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EDITORIALE DEL GIORNO
Milan: un ritorno fondamentale

Finalmente è tornato! No, non mi riferisco al ritorno di Ibra, né al cambiamento di modulo.
Anche la vittoria è tornata ma quel che è significativo è che è riapparso, s’è ripresentato il fattore C scomparso e assente in tutto il girone d’andata. Quando, ad inizio ripresa, il tiro di Leao ben servito in area da Castillejo, dopo aver cozzato su una caviglia avversaria così come decine di tiri fin qua, sempre respinti sempre rimpallati per tutto il campionato, si è invece impennato finendo dopo un arco beffardo alle spalle del portiere cagliaritano Olsen, s’è capito che puoi comprare buoni giocatori, far tornare campioni, schierare frizzanti riserve ma se non c’è il fattore C, cioè un po’ di buona sorte, è difficile realizzare sogni e progetti. Scherzo naturalmente, anche se un po’ di fortuna serve, ma le analisi della vittoria di Cagliari non si possono fermare qua. Già la formazione iniziale, con la presenza di Ibrahimovic come titolare e l’assenza di Suso finora sempre in campo, dava un segnale chiaro di svolta, cercata e voluta da Pioli, che si era evidentemente reso conto di quanto forse urgente un segnale di cambiamento per una squadra che non era riuscita a reagire con orgoglio all’umiliante sconfitta di Bergamo. L’arrivo del campione svedese la settimana scorsa aveva mediaticamente nascosto le difficoltà di tutto il gruppo, sia a livello tecnico sia per disposizione tattica. Ibrahimovic però è diventato un segnale di speranza, soprattutto quando si è capito che il suo contributo sarebbe venuto subito a disposizione vista la forma fisica più che discreta. E allora doveva esserci anche qualche altro gesto ad accompagnare la svolta tecnica.
Il famoso, scolastico, efficace 4-4-2 così utile per coprire bene il campo, così ben strutturato per dare serenità, così adeguato se non si hanno esterni con sufficienti gol nelle corde, è diventato l’arma migliore per contenere un Cagliari ben organizzato e per favorire le giocate dell’esuberante Leao e del saggio e letale Ibrahimovic. Dietro di loro Calhanoglu a cucire e coprire le sgroppate di Teo Hernandez, un buon Bennacer favorito dalla vicinanza di Kessiè, ancora lontano da quello dell’anno scorso, e soprattutto Samu Castillejo. L’andaluso frizzante, generoso ed efficace ha dimostrato di non essere inferiore al suo conterraneo Suso ma anzi di offrire un’alternativa talmente valida e soprattutto positiva che porta a domandarsi, una volta di più, perché non avvicendarli prima. L’hanno scorso Castillejo, pur con un minutaggio minore, ha segnato 4 gol cioè uno in più di Suso e lo stesso numero di Calhanoglu. Score insufficienti per degli esterni d’attacco ma accettabile da una riserva che potrebbe, dovrebbe aver maggior spazio. Non stiamo parlando di un campione assoluto, ma finché non ne arriverà uno veramente insostituibile, il buon Samu mi pare possa usufruire di qualche chance in più.
Naturalmente chi ha permesso la vera svolta, non è una sorpresa, è Zlatan Ibrahimovic. Il suo ritorno al gol se lo aspettavano tutti e tanti lo aspettano già alle prime difficoltà. Ma dando consapevolezza, tranquillità e serenità alla squadra sta seminando anche per le sue eventuali assenze, anche per quando sbaglierà i gol. Lo vedremo, forse già in Coppa Italia, dove magari sarà risparmiato, e dove si potranno valutare la reazione e la voglia di rivalsa di chi ha perso il posto o di chi lo vuole conquistare, in una competizione spesso ingiustamente sottovalutata dal Milan, ma mai come quest’anno unica via per raggiungere l’Europa. In campionato troppe squadre corrono, e i rossoneri sono lontani e insicuri, mentre in Coppa solo 4 partite dividono dalla finale. Rendersene conto cercando di dare veramente il massimo potrebbe essere la strada per aggiustare una stagione fin qui fallimentare.
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