Milan: Tutto ruota attorno al suo messia

Elio Arienti 2

Il Milan si prostra con riverenza dinanzi al suo Messia. Tutto, in casa rossonera, infatti, ruota attorno a Jeremy Menez, il ragazzo d’oro che sta facendo, con le sue entusiasmanti prestazioni, il suo straordinario talento e i suoi gol d’autore (8 fin qui, record personale), le fortune di Filippo Inzaghi e di tutto un ambiente che nel “profeta di Longjuineau” rivede se stesso e i suoi trascorsi da protagonista.

Quello del francese è un “marchio di fabbrica indelebile” cui tutti i tifosi del Diavolo s’aggrappano nella speranza che il tasso di fantasia e imprevedibilità messi in campo dal fuoriclasse transalpino siano dotazioni già di per se quantomai rilevanti e in grado di… accendere il sacro fuoco di quell’entusiasmo che potrebbe portare i rossoneri a conquistare un terzo posto in campionato davvero suggestivo e di enorme impatto emozionale. Eh si, perché accedere alla Champions League, seppure passando dalle forche caudine dei preliminari, non è davvero cosa di poco conto; un “ritorno al passato” nella più importante manifestazione continentale che per il club di via Aldo Rossi è da sempre la meta più ambita, quella da conquistare ad ogni costo.

Certo, c’è ancora molto da lavorare e da soffrire per poter mettere in fila tutte le pretenziose concorrenti ad un posto nell’Olimpo del Grandi, ma con i giochi di prestigio del genietto francese ex giallorosso, nulla è comunque impossibile. A cominciare già dalla partita dell’Olimpico proprio contro la “sua” Roma e i “suoi” trascorsi capitolini. Un deja vu per il buon Jeremy che scalpita – come un ragazzino colto con le “mani nella marmellata” (o nella Nutella, se volete, ben più gustosa e accattivante) – per poter scendere in campo mostrando, pur da ancor giovane ma navigato mestierante qual è confortato però da un pedigree già di tutto rispetto, quel che lui, con l’attrezzo del successo tra i piedi sa fare a dispetto dei suoi immarcescibili detrattori, di chi lo ha spesso sbeffeggiato, deriso e a volte umiliato senza, in verità, aver colto (prima) e soprattutto capito (poi) l’essenza del suo calcio, delle sue pennellate d’artista conclamato. Sarà quindi un Milan che, nell’impianto romano, si giocherà molto del suo prestigio e del suo futuro ma che comunque non rinuncerà a nulla pur di fare bella figura e magari…

Contro la “Magica” e su quel palcoscenico straordinario sarà dunque di scena un Milan 2.0, un Milan che vorrà mettere in evidenza tutte le sue qualità e i suoi comunque innumerevoli pregi sperando che la Roma non sia quel mostro a cinque teste al cospetto del quale qualsiasi cosa diventa inevitabilmente irrealizzabile. Se però così non fosse, allora, si può sperare, si può provare, si può magari anche osare. E lo si potrebbe fare proprio con quell'”ira di Dio”, con quel satanasso di un francese in grado di sconvolgere, con quelle sue accelerazioni e quel “tocco dell’angelo”, morbido, vellutato, quasi impercettibile, ogni tipo di pronostico. Sarebbe, insomma, davvero importante poter dare continuità al bel successo conseguito contro il Napoli ma, si sa, purtroppo, che per poter uscire senza le ossa rotte dall’Olimpico serve mettere in campo ben di più che qualità ed estro, occorre anche serenità d’animo, compattezza, grinta, unicità d’intenti e quel po’ di fortuna che non guasta mai. Un risultato positivo dinanzi a Totti e compagni potrebbe consentire ai rossoneri di “svoltare” definitivamente e cambiare, nel contempo, le sorti di una stagione fin qui buona ma non ottima. Una stagione con qualche luce ma anche con non poche ombre. E allora, anche con Jeremy Menez al proscenio, vinca il migliore. Così almeno si dice. O no…!

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