Con Seedorf si torna Allegri? Errori, obiettivi e scenari di una stagione da censurare

Macagnino

 

Tanto tuonò che piovve. L’esonero più annunciato e sbandierato della storia del calcio è finalmente arrivato ieri. Dico finalmente perchè, detto tra noi, non era bello vedere una brava persona come Allegri sempre sul filo del rasoio, trattato a pesci in faccia da una dirigenza che di chiaro ormai ha solo i canali sul digitale terrestre. Massimiliano Allegri è stato un dead men walking sin dal primo momento, ovverosia da quando Berlusconi si è lasciato convincere da Galliani a farlo diventare l’allenatore del Milan, senza in realtà esserlo per davvero. Da allora un percorso fatto di frasi dette e poi smentite, di “no el capisse un casso” sbandierati ai quattro venti e fatti passare per battute, quando poi battute non lo erano. Allegri ha deglutito sempre, mandato giù tutto quanto, ma non si è mai dimesso e proprio quello è stato il peccato più grande. La dimissione intesa non come fallimento, ma come ammissione che quella specie di mobbing perpetrato dal proprietario nei suoi confronti fosse un qualcosa di sostanzialmente inaccettabile.

 

Con ciò, lungi da me assolverlo sulle questioni meramente calcistiche, anzi. Allegri ha sostanzialmente sbagliato due stagioni su quattro, in tutte e quattro però la squadra non ha mai fatto vedere un calcio piacevole e, la tanto decantata mano dell’allenatore non si è mai vista, quasi fosse neve nel Sahara. I famosi inserimenti delle mezze ali -autentico marchio di fabbrica del calcio del tecnico livornese- sono stati presenti quasi esclusivamente finchè in rosa c’era quel satanasso che rispondeva al nome di Zlatan Ibrahimovic, dopo il vuoto. Presenti, eccome, sono stati i gol presi d’infilata o da calcio piazzato, altro peccato originale di un mister che ormai era tollerato più che tesserato.

 

Ora arriva Seedorf, al quale viene chiesto di moltiplicare pani e pesci. Clarence porterà con sè Stam e Crespo, preziosi collaboratori, i quali cureranno rispettivamente la fase difensiva (l’olandese) e i movimenti d’attacco (l’argentino), ma dalla prossima stagione. Fino a giungo resterà Mauro Tassotti, prima di salutare anche lui la comitiva, dopo quasi sette lustri passati nel Milan. Gli obiettivi stagionali -ormai ridimensionati da questi primi cinque mesi infami- saranno i seguenti: vincere la Coppa Italia, provare a sopravanzare l’Inter in campionato e superare almeno un turno in Champions, anche se visto l’Atletico Madrid di questi tempi, il tutto sembra più utopia che possibilità reale. Ma il Milan ha dimostrato più e più volte di saper rinascere dalle proprie ceneri come l’araba fenice.

 

Una cosa però dev’essere chiara: l’esonero potrebbe risolvere alcuni problemi, vero, ma gran parte del disastro attuale è figlio della scelta societaria dell’estate 2012, ovvero la vendita dei campioni migliori e il raggiungimento del pareggio di bilancio senza immissione di liquidità da parte della proprietà. E una volta impoverito l’organico dal punto di vista tecnico, non resta che puntare su calciatori di seconda fascia o quasi esclusivamente a parametro zero, entrando così in un circolo estremamente vizioso da cui difficilmente si può uscire se non accontentandosi della mediocrità o quantomeno di uscire dal gotha delle primissime. Ad acuire questa situazione si è poi inserita la faida interna tra i Berlusconi e Galliani, fino alla clamorosa decisione di raddoppiare gli a.d. per non far torto a nessuno, aumentando invece ancora di più le incertezze: difatti ieri l’esonero è praticamente stato comunicato dall’ad con delega ai progetti speciali, non da Galliani il quale ha la delega alla parte sportiva.

 

Insensate anche molte scelte della dirigenza. Braida si è fatto da parte dopo alcuni anni con più ombre che luci, con molti campioncini visionati ma puntualmente andati altrove. Galliani ha privilegiato i rapporti con alcuni procuratori e intermediari, abbandonando quasi totalmente scouting e mercati in super-espansione come quello colombiano ad esempio.Quando non si hanno soldi bisogna inventarsi qualcosa, ed è proprio lì che il Milan non ha saputo fare quel passo avanti, vuoi per sfortuna, vuoi per poca lungimiranza.

 

Si volta pagina, senza più Braida, senza più Allegri e da giugno quasi certamente senza Tassotti e probabilmente senza Galliani. Arriva Seedorf, a cui si chiede di trasformare l’acqua in vino. Non sarà l’Onnipotente, ma di certo l’ego non gli manca…

 

 

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