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EDITORIALE DEL GIORNO
A tutto Clarence
16 gennaio, 2014 12:00 pm
Diavoltaire
Salutare il Milan da calciatore per tornarci, nel giro di soli 19 mesi, da allenatore, all’età di 37 anni, non è da tutti. D’altronde, la normalità non è mai stata nelle corde di Clarence Seedorf. Orbene, a questo punto dovremmo dilungarci nell’elenco dei numerosi record e trionfi della sua carriera di calciatore, ponendoli come base solida della convinzione di una altrettanto eccezionale carriera da allenatore. Dovremmo, al tempo stesso, elencare con disinvoltura, ma senza alcuna fondata certezza, idee, moduli, tattiche e richieste di mercato dell’ex numero 10 rossonero, seguendo la frenesia dei mass-media italiani.
Ma non accadrà, sia perché, purtroppo, non siamo in possesso di doti divinatorie, sia perché incensare la carriera di Seedorf è un esercizio di mera e superflua celebrazione, che, inoltre, sposta l’attenzione da ciò che realmente conta : l’effettivo inizio della rivoluzione rossonera. I tumulti di novembre erano dati ormai per sopiti, sepolti sotto le ceneri di una poltrona per due, di una divisione di compiti tra Adriano Galliani e Barbara Berlusconi, di una pace imposta, che a conti fatti non ha mai convinto in pieno. Il post-Sassuolo ha definitivamente sgombrato il campo dai dubbi, e messo a nudo i reali rapporti di forza in seno alla dirigenza. Clarence Seedorf , infatti, non è solo il successore di Allegri sulla panchina del Milan, ma rappresenta l’ennesima e, forse, decisiva bocciatura dell’operato e delle idee di Adriano Galliani. Il quale, dopo aver convinto la famiglia a trattenere Allegri nel teatrino dell’estate scorsa, aveva cercato ancora una volta di rinviare l’approdo dell’olandese a Milanello, contattando Inzaghi e Galli, per poi finire scavalcato dalla volontà della sua antagonista, decisa ad anticipare la rivoluzione prevista per l’estate.
Seedorf sarà quindi il primo allenatore olandese della Serie A. E questo è già storia. Ma quel che più conta, al momento, è che sarà il primo allenatore rossonero degli ultimi anni ad avere uno staff tecnico totalmente rinnovato, che molto probabilmente sarà arricchito da personalità forti e abituate all’ambiente come Jaap Stam ed Hernan Crespo. Scelte estremamente significative, soprattutto nell’ottica di riportare un’identità chiara all’interno dello spogliatoio, persa negli ultimi anni con la partenza degli uomini di lungo corso, certamente logori per il campo ma indubbiamente utili per trasmettere certi valori ai nuovi e ai più giovani.
L’aspetto dello staff tecnico è assolutamente importante, oltre che interessante, alla luce di tutte le difficoltà avute in questi anni dalla squadra rossonera, sia dal punto di vista della preparazione atletica che dal punto di vista degli infortuni. E’ alquanto plausibile, pertanto, aspettarsi che un uomo intenzionato a circondarsi di collaboratori attenti e competenti, seguendo il modello dell’Ajax, provvederà quantomeno a sostituire tutte quelle figure professionali che hanno ampiamente dimostrato, in questi anni, di non saper svolgere al meglio il proprio lavoro. Una cosa che al Milan non si fa da ormai tanto, troppo tempo. Altrettanto certo sarà il cambio di approccio nei confronti dei calciatori, dato che il neo tecnico ha già fatto sapere, dal Brasile, di non essere disposto a tollerare colpi di testa e atteggiamenti sopra le righe. Un chiaro messaggio a tanti componenti dell’attuale rosa che hanno certamente approfittato di una scemata attenzione da parte della proprietà verso certi aspetti caratteriali e comportamentali.
Ovviamente il compito non sarà semplice, le perplessità sono tante, molte giustificate, altre meno. Le critiche preventive non si sono fatte attendere, anche da personaggi vicini all’ambiente Milan, Van Basten su tutti. Normale, d’altronde, nutrire dubbi sulla capacità di gestione di una situazione tanto importante quanto delicata da parte di chi, fino a ieri, era ancora un calciatore. Un tecnico navigato, con alle spalle una solida gavetta, con esperienza, avrebbe senz’altro generato maggiori certezze nel sentire dei tifosi e dell’ambiente. Da questo punto di vista, la scelta di Seedorf ha più contro che pro.
Eppure è una scelta storica, come detto sotto tanti aspetti, ma fondamentalmente per uno, che prevale sugli altri: il rinnovato interesse della famiglia Berlusconi. Era dai tempi di Fabio Capello che un membro della famiglia non si esponeva così tanto per un allenatore, in questo caso addirittura totalmente esordiente, senza alcuna esperienza di lavoro alle spalle. Chi fa paralleli col caso Leonardo dimentica che il brasiliano fu voluto e, per giunta, convinto a forza ad accettare un incarico che non avrebbe voluto dal solito Galliani. Ed è per questo che allo stato attuale non è importante stabilire quanto bravo possa o potrà essere Clarence Seedorf da allenatore, cosa impossibile da fare a priori.
Ciò che conta, attualmente, è che con Seedorf sia finalmente partita la rivoluzione, agognata e necessaria, che coinvolgerà tutti gli aspetti della società, dirigenziali e tecnici. Senza sottovalutare che il rapporto privilegiato tra la proprietà e il nuovo tecnico, porterà sicuramente una maggiore disponibilità economica sul mercato, con la possibilità di arricchire la rosa di giocatori di talento, al posto delle solite marchette per procuratori amici. Ed è per questo che bisogna fare un caloroso in bocca al lupo a Clarence Seedorf, sia nella sua veste di allenatore, sia nella sua veste di uomo della rivoluzione, di rappresentante del nuovo corso rossonero. Che inizia sotto l’egida del rischio, ma occorre osare per vincere. E la scommessa Seedorf ha tutte le carte in regola per rivelarsi vincente.
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