-
EDITORIALE DEL GIORNO
Al nome di Ancelotti il cuore si infiamma

Carlo Ancelotti e Antonio Conte. Mentre il Milan di Inzaghi si appresta a concludere una delle stagioni più buie della storia rossonera, il dibattito sul nuovo allenatore si è già scatenato.
Le promesse di Berlusconi e Galliani (“faremo un grande mercato” hanno detto pressoché all’unisono) portano a pensare a un grande nome, uno di quelli capaci di risvegliare l’entusiasmo di media e tifosi. Personalmente ridurrei la sfida ai due sopraccitati: non me ne vogliano Montella, Sarri o Emery, ma quei due là sono di un’altra categoria. Il cuore batte forte quando si parla di Ancelotti, d’altronde non potrebbe essere altrimenti. 2 Champions League, 1 Mondiale per Club, 2 Supercoppe Europee, 1 Scudetto, 1 Coppa Italia e 1 Supercoppa Italiana: eccolo qui il suo palmares alla guida del Milan, a cui bisogna aggiungere tre trofei col Chelsea (Premier, Fa Cup e Community Shield), 1 col Psg (Ligue 1) e 4 (!) col Real Madrid (Champions League, Mondiale per Club, Supercoppa Europea e Coppa del Re). Il suo arrivo, in un momento storico come questo, sarebbe un onore per una squadra fuori dall’Europa e tutta da ricostruire. Il cuore, ribadisco, s’infiamma al solo pensiero di rivedere quel sopracciglio alzato e anche lo spirito, finalmente, sorride. La testa però mi dice Conte. A costo di essere impopolare io, come si suol dire, voto Antonio. Non è solo questione di palmares, fosse così i tre scudetti del tecnico salentino (raccolti però in pochi anni di carriera) impallidirebbero di fronte allo sfarzo ancelottiano. E’ che il Milan, a mio modo di vedere, necessita di un guerriero da campo più che di uno splendido gestore di fuoriclasse. Anche perché, con tutto l’ottimismo possibile e immaginabile, mi sembra difficile possano arrivarne nella prossima campagna acquisti. Quella sarà all’insegna di giocatori giovani, talentuosi e affamati, esattamente il tipo di materiale con cui Conte ha dimostrato di esaltarsi. Ancelotti invece ha sempre lavorato con i top player e io, in questo Milan, proprio non ne vedo. Intendiamoci, passare dal volenteroso ma inadeguato Inzaghi a Carletto sarebbe tanta roba, guai a pensare il contrario. Io però sogno una squadra incazzata col mondo proprio come lo sono io dopo due stagioni del genere, ecco perché spero che i contatti con Conte (ci sono stati e ci sono tutt’ora, ve lo garantisco!) portino a qualcosa. Probabilmente però non sarà così: troppo tignosa la questione Nazionale perché due come Berlusconi e Galliani, da sempre uomini di grande potere, non mollino la presa. E allora speriamo di riabbracciare Ancelotti, allenatore top e uomo Milan a 360°, piuttosto che doverci accontentare di Montella o Sarri, gente che pur facendo un buon calcio non ha mai vinto niente. Carletto però dovrà togliersi lo smoking indossato con Abramovich, Al Maktoum e Florentino per indossare la tuta da lavoro. Perché qui, di uguale al 2009 (anno della separazione) c’è solo il nome del club.
RIPRODUZIONE RISERVATA
1,460 Visite totali, nessuna visita odierna