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EDITORIALE DEL GIORNO
Milan: calma e gesso, ma il giochino è nuovo e strano
Calma e gesso. La massima del buon giocatore di biliardo nel momento di difficoltà, quando non sembra ci siano via d’uscita, quando si è messi all’angolo. Calma e gesso, deve dire il Milan, calma e gesso devono pensare i tifosi.
Certo, dopo il sabato nero, pressati dallo scoramento, cercare di ragionare sul futuro è difficile, avvilente. Ma come, a noi? Quelli più scaltri, quelli furbi sul mercato. Il plurale maiestatis è riferito naturalmente ad Adriano Galliani che anche i più accesi denigratori non esitano a definire navigato ed esperto. Eppure qualche sentore si presagiva, qualcosa non sembrava tornare. Il nicchiare di Jackson Martinez non convinceva, evidentemente la ricerca di affermazione per chi probabilmente non si sente ancora arrivato, cioè giocare la Champions, può diventare vincolante. Molto più della parola data, da lui o dal suo procuratore. Diverso il discorso su Kondogbia che ha scelto una società fuori dalle coppe, un progetto ambizioso ma in costruzione, una scommessa sul futuro … dalla parte sbagliata del naviglio! Caro ragazzo, non si può pensare solo in termini economici, non si può credere che il calcio sia solo futuro, non si può non conoscere la storia, l’indole della società dove hai scelto di andare. L’allenatore che ti ha telefonato, così pare, ma che ha sicuramente telefonato in sede urlando e minacciando le dimissioni se tu non fossi arrivato, quello che per te ha fatto spremere le casse della società, colui che ne vuol cambiare otto o nove e poi vediamo, ha vinto solo quando le contingenze nel campionato italiano sono state “favorevoli”, diciamo così. Storica vittoria anche in Premier, è vero, col City, ma raggiunta al ’94 dell’ultima giornata con “la squadra degli sceicchi”. Forse non sai che il tuo arrivo messo come aut aut dal tuo tecnico, potrebbe essere il primo significativo passo verso la prova del nove sulla solidità economica della tua nuova squadra. E le prove non sempre riescono. A meno che non vinciate subito. A meno che qualcuno non copra le voragini. Vedremo, vedrai.
Con buona pace di Fedro e delle sue favole, ci sarebbe poi da capire come si sia arrivati a questa esperienza: il curioso ed inutile appoggio del fondo Doyen nelle vesti di Nelio Lucas, gli’intrecci e i veti sospetti tra procuratori, le quantomeno infelici frasi di un non di ruolo, Victor Dana, l’intervento di Bee Taechaubol. Adriano Galliani sembra sia stato catapultato in un teatrino più che in un mercato che non conosce, o forse, siamo alle soglie di un mercato nuovo, con meno regole, con più pirati, dove la parola data, la stretta di mano, non avranno più patria. Se pensavamo di avere le entrature per questo nuovo gioco, le speranze sono miseramente e misteriosamente naufragate, se n’è accorto anche l’a.d. e forse, anzi sicuramente, vuole tornare a giocare a modo suo.
Per anni il pard, la spalla, l’interlocutore di Galliani è stato Ariedo Braida. Chi nascondeva il contratto di Raijkaard nelle braghe, chi bruciava la concorrenza per Van Basten e Shevchenko, chi partiva il 14 agosto per andare a prendere Kakà? Forse è stato accantonato troppo frettolosamente. La complicità, l’intesa, il feeling non s’improvvisano, se mancano può costare parecchio come s’è visto. Diamo però ancora credito al vecchio Condor. Lo smacco, siamo sicuri, ha segnato anche lui. Ma ha l’orgoglio, le conoscenze e quest’anno anche i soldi e l’appoggio del Presidente, per costruire una squadra che darà filo da torcere a tanti. Lo diciamo, l’auspichiamo con ottimismo, proprio adesso nel momento di maggior amarezza, oggi che non abbiamo ancora preso nessuno, quando la squadra da regalare a Mr. Mihajlovic, tosto e ottimista pure lui, è totalmente da costruire. Sicuramente non è il momento per cambiare strategia e strateghi. Saremo anche più realisti del re, ma diamo fiducia anche perché è il momento di stringerci a coorte, di serrare le fila. D’altronde non siamo ancora sotto l’ombrellone, a giugno sono davanti ma c’è tempo per lo scudetto d’agosto. Figurarsi per quello vero.
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