L’effetto placebo

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Poco più di due mesi fa, dopo l’orrenda prestazione di Sassuolo, il Milan decise di esonerare Allegri. Mossa doverosa, anche se tardiva, ma credo che ben pochi si fossero illusi che rimuovendo il tecnico livornese, all’improvviso tutto sarebbe cambiato in meglio come per magia.

Certo, c’era chi esaltava il gioco per una vittoria casalinga contro lo Spezia in coppa Italia con Tassotti in panchina, o chi era già partito con elogi sperticati per una squadra che ha giocato contro il Verona con un modulo più offensivo, ma in questi casi si cade nel ridicolo: il lavoro di un allenatore di solito si vede dopo mesi, non dopo aver diretto due allenamenti. E, per quanto riguarda Seedorf, si potrà vedere (ed iniziare a giudicare) a novembre/dicembre dell’anno prossimo, con una squadra condotta da lui fin dall’estate, non prima.

Per fortuna che, comunque, almeno a livello emotivo, una scossa ai giocatori era stata data, e ciò ha permesso di inanellare punti nella fase iniziale, anche se con prestazioni discontinue. Sull’onda della fiducia (e della condizione fisica) crescente, il Milan ha anche inanellato tre prestazioni buone di fila, cosa mai successa in precedenza in questa stagione, con risultati alterni: Atletico, Sampdoria e Juventus. La partita contro i gobbi avrebbe potuto dare quell’ulteriore fiducia e consapevolezza che mancava alla squadra per tentare l’ingresso in Europa League, ma purtroppo il Milan, a differenza degli avversari, non ha saputo concretizzare, palesando limiti tecnici rispetto ai cinici rivali. La batosta di Madrid, contro un Atletico che, senza fare nulla di eclatante, ne ha segnati 4, ha dato la mazzata finale alla squadra, ed esaurito del tutto la spinta dovuta al cambio.

I problemi sono sempre gli stessi: fatica a rendersi pericolosi, avversari che riescono sempre a trovare il goal quando premono un po’, mancanza di continuità a livello di concentrazione durante la partita. Aggiungiamoci la naturale depressione di una rosa da lotta per il terzo/quarto posto, a cui si chiede di giocare sempre all’attacco e di essere l’avversaria principale della Juve (ed in questo senso anche le mitiche partenze di Allegri non aiutano), e può capitare di rendere sicuramente sotto il proprio valore. La rosa non è da metà classifica, senza ombra di dubbio, ma, per quello che si è visto in campo quest’anno, il Milan è dove merita di stare.

Pure dalle statistiche relative campionato (forniteci dal nostro Cristian), si può vedere che, alla fine, i cambiamenti portati dall’avvicendamento in panchina sono stati minimi. Squadra col baricentro leggermente più alto, statistiche su possesso palla, supremazia territoriale, passaggi riusciti, pericolosità praticamente identiche. Il Milan di Seedorf per ora protegge un po’ meno l’area, ma i numeri su goal subiti e partite finite con la rete inviolata sono migliori di quelli del predecessore, mentre i numeri sui goal fatti sono a favore di Allegri, nonostante la squadra con Seedorf tiri di più.

POSSESSO PALLA
Milan Allegri 55%
Mlan Seedorf 56%

TIRI
MA 15,8 a partita
MS 16,5 a partita

TIRI IN PORTA
MA 6 a partita
MS 7 a partita

PALLE GIOCATE
MA 634,4
MS 634,8

PASSAGGI RIUSCITI
MA 70,04%
MS 71%

SUPREMAZIA TERRITORIALE
MA 12,7min
MS 13,5min

ATTACCO ALLA PORTA
MA 46,92%
MS 47%

PROTEZIONE AREA
MA 53,29%
MS 50%

PERICOLOSITA’
MA 56,72%
MS 56%

GOL SEGNATI
MA 1,6 media a partita (tot 31 su 19)
MS 1,1 media a partita (tot 10 su 9)

GOL SUBITI
MA 1,5 media a partita (tot 30 su 19)
MS 1,3 media a partita (tot 12 su 9)

PORTA INVIOLATA
MA 4 volte su 19
MS 3 volte su 9

ZERO GOL SEGNATI IN PARTITA
MA 3 volte su 19
MS 2 volte su 9

Un vero peccato, quella fiammella durata un paio di settimane aveva riacceso speranze europee, ma ora bisogna fare i conti con la realtà. Che parla di un organico da rifondare, proprietà che non ha intenzione di mettere mano al portafogli per nuovi innesti, assenza di una politica societaria e lotte intestine tra dirigenti. Per non parlare di una rosa con pochi giocatori vendibili e con una serie di ingaggi pesanti. Situazione in cui è difficile fare mercato e frutto di una serie di scelte scellerate. L’allenatore conta sì, ma, a queste condizioni, non così tanto.

Gimbal – Diavoltaire

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