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EDITORIALE DEL GIORNO
Il Milan ci lascia sempre perplessi
Marzulliamoci! Facciamoci una domanda e diamoci una risposta: perché, dopo averlo fatto per quasi tutta la partita (quella di domenica sera a San Siro contro i poveri resti di un Parma ormai con più problemi che soluzioni e un piede nel baratro) il popolo rossonero ha continuato, sonoramente, a fischiare i propri “ragazzi” anche al rientro negli spogliatoi nonostante il ritorno alla vittoria – susseguente al filotto di risultati negativo dell’ultimo periodo – rotondo e meritato?
L’argomento è più che mai di stretta attualità e dunque proviamo a rifletterci sopra non facendoci però condizionare o obnubilare la mente dal patriottismo, dall’amore e dalla passione per quella maglia e per quei colori che tanto ci hanno amorevolmente soggiogato in anni trascorsi.
Beh, inutile negarlo, la prova dei rossoneri, ancora una volta, ha lascito perplessi, dubbiosi e basiti un po’ tutti compreso lo stesso Pippo Inzaghi che però – e non potrebbe essere diversamente, considerato il suo status -, essenzialmente più per dovere che per convinzione, ha cercato di minimizzare affermando che “quando avrò a disposizione l’intero organico le cose cambieranno”. Eh no, mister, siamo seri… Sappiamo benissimo tutti quanti, e lei per primo, che la squadra ha dei limiti strutturali ben precisi e definiti che non vanno affatto sottovalutati o ridimensionati con parole o frasi di circostanza. Non basta, quindi, per tornare a recitare una parte importante sul palcoscenico del nostro campionato avere “a disposizione l’intera ‘rosa’” perché in quella “rosa” ci sono parecchie spine e rarissimi petali questi ultimi neppure in grado di fare – spesso – la differenza. Insomma non sono davvero pochi i giocatori di modesta caratura e di scarsa qualità (sovente sopravvalutati per nome e censo) a sua disposizione, mentre quelli effettivamente “superiori alla media” si possono contare sulle dita di una mano.Dunque?
Dunque non cerchiamo scuse o appigli cui aggrapparsi perché non reggono minimamente alla prova dei fatti ma proviamo, invece, a dare risposte di altro tipo a questa squadra – su tutte, un gioco differente più dinamico e coinvolgente – che almeno faccia intravvedere uno spiraglio di luce da qui alla fine della stagione. E a questo, mi scusi, ci deve pensare lei, mister. Lei non se ne può esimere trastullandosi e vivacchiato semplicemente tra le sue utopie e i suoi improbabili ideali sfruttando, per tirare a campare, le invenzioni e le genialità di quel mezzo fenomeno di Jeremy Menez. Ma se al francesino dovesse venire un raffreddore che si fa? Ci ha pensato? Dovremmo imprecare beffardamente alla sfortuna magari filosofeggiando di quel che poteva essere e non è stato? Non è possibile – e non dobbiamo, soprattutto – affidarci alle iniziative estemporanee dell’unico fuoriclasse a disposizione o a quei tre-quattro pedatori che ancora provvedono alla bisogna. Perché non può durare…
E a fin di bene, mi creda, non sarebbe il caso di mettere definitivamente all’angolo, accantonandolo, qualche vetusto, incancrenito babbione in la con gli anni e prostrato nel fisico lanciando, invece, nella contesa un paio di giovani virgulti da cui (magari) trarre giovamento? Non può continuare a metterci la faccia per far bella mostra di sé nei confronti di una dirigenza e di una proprietà che latitano e che si servono di lei, del suo appeal verso i tifosi, per andare avanti senza un futuro cui far riferimento. Non ci serve, insomma, l’ennesimo “signorsì” pronto a immolarsi per la causa (ce ne sono già troppi e tanto avanzano) ma un uomo tutto d’un pezzo che sappia farsi valere sia nei confronti dei giocatori che della società. Magari anche a costo di alzare la voce e rimetterci di persona. Ne va della sua dignità e della sua onorabilità. Ci pensi, mister… Ci pensi. E rifletta!
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