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EDITORIALE DEL GIORNO
Inutile orgoglio
Siamo agli sgoccioli del campionato, è da commentare resta poco. Non ci sono più obiettivi, e così è solo l’orgoglio a dominare queste ultime apparizioni. A dire la verità, abbiamo avuto più spunti nelle ultime partite che in tutta la stagione: sarà perché abbiamo recuperato diversi infortunati, sarà perché con la testa libera e senza troppe pressioni si gioca meglio, ma sta di fatto che questo ultimo Milan di Inzaghi non ha fatto così male. Se avessimo avuto lo stesso atteggiamento nell’arco di tutta la stagione, staremmo qui a parlare di altro, ma ormai è andata e, per fortuna, l’agonia sta per terminare.
La gara con il Torino ha sancito prima di tutto il ritorno a livelli accettabili di El Shaarawy, anche se entusiasmarsi, parlare di rinascita e soprattuto giustificare la pessima stagione anche per la sua assenza mi sembra realmente eccessivo. Certo, in generale non si può negare che gli infortuni abbiano pesato tanto sul nostro rendimento, specie in un reparto complicato come il centrocampo, dove dopo l’infortunio di Montolivo è mancata una guida con i piedi buoni; Van Ginkel è venuto fuori alla distanza, dimostrando di avere talento e di poter crescer tanto in futuro (ahimè lontano da Milano), ma affidarsi solo ad un ragazzo giovanissimo come lui è stato senz’altro un errore. E poi c’è stato quel condizionamento mentale di Inzaghi, che non ha avuto la forza di portare avanti le sue idee contro tutti i pareri, conscio di ciò che voleva. Ha dovuto soccombere davanti all’esperienza di altri, e così ne è venuto fuori un ibrido assurdo, che ci ha fatto sprofondare in sabbie mobili senza uscita, dove a ogni tentativo corrispondeva un blocco ulteriore. Non era quello che ci serviva per rinascere, e dispiace che Pippo abbia avuto la sua occasione nel momento sbagliato. Il futuro non lo vedrà sulla nostra panchina, eppure lui non sembra ancora rendersene conto: se avesse messo questa determinazione anche per rivendicare le sue idee, oltre alla sua sedia, avremmo fatto tutt’altra strada.
Ormai però la sua storia sembra già il passato del Milan, anche se le certezze riguardo al futuro stentano ad arrivare. Si prova a prendere Ancelotti, che forse si tira indietro, e poi si farà lo stesso forse con Conte o Emery. Il vero problema è che in tutto questo valzer di nomi, la questione principale che riguarda il nostro futuro si sia persa di vista: Berlusconi non ha venduto ancora un bel nulla, e probabilmente non lo farà nemmeno a breve. Più passa il tempo, e più le sue parole diventano contraddittorie, come sempre; l’orgoglio personale, ancora una volta, lo porta a tirare la corda in modo assurdo, peccato che la rottura della stessa sia già un fatto certificato, e questo ci lascerà inevitabilmente con il culo a terra. È indispensabile per noi avere nuovi introiti, perché altrimenti ci toccheranno altri anni di inferno da vivere, al di là delle operazioni di questa settimana pre-elettorale; perché ricordatevelo, il Milan per lui non è al centro dei pensieri già da tanti anni, e operando così non fa altro che prenderci ancora una volta in giro. Basta promesse, basta discorsi idealistici: servono fatti concreti, subito, e bisogna lasciare da parte questo inutile orgoglio una volta per tutte.
Nicco – www.rossonerosemper.com
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