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EDITORIALE DEL GIORNO
Non fanno il bene del Milan certe dichiarazioni presidenziali
Una premessa è d’obbligo: il Presidente del Milan come di ogni altro club, cioè colui che spende (meglio, spendeva) di suo per allestire la squadra,può dire e fare ciò che meglio crede, ci mancherebbe altro.
Altra cosa è però l’opportunità di certe uscite e ciò è molto opinabile. Anche nel passato, più o meno recente, non sono mancate punture di spillo, in alcuni casi vere e proprie frecciate non senza dosi di sarcasmo se non addirittura veleno nei confronti dei tecnici rossoneri; quelle più “feroci” quasi sempre nei confronti dei pochi allenatori che non erano stati scelti da Silvio Berlusconi in persona. Ricordiamo quelle su Tabarez, Zaccheroni, Leonardo (col quale il rapporto è proprio finito male) e lo stesso Allegri. Non sono mancate anche nei confronti di coloro i quali erano stati invece chiamati direttamente da lui, specialmente quando il ciclo di vittorie andava esaurendosi: Ancelotti, bravissimo nell’arte della diplomazia, subì con eleganza (ed anche molta astuzia come racconta l’aneddotica di Milanello) le intemerate presidenziali e sempre col sorriso stampato sulle labbra. Va detto però che quello, fino alle ultime due stagioni di Allegri ed i sei mesi di Seedorf, era un Milan diverso; un Milan per il quale venivano impiegate risorse ingenti, sparite da un paio d’anni a questa parte. Un Milan per il quale il Presidente faceva un “sacrificio” personale ad ogni sessione di mercato, facendo vestire la maglia rossonera anche a campioni a dire il vero un po’ imbolsiti, ma dal nome di assoluto richiamo.
Quello che invece colpisce ed un poco lascia perplessi è che Filippo Inzaghi si veda accomunato allo stesso destino dei suoi predecessori dopo sole tre giornate, nemmeno andate così male, ma soprattutto con una rosa che impallidisce rispetto all’ultima vincitrice di un campionato soli 3 anni fa. Stupisce che arrivino certe punzecchiature dopo che per il mercato 2014/2015 si sia spesa un’inezia, badando soprattutto a cedere giocatori dal contratto particolarmente oneroso. Ci si meraviglia del fatto che ci si possa lamentare quando è stato evidente per molti (ma non per tutti, pare…) che la Juventus, al di là della vittoria di misura, ha dominato il gioco in virtù del differente tasso tecnico della sua rosa.
Ecco allora che tutto ci saremmo potuti aspettare fuorché le bordate (con tanto di delegittimazione di un tecnico che tra l’altro è consapevole di non essere stato una prima scelta) contro chi ha avuto il coraggio di rischiare un’avventura che alle stesse condizioni, molti suoi colleghi più blasonati avrebbero avuto molte remore nell’accettare. La dimensione di questo Milan non è quella della squadra che possa lottare per il titolo, quantomeno sulla carta; Inzaghi ha comunque riportato entusiasmo in un ambiente poco uso a non poter competere per qualcosa. Basterebbe avere un po’ di pazienza ed un po’ di autocritica, ma si sa che quando nella vita ci si abitua ad avere successo, è facile dimenticarsi della loro esistenza.
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