We Are AC Milan – basta disfattismo, c’è bisogno di aria nuova

Summitmercato

Continuo a non capire – e non capirò mai – l’ironia sui summit di mercato ad Arcore. Dopo anni in cui ognuno al Milan ha fatto di testa propria, fino alla manifestazione somma nei sei mesi di “sua egocentricità” Clarence Seedorf – che ha prodotto uno spogliatoio spaccato in due che senza l’intervento provvidenziale di Galliani nella cena di Arcore di quei 35 punti ne avrebbe fatti si e no 15 finalmente siamo in una situazione in cui tutta la dirigenza del Milan con l’allenatore presente (che non minaccia dopo un preliminare passato le dimissioni se non gli comprano Matri) decide e parla della situazione della squadra. Ci sono voluti anni ma, finalmente, ci siamo arrivati anche noi. E invece di esserne contenti della ritrovata unità di intenti che si fa? Si fa passare i summit come l’ennesima presa per il culo ai tifosi che ormai vivono in uno stato di presunta persecuzione da anni.

Unità di intenti, entusiasmo – qualcuno ironizza dicendo che non vanno in campo. Nulla di più falso: abbiamo visto la prima Juve di Conte – squadra quotata nel precampionato massimo al quinto posto – ripartire prima di tutto sull’onda dell’unità e dell’entusiasmo che il nuovo allenatore aveva portato oltre, ovviamente, al nuovo stadio. Poi, ma solo poi, sono arrivati altri rinforzi ed i 102 punti. Quella Juve è ripartita con un acquisti di prospettiva (Vidal) che al Milan manca, una prima punta di peso (Vucinic) che già abbiamo in rosa da tempo e porta il 45, un onesto terzino (Liechsteiner come potrebbe essere, azzardo, Criscito), dalla valorizzazione di Barzagli (stessa età di Alex) e ovviamente da Pirlo. Non mi soffermerei, comunque, troppo sui giocatori – abbiamo bisogno di qualche ritocco, non di una rifondazione perché in rosa i giocatori già li abbiamo ma non abbiamo saputo valorizzarli a dovere. I due esempi più lampanti sono Zapata (sempre ottimo con la colombia, problematico col Milan) ed Honda (vedasi il giocatore di CSKA e Giappone in confronto con quello del Milan): i punti persi lo scorso anno sono stati prima di tutto colpa di una inadeguata preparazione fisica, di un inadeguato allenatore e – infine – del clima di disfattismo che si è tradotto in un San Siro vuoto ed indolente. Poi arriva il mercato. Ed è bene ricordarlo, prima di pensare che un paio di acquisti possano risolvere tutti i problemi senza un generale cambiamento del clima.

Vorrei concludere quindi con un paio di considerazioni sulla deontologia professionale di una categoria della quale – per fortuna – non faccio parte: quella dei giornalisti. Chi a 5 minuti dalla fine di un summit privato scrive cosa si sono detti andrebbe licenziato in tronco e radiato dall’ordine. Ormai la ricerca del click è sempre più diffusa – la corretta informazione passa in secondo piano. E’ così che un ben noto ex opinionista di Milan Channel, ad esempio, riesce a far credere a tutti che il Milan sia minacciato dalla buonuscita di Galliani cambiando versione ogni mese: a gennaio Galliani chiedeva 300 ed offrivano 150, a luglio Galliani chiedeva 120 e gliene offrivano 100 (ma però a Giugno scriveva che a Galliani spettavano 60). Al di là di una faccenda – quella della buonuscita – francamente ridicola e che ritengo sia stata messa in mezzo per giustificare una presenza non gradita al tifo organizzato da cui l’AD, insieme a Lotito, ha preso da tempo – unico in italia – le distanze farei notare a questi signori che Fininvest, di cui è dipendente Galliani (che per inciso, ha negato gli spetti una buonuscita, se qualcuno sa diversamente porti prove scritte), nel 2012 ha fatturato 8 miliardi di Euro. E qualcuno fa pure credere che 100 milioni siano un problema. Forse sono queste le vere prese per il culo ai tifosi.

Sempre a livello “deontologia portami via” guardiamo un attimo in casa delle concorrenti. Più testimoni, su twitter, dicono di aver visto un ben noto giornalista di una ben nota tv satellitare in vacanza con Leonardo Bonucci sulla sua barca privata. Lo stesso giornalista è stato poi avvistato, il giorno seguente, al matrimonio di Chiellini. Per carità, ognuno ha le amicizie che gli pare – ma sarebbe meglio, a questo punto, se si lavorasse sui canali tematici dei club e non ci si nascondesse dietro una finta aura di imparzialità facendo telecronache su una TV nazionale, coniando termini come “Bonniebauer“. E’ da questi – lo ribadisco e lo ribadirò sempre – che il Milan deve guardarsi. Quelli che nel 2012/13 hanno lanciato la vergognosissima campagna “rigore per il Milan” per attaccare una terza piazza meritata e sudata – oggi appena un giornalista scrive contro il Milan viene venerato come un dio dagli stessi tifosi – se così possiamo definirli – che hanno come obiettivo la rovina della squadra perché non più vincente come un tempo. Un tempo che è passato e che non tornerà più, a cui questi signori evidentemente non vogliono rassegnarsi. A me non piace solo il Milan dei Gullit e dei Van Basten, piace anche il Milan dei Mastalli e dei Modic – forza Pippo: vinci anche per loro e rovinagli la festa, come è accaduto con quel gol di Mexes in una tiepida serata senese di fine Maggio.

Diavolo1990 – rossonerosemper.com

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