Milan: domande lecite, risposte di cuore?

Fabio Conte

Vinta la partita che bisognava vincere, regolata anche la terzultima dopo Parma e Cesena, coi 40 punti a due passi, possiamo affrontare, o meglio attendere, il finale di stagione con serenità.

Non la serenità di chi ha fatto il proprio dovere, ma la rassegnazione di chi deve fare un bilancio magro ed un’analisi per programmare il futuro. Il progetto sarà figlio delle scelte della società. Ma quale sarà la proprietà?

In questa incertezza, o proprio per questa, all’improvviso il tifo organizzato rossonero ha spento i cori, ma ha fatto molto rumore con un comunicato pieno di domande rivolte al presidente. I tempi di questa uscita non mi sono chiari, forse centra lo scarso appeal della gara col Cagliari, prima di sfide più interessanti. Le domande però sono legittime, anche se qualcuna la vorrei confutare.  Non credo che neppure la più suicida delle dirigenze cerchi di sbagliare di proposito la campagna acquisti. Tre anni fa è stata scelta una strada di rinnovamento che, se necessaria per qualche campione giunto a fine carriera, lasciò perplessi per la rinuncia alle stelle per ragion di bilancio. Ecco, forse un errore fu  non basare la ricostruzione, l’impianto sui giovani italiani come sembra si cercherà di fare l’anno prossimo. Ricordiamo però che c’era un ventenne, El Shaarawy, la promessa diciottenne Niang, e che arrivò poi il ventiduenne Balotelli. Se il francese non riuscì a incidere, Stephan e Mario risultarono decisivi per il raggiungimento del terzo posto. Forse lì, nacquero gli equivoci delle ultime due stagioni: l’illusione di essere sulla strada giusta, l’idea che il terzo posto risolvesse tutto, lo stop al rinnovamento deciso.

Insomma tutto ciò per dire che “il fumo negli occhi” è stato relativo. Mi pareva chiaro che nel momento in cui si cedono due giocatori del calibro di Thiago Silva e Ibrahimovic, non si può credere che si sostituiranno facilmente. Non si può credere che basandosi sui giovani, non si passino anni di discontinuità. Questo pensando alle cose di campo, guardando con più ampio respiro credo che si ponessero allora le basi per un rinnovamento societario, con il severo controllo dei bilanci, con la preparazione di Casa Milan, con la valutazione di abbandonare San Siro, per rendere appetibile e ben vendibile il Milan. Mi ostino a sperare che, come dice il Presidente, sia acquistabile solo una parte di esso, si cerchi cioè quella partnership che si inserirebbe in una logica di investimento per la costruzione dello stadio, e quindi di rilancio economico ma a conduzione Berlusconiana. A questo interrogativo finale della curva, che è poi la domanda cardine, fondamentale, “ama ancora il Milan”, vorrei venisse data una risposta vibrante e sincera anche da chi dovrà amministrare il Milan del futuro.

Non credo poi, abbia fatto il suo tempo un personaggio che, tirati remi in barca – leggi gli assegni in banca–  da parte della proprietà, nelle ultime stagioni è riuscito senza intaccare il bilancio a portare Bonaventura, Poli, Menez, Antonelli, Diego Lopez, Montolivo, Honda, Destro. Non tutti fenomeni, ma tutti buoni giocatori con cui poter costruire una grande squadra. Quel che manca sono le stelle, i fuoriclasse. Ma ce li possiamo permettere? Sono decisamente pochi in circolazione e il Milan può acquisirli contendendoli alle solite due spagnole, tre, quattro inglesi, all’unica francese, l’altra tedesca tutte molto più ricche e con un budget stipendi inarrivabili? E cambiando gestione sarà possibile, a parità di mezzi messi a disposizione, trovare chi ci porti  se non in cima al mondo, almeno più in alto nel campionato italiano? Vedremo. Ma ricordiamoci che, soldi spesi e sicuri successi, non sono un assioma certo, come ci hanno insegnato tante volte dall’altra parte del naviglio. Come diceva Arrigo, per vincere ci vuole “occ, pasiensa, ma anche bus del cul”. Vale anche per chi costruisce una squadra. Varrà anche per chi cerca un finanziatore od un compratore?

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