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EDITORIALE DEL GIORNO
Milan: cercare il futuro

Il calendario l’avevo già sbirciato a fine gennaio. La sensazione di essere entrati in un vortice di negatività, incuteva la preoccupazione di poter soffrire con molte, se non con tutte le squadre. Così, non vedendo come battere la Juventus di questi anni, di questa stagione, speravo che con le “piccole” avremmo potuto assicurarci i punti che servivano.
Non per l’Europa ma per raggiungere quota 40. Non è pessimismo, ma nelle annate storte sicuramente mancano anche quelle piccole fortune che possono far girare una gara, regalare qualche punto. Così, a denti stretti, sono stato tra i pochi che hanno salutato come punti preziosi i pareggi con Chievo e Verona. E se prima della gara con la Fiorentina mi ero auto-convinto di qualche chance per il turn-over della Viola, subito dopo l’amaro finale ho rivolto il pensiero alla gara col Cagliari per trovare tre punti essenziali, malgrado il malaugurato ritorno di Mr. Zeman. Non sarà facile, ma così facendo il Milan avrebbe battuto le tre ultime squadre in classifica (sic) e si avvicinerà al traguardo sostanziale.
Ormai l’annata è segnata e tra i rossoneri, giocatori e tifosi la rassegnazione la fa da padrona. Le colpe saranno certamente da dividere, ma una grossa fetta di responsabilità, anche per le dichiarazioni risolute d’inizio stagione, non possono che ricadere sulle spalle sempre più curve di Pippo Inzaghi. Certo non immaginava di trovare queste difficoltà che inizialmente sembravano potessero essere gradualmente superabili, ma che oggi appaiano insormontabili. Parliamoci chiaro: anche lunedì, il primo tempo del “miglior” Milan di quest’anno, è lontano anni luce dai ricordi dei Milan del passato, senza parlare dei raffronti che Inzaghi cercava con Atletico Madrid o Liverpool dell’anno scorso. L’atteggiamento, la preparazione, la tattica sono responsabilità dello staff tecnico ed atletico. Bisognerà cambiare. Si è già virtualmente cambiato.
Sensata la posizione della società che cerca compatta di finire al meglio, o alla meno peggio, questa tribolata stagione col tecnico attuale. La scelta della futura guida tecnica però non potrà più essere sbagliata. Ormai i tifosi vogliono tornare a vivere un campionato da protagonisti, stanchi di dover sognare la stagione seguente quando le altre squadre entrano nel vivo di quella presente. Confesso che per ignoranza e diffidenza mi appassiono poco al calcio mercato. Non conosco così tanto i giocatori esteri o giovanili, non amo i nomi esotici che rimangono a volte solo nomi, e spesso le poche immagini che si vedono sono attentamente scelte e ripetute. Un giocatore poi raramente cambia da solo le sorti di una squadra in più se è giovane -qui nasce la diffidenza-, bisogna vederlo alla prova dell’impatto col grande palcoscenico. Né conosco le trame intricate del mercato dove tra l’altro, non si può contare sulla disponibilità di un tempo. Mi intriga di più invece la scelta dell’allenatore. La mentalità di una squadra si può intuire anche da pochi riflessi filmati, l’andamento in una competizione si può desumere dai dati, l’atteggiamento tecnico non dipende dalle prestazioni dei singoli. Se poi si parla di allenatori che provengono dal nostro campionato si ha l’occasione di vedere le idee che propongono anche allo stadio, vero riscontro del credo predicato. Chi ha seguito vicende tattiche del Milan passando dagli anni dogmatici di Sacchi, all’arguzia di Capello, e la serenità di Ancelotti, ma ancor prima con la bonarietà di Rocco e l’ironia di Liedholm, chi insomma ha questo imprinting rossonero, non può non aspettare una nuova guida tecnica con più emozione di un qualsivoglia top player.
Tralasciando Conte almeno fin quando sarà CT della nazionale, con Pioli ben accasato alla Lazio e valutando il simpaticissimo Ventura non proprio una novità, ecco che Sarri, Montella e Di Francesco sono i nuovi giovani allenatori di cui si parla, che hanno però affrontato qualche difficoltà che dà esperienza. Empoli Fiorentina e Sassuolo giocano bene, lanciano i giovani, lavorano con budget limitati. Il primo potrebbe non avere, forse, la giusta sintonia con la visione della vita del Presidente, Montella pare difeso da un’importante clausola rescissoria, l’ex romanista sembra ancora legato al progetto di crescita di Squinzi. Il Presidente, la società però devono scegliere su chi rifondare la mentalità, la voglia di vincere, la determinazione che hanno segnato la storia del Milan, per riportare l’orgoglio della maglia e dei colori, a giocatori e tifosi. Speriamo dunque, scelgano bene. Speriamo anche che stasera seguano, nostalgici della Champions, la sfida tra Borussia Dortmund e Juventus e vengano ispirati nella decisione sul prossimo tecnico. Uno ha già vinto col Milan, quindi ha già dato. Ma l’altro? Quel giovane biondo irsuto, come si chiama, Klopp? Già m’immagino Berlusconi a Milanello suggerirgli, inutilmente, di tagliarsi la barba…
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