutture impegnative come potrebbe essere uno stadio; i prossimi viaggi in Medio Oriente, Asia e Stati Uniti saranno dedicati anche a questo tema. E’ in corso una valutazione per la cessione di una quota minoritaria che non sarebbe superiore al 20-30%. Speriamo di dare più serenità a Fininvest . L’anno prossimo per la mancata qualificazione alla Champions il bilancio potrà essere differente. Come famiglia continueremo a investire, ovviamente non può essere una iniziatica commerciale a risanare conti, ma l’insieme delle iniziative”.
Totale sinergia delle iniziative per risanare i conti e dare respiro a Fininvest quindi. Fininvest che – lo ribadiamo – da anni considera favorevolmente la cessione, o almeno una parte, del club, a potenziali e ricchi acquirenti interessati: il ripianamento delle perdite avvenuto per molto tempo in passato da parte dell’azienda ha avuto un brusco e perentorio stop negli ultimi tempi, ed il diktat che ne è seguito è stato quello di Milan autosufficiente, in grado di camminare con le proprie gambe e di autofinanziare le proprie spese.
Da qui, è storia nota, la fine delle ripianificazioni dei debiti e degli aumenti di capitale, la vendita dei pezzi pregiati della squadra con gli ingaggi più alti, la politica dei giovani e dei giocatori a parametro zero, l’abbattimento del monte ingaggi, un utile di bilancio raggiunto dopo anni di rosso, secondo i paletti imposti dal Fair Play Finaziario dell’UEFA. Scudetto del bilancio quindi, ma non del campo, dove si naviga ormai da mesi in un preoccupante, ed in alcuni casi poco onorevole, anonimato, lontano anni luce dalle zone nobili della classifica in Italia e dai grandi palcoscenici in Europa. E la mancata partecipazione alla prossima Champions League, con i relativi introiti (circa 40 mln di euro) è un colpo durissimo sia per le casse che per l’immagine del Club, fino a due mesi fa, il più titolato la mondo.
Il rilancio, finiti i fondi della casa madre, passa inesorabilmente per altre strade, e ruota intorno ad un progetto: il nuovo stadio di proprietà.
Il Milan è stato l’unico a presentare, a chiusura del bando, un’offerta per l’acquisto dell’area EXPO 2015, dove nel 2017 dovrebbe sorgere il nuovo impianto. Un passo importante, il primo, di un lungo cammino. Stadio di proprietà vuol dire abbondare San Siro ed il suo dispendioso affitto (pari a 4 milioni e 434 mila Euro, come si legge dal bilancio ufficiale della società rossonera), aumentare in maniera vertiginosa i proventi delle gare interne (per un ricavo netto stimato di circa 30 milioni di euro), avere ogni anno questa somma in più nelle casse e destinarla al mercato.
Un progetto triennale, ma dal costo elevato, nell’ordine dei 250 – 300 mln di euro. Impossibile quindi da sostenere per sole casse rossonere. Servono partneship, collaborazioni, sponsor, capitali da investire. Per rilanciare l’immagine, lo stato di salute, il marchio del club, il “brand” citato ieri dalla Dottoressa Berlusconi.
Dove trovarli?
Forbes valuta il club rossonero 945 milioni di dollari (688 milioni di euro). Valutazione cui la banca Lazard si è scrupolosamente attenuta nel suo “teaser”, esistente e sempre puntualmente smentito. A riceverlo sarebbero stati investitori potenziali asiatici, russi e arabi, manifestando concreto interesse. Imprenditori, multinazionali e sceicchi pronti ad investire nel “progetto-Milan” in cambio di una partecipazione societaria. Lo sceicco Al Maktoum, emiro dei Dubai, che già il Milan conosce bene (pensiamo alla sponsorizzazione Fly Emirates sulle maglie), lo sceicco Khalifa bin Zayed Al Nahyan, sovrano di Abu Dhabi e presidente degli Emirati Arabi (già famoso nel nostro Paese per l’affare Alitalia), il colosso russo Gazprom (il maggiore estrattore al mondo di gas naturale ed attuale sponsor della Champions League), la Evergrande Real Estate, di proprietà del magnate Xu Jiayin, il quinto uomo più ricco della Cina (già proprietaria del Guangzhou allenato da Marcello Lippi) e già in contatti con l’Entourage di Silvio Berlusconi.
Barbara Berlusconi si prepara nel suo viaggio: Oriente, Russia, perfino Stati Uniti le tappe per trovare investitori con cui stringere solidi accordi di collaborazione, economica e di mercato. Partneship in grado di finanziare il progetto stadio, immettere ingenti liquidi nelle ansimanti casse, rilanciare a livello globale il brand societario, cedere una quota del pacchetto-Milan, ad oggi non superiore al 30%. Ma, lo ripetiamo, è una situazione in divenire e tutto può succedere.
La verità, semplice, sta tutta in questa frase, detta ieri da Lady B ai giornalisti presenti a conferenza finita:
“Il mio viaggio ad Abu Dhabi e Dubai dei prossimi giorni lo ritengo molto importante…”
Il futuro è adesso, ed il Milan di Barbara ha iniziato da ieri ufficialmente il cammino.
Riproduzione Riservata
foto: acmilan.com
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