Milan-Catania è la prima delle sei finali

MR_Bertone

La prima di sei finali. Per raggiungere la zona Europa League certo, ma anche per rafforzare il progetto futuro. Milan-Catania è molto più di una partita contro l’ultima in classifica, peraltro quasi retrocessa dopo la sconfitta di domenica scorsa con il Torino.

E’ appunto la prima finale di un ciclo breve ma intenso, che vedrà i rossoneri impegnati nel tentativo di una rimonta che, appena tre settimane fa, sembrava impossibile. E invece non lo è, perché da quel tragico (sportivamente parlando s’intende) Milan-Parma dello scorso 16 marzo ad oggi molto è cambiato. I risultati anzitutto, che hanno visto la squadra di Seedorf raccogliere ben 10 punti in 4 partite, nonostante esse apparissero piuttosto proibitive. E poi l’ambiente, se non sereno quantomeno compatto, come ogni top club che si rispetti. Un direttore area tecnica e un allenatore di nuovo insieme, sulla stessa barca, e la squadra è tornata a remare convinta. Ricetta semplice a dirsi ma non a farsi, visto che meno di un mese fa tra i due non esisteva quasi dialogo. Merito al buon senso insomma, indotto però da Silvio Berlusconi. Potrà piacere o non piacere il presidente rossonero, ma anche questa volta ha messo una pezza su una situazione al limite e gliene va dato atto. Ora non resta che vedere come andrà a finire la stagione, con la speranza che al primo risultato negativo tutto non venga nuovamente buttato all’aria. Il lavoro di Seedorf per esempio, che mi sento di definire molto più che sufficiente. In molti, nella settimana nera Udinese-Atletico Madrid-Parma (tre sconfitte, 3 gol fatti e 9 subiti), tiravano in ballo Massimiliano Allegri, nel tentativo di sbeffeggiare il povero Clarence. Ora che i conti sono cambiati però (23 punti in 13 gare per l’olandese contro i 22 in 19 per il toscano!) il silenzio regna sovrano.

Vabbè, d’altronde non è un mistero che Seedorf non goda di buona stampa, ma rialzare una squadra sull’orlo del baratro merita quantomeno un plauso. La risalita è opera di tutti non solo sua, questo sia chiaro. Galliani e Tassotti, il primo con autorevolezza il secondo con esperienza, hanno spinto il tecnico a rivedere alcune convinzioni. Squadra più corta e coperta, sacrificio e risultato prima di tutto, anche dello spettacolo. L’olandese ha capito che questo era l’unico modo per salvarsi dal naufragio e Berlusconi stesso, da sempre amante del bel giuoco, ha dato l’ok. E così, da 4 partite, il Milan segna tanti gol (8) prendendone pochi (2). E soprattutto, complici alcuni scivoloni di chi sta davanti (Inter, ma anche Parma), ha di nuovo un obiettivo per la testa. Che non esalta certo le folle, compreso chi scrive, da sempre poco interessato all’Europa minore. Ma che rende il finale di stagione più piccante, ridandoci quantomeno l’entusiasmo di vedere le partite.

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