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EDITORIALE DEL GIORNO
Milan: l’anno che verrà
L’ultimo giorno dell’anno è d’obbligo un bilancio. Nel calcio, come a scuola, le somme si tirerebbero a fine stagione, ma indubbiamente l’anno solare che si chiude racconta un grande periodo di trasformazione.
Un anno fa l’allenatore del Milan era Allegri e si sperava che il mercato di gennaio portasse qualche stella per ripetere la rimonta del precedente campionato. Ma la pazienza era poca, soprattutto nella giovane AD Barbara Berlusconi, e all’ennesimo rovescio la squadra venne affidata al grande ex Clarence Seedorf. Forse però non era il grande ex a cui pensava l’altro AD Galliani così, alla fine, si può parlare dell’anno dei tre allenatori. Il presidente ha dovuto quindi tracciare i confini di competenza dei dirigenti, creando l’ennesima novità nel calcio italiano: una gestione finanziaria bicefala. Quindi ognuno si prende le proprie responsabilità, ognuno i propri meriti. Subito Barbara ha calato l’asso di Casa Milan. Opera pensata, gestita, voluta da Lady B, e che ha dato lustro e freschezza alla sede della società, regalando ai tifosi una vera e propria casa con tanto di salotto buono con la sala dei trofei. Questo progetto ha anche chiarito le ambizioni della giovane manager, lasciando trasparire ambizioni che si sposano con le aspettative e i sogni dei tifosi, confermate dal nuovo ricco accordo ottenuto con gli Emirates. Per non essere da meno, Adriano Galliani, chiusa la parentesi con Seedorf non proprio in maniera amichevole, ha messo in campo tutta la sua esperienza, le sue conoscenze, la sua sagacia per cominciare a rifondare una squadra in maniera strutturale e regalare al nuovo tecnico Pippo Inzaghi, un gruppo competitivo. Ho detto regalare perché non è che nel frattempo sia aumentato l’impegno economico del Presidente mentre, grazie ai minori obblighi extra calcistici, s’è fatta costante la presenza a Milanello. I colpi a parametro zero di Alex e Menez, la cessione di Balotelli a venti milioni, e l’acquisto sul filo di lana di Bonaventura, possono a ragione essere considerati colpi di classe di Galliani nel calcio mercato. Poi è arrivato Torres: gran passato alle spalle, anche se ultimamente un po’ annacquato, e faccia da bravo ragazzo, uomo copertina. S’è provato, s’è sperato ma non s’è inserito negli schemi e nel gruppo. E allora, prontamente, in un lampo, aperto il mercato di gennaio, con uno scambio ecco arrivare l’esterno chiesto dal Mister già a giugno: Alessio Cerci. Richiesta del Torino in estate, diciotto milioni. Venduto poi a venti all’Atletico Madrid, (milione più milione meno). Preso in prestito adesso. Vista la pecunia che gira, mica male. Per la verità, quest’ultimo acquisto non mi fa impazzire. Cerci ha fatto bene solo con Ventura come allenatore, uno che sa di calcio e con una grande pazienza, dovuta anche al fatto di dover far di necessità virtù con i giocatori che gli vengono messi a disposizione. A Madrid, con un allenatore che chiede lacrime e sangue, era un desaparecido. C’è stato anche uno spiacevole tentennamento, chi dice dovuto dalle avances di Mancini, chi parla di un’interferenza del procuratore, già avanti con accordi nerazzurri. Vicenda comunque che stride un po’ con la commozione di Bonaventura quest’estate, al momento della firma. Fatto sta che a livello di prontezza sul mercato la società, nella parte di Galliani ne è uscita benissimo. Ora aspettiamo la squadra. Dopo la bella figura di ieri, in amichevole ricordiamolo, contro il Real del “nostro” Carletto Ancelotti, speriamo riparta come ha finito, dimenticando in fretta Dubai. Con l’umiltà delle ultime partite col Napoli e la Roma, qualche chance di raggiungere l’ambito terzo posto c’è. Posto Champions che vorrebbe dire entrate per un volano di soldi, prestigio e anche vittorie, magari. Chissà che l’annata coi tre allenatori, due amministratori ed un presidente, sia da viatico ad un gran finale di stagione che riporti il vecchio cuore rossonero battere all’unisono nei palcoscenici che gli competono. Buon Anno, milanisti.
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