Balotelli: la nuova unità di misura del male

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“Certo che faremo ricorso contro le squalifiche: il ragazzo può aver sbagliato ma non può prendere 4 giornate, Braschi mi spieghi perché le merita. Addirittura una più di quelle che prese Balotelli…” (Andrea Della Valle)

Apprendiamo con gioia che, nel lessico calcistico attuale, Balotelli è diventato un’unità di misura del male, un evil meter a cui rapportarsi per valutare gravità maggiore o minore nei comportamenti.

Non sono qua per discutere di indolenza in campo, inesistenti movimenti elementari da prima punta come i tagli per favorire il passaggio dei compagni, falli di frustrazione, ammonizioni evitabili. Sono tutte cose che mandano in bestia pure me.

La cosa che mi sconcerta è la facilità di tutto il mondo calcistico e non nell’utilizzare il nome di Balotelli come meglio gli pare.

Nel gennaio del 2013, poco dopo il suo rientro in Italia, adocchio un titolo su qualche giornale che recitava “Balotelli beccato in discoteca”. Leggo, mi rendo conto che la notizia parlava di una serata domenicale a partite finite, quando il giorno successivo riposano tutti, che in discoteca era con El Shaarawy, che nel locale c’era all’incirca mezza serie A del nord Italia.

Eppure l’hanno beccato in discoteca. Lui.

A volte mi piazzo nella testa di questo o quel giornalista che, nel giorno di riposo calcistico, trascorre le sue ore lavorative a seguire questo ragazzo sin dall’uscita di casa sua. Speranzoso, trepidante… ”magari si accende una sigaretta”… ”magari ha un alterco con un vigile urbano”… ”magari gli transita accanto una tizia e ci ricamo su”.

Chissà se era ciò che sognava quando era all’università, quando leggeva uno come Brera o citava Montanelli tra i maestri che lo ispiravano a voler intraprendere gli studi per quella carriera.

Poi sono arrivate le bollette e i mutui, e quelli vanno pagati, sapete com’è.

Una vecchia amica di Balotelli, l’anno scorso, ha raccontato nei dettagli di come fosse stata avvicinata da una rivista scandalistica con un’offerta economica notevole per venire semplicemente “agganciata” davanti alla porta di casa di Mario e fotografata in maniera tale che sembrasse uscire al mattino con lui. Alberi sprecati e byte occupati indegnamente sulla rete, il tutto in quantità veramente eccessiva.

Poi ci sarebbe la stampa sportiva seria, quella rosea che per molti italiani è stata una Bibbia per decenni, che ti dava un senso di sicurezza quando te ne uscivi con lei dall’edicola, che ti faceva guardare storto uno sconosciuto in un bar solo perché se l’era già accalappiata lui.

La rosea in questione non attribuisce molto peso al fatto che, nelle ultime sei partite, Mario abbia beccato solo un giallo, che da una settimana si alleni da solo tutti i giorni per tentare un disperato recupero contro la Juve.

Molto meglio mostrare un video in cui si permette di non saltare quattro ostacoli da venti centimetri, chiaro segno di svogliatezza, molto meglio riferire con costanza di presunte risse, di presunte litigate.

Il top si raggiunse nella tre giorni di Napoli per Italia-Armenia. Un cameraman permaloso che proprio non si capacita che uno reagisca male se gli cacci un obiettivo da mezzo metro nella tempia, e poi la meravigliosa senatrice Capacchione, quella che in questi giorni propone la galera per chi abbia dubbi sul matrimonio e la possibilità di adozione per le coppie omosessuali.

Di fronte ad un rifiuto di essere sempre tirato per la giacchetta e divenire simbolo a comando di tutto ciò che il mondo desidera per lui, la lotta alla camorra in questo caso, si becca dalla senatrice dell’imbecille.

Coraggiosissima la signora.

Peccato che la signora abbia sempre attinto voti e visibilità dalla sua area di provenienza geografica, il napoletano, e non si sia mai azzardata ad attribuire una simile patente a chi della camorra e dei suoi agi lussuosi si è sempre circondato nel suo periodo a Napoli. Esatto: proprio quel Maradona che nei vicoli si trova ancora su muri e colonnine votive, venerato come un dio e forse un po’ troppo “dannoso” da criticare per la senatrice partenopea. Molto meglio quello lì nero, tanto lo insultano già tutti.

Già, perché sugli insulti a Balotelli, dai buu razzisti ad altre chicche esibite dalle curve italiane, è sempre possibile opporre un confortante “sì, ma…”, da proseguire come si desidera: atteggiamento arrogante, non esulta quando segna, viziato.

In effetti un calciatore di serie A di 24 anni che gira con auto sportive, frequenta locali in, ha centinaia di ragazze potenzialmente ai suoi piedi, non si era mai visto.

Balotelli, al di là dei più beceri istinti razzisti da Lega o similari, purtroppo riesce a tirare fuori alla perfezione l’ipocrisia italica, e va a stanarla proprio da quell’ampia fetta di radical-chic che si sente a posto se va a comprare le tisane dall’equo solidale: va bene un nero da aiutare che così mi sistemo la coscienza, mi fa pure piacere se si trova un lavoretto in fabbrica o pulisce le strade, la dignità innanzitutto.

Dite che questo è italiano, nero e pure milionario? Questo scombina di brutto i piani della mia coscienza, mi sa che mi girano pure un po’ i coglioni.

Mario è un’anomalia, silenziosa e non troppo cordiale vero i giornalisti, se ne sbatte assai, per costoro è sin troppo facile picchiare duro.

Ho trascorso un gran parte dell’ Europeo del 2012 a sentir dire “e ma perché non lo leva quel coglione”, “è inutile”, “io finchè c’è quello non tifo per l’Italia, ma non perché e nero…”.

Poi atterro dall’altra parte del mondo e il capitano dell’aereo ci comunica che l’Italia ha battuto la Germania in semifinale. Scendo, mi attacco alla prima postazione Internet che trovo, scopro piazze e fontane del Belpaese ricolme di magliette improvvisate col suo nome, striscioni che inneggiano a lui, cori, gente che imita quel suo mostrare i muscoli alla signora Merkel.

Il paese dei voltagabbana e dei dietrofront per convenienza. Non da oggi peraltro.

Ancora oggi, al di là dei suoi mille difetti in campo già citati, sogno una sua conferenza stampa, dopo l’ennesimo insulto, in cui comunichi dolcemente a Prandelli e al Paese intero di arrangiarsi per la gitarella estiva in Brasile, che i Matri e i Gilardini vari in fondo son bravi ragazzi e non accendono pruriti nelle linde coscienze italiche, che rappresentare un Paese che lo odia e che pretende di usarlo come meglio gli pare, basta che poi salvi le chiappe al paese medesimo quando va in Nazionale, non gli interessa per nulla.

Daltrey – Diavoltaire

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