L’orgoglio milanista

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È finito il sogno juventino di poter riconquistare la Champions e arricchire con il cosiddetto triplete una stagione comunque dominata in Italia, l’ennesima.

Se è vero che la Juventus è l’unica squadra che oggi rappresenta con dignità il calcio italiano in Europa, la sconfitta in finale, pur se netta, non deve preoccupare un movimento che vuole crescere: sarà importante seguirne l’esempio tranne che nell’ultimo atto. L’idiosincrasia per le finali di Champions dei bianconeri è ormai un dato di fatto, e con 7 finali perse un record. Ma se la gara è stata meno brillante di due anni fa, con un risultato più severo, va ascritto al merito della squadra di Allegri di esserci comunque arrivata, cosa non facile né scontata che segnala la forza oggettiva della società; giocare una finale ogni cinquant’anni per esempio, rende l’evento eccezionale, magari memorabile, ma non dà spessore storico e sportivo e non fa crescere quell’aurea di mito, e in prospettiva di credibilità, che hanno alcune società.

Ed è proprio la credibilità che stanno cercando di ricreare Fassone e Mirabelli per il Milan. Ovviamente tutti ricordiamo gli anni felici e gloriosi del Milan berlusconiano che ha portato ad un domino in diversi cicli soprattutto in Europa. Ma il calcio, si sa, è veloce e le ultime stagioni hanno oscurato rapidamente la fama vincente, e portato a livelli minimi l’appeal da parte di giocatori ambiziosi e capaci. L’ambizione e la voglia di vincere sono proprio quello che fa la differenza, sia nei calciatori che nella dirigenza, e queste devono essere le motivazioni su cui costruire la futura squadra. Muovendosi sul mercato con un’energia dimenticata dai tifosi rossoneri, la nuova dirigenza rossonera vuole segnalare al mondo del calcio, in Italia ed in Europa che il Milan è tornato ad essere ambizioso e che vuole al più presto rinverdire i fasti del passato. Per far questo è ovvio ci vogliono soldi e, almeno per questo primo mercato, il budget corposo era già stato fissato nel giorno dell’insediamento della nuova proprietà cinese di Mr. Li. Se qualche dubbio rimane, almeno personalmente, sulla struttura finanziaria che supporta la società, bisogna dar atto che i referenti italiani si stanno muovendo con determinazione e tenacia. Tenacia dimostrata ad esempio nei confronti di Donnarumma che giustamente è stato elevato a simbolo e forse anche ad esempio del nuovo trend contrattuale del Milan. Il suo ostico agente Raiola, che ben inteso fa il suo mestiere volto ad aumentare i guadagni del suo assistito e conseguentemente anche i suoi, deve però confrontarsi con un diverso atteggiamento societario, fatto di decisionismo e chiarezza, che spiazza addetti ai lavori e concorrenti e che tanto piace ai tifosi. Anche di questo dovrebbe tener conto il procuratore campano, visto che tra i suoi compiti dovrebbe esserci anche quello di far crescere i propri assistiti a livello di popolarità mediatica, e di celebrità, e non solo nel conto in banca. Oggi la popolarità del giovane e simpatico Gigio sta scemando tra i tifosi rossoneri proporzionalmente all’aumento suo del conto in banca. I tifosi non sono stupidi e sanno che i giocatori sono professionisti alla ricerca di contratti principeschi, e le favole dell’amore per una sola maglia saranno sempre più rare, quasi anacronistiche. Bisogna anche ricordare però, che la carriera di un calciatore non è infinita come quella di un cantante o di un attore, con il rischio d’interrompersi anticipatamente; quindi che faccia cassa e monetizzi le sue eccezionali doti va bene a tutti. Malgrado ciò, questo temporeggiare e tirare la corda sembra innervosire i milanisti, dimenticando quasi che ci si trova di fronte un giovanissimo calciatore e a uno scafatissimo procuratore. Di chi saranno le maggiori responsabilità?

Quello che piace comunque è il dinamismo della società. Donnarumma non si decide? Andiamo a casa di Raiola a Montecarlo. Non si vede Mirabelli? Sta tornando con Riccardo Rodriguez. Moratta tentenna? Abbiamo già fatto un’offerta per Belotti. Cerchiamo un centrocampista? Biglia firma al ritorno dalla nazionale. E se cambiano idea? Cambiamo obbiettivo. Non so se il mercato si potrà sempre giocare a carte scoperte, ma sicuramente è un cambio epocale e, al di là di Musacchio Kessiè e Riccardo Rodriguez probabilmente figli del closing infinito, un proporsi che sta stupendo gli addetti ai lavori e inorgogliendo i tifosi.

Il mercato è lungo, qualche delusione arriverà, ma arriveranno anche delle conferme e delle sorprese, forse qualcuna anche alla fine, perché il mercato è dinamico e bisogna saper cogliere le occasioni. Ma oggi sembra che si stia seguendo un progetto mirato. E si sta cercando di far presto visto che la squadra sarà ricostruita, rivoltata, restaurata, ma le prime partite decisive saranno già a fine luglio. Quindi è forte la volontà di seguire un disegno tecnico, ma anche di proporre e rinverdire l’orgoglio e la fierezza di essere milanisti, di essere il Milan.

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