I valori si sono stabilizzati

Paolo Vinci

Cari Lettori,

la terza giornata di campionato ha stabilizzato i valori in cima alla classifica, ove si arroccano le due grandi favorite del campionato, Roma e Juventus, che viaggiano a punteggio pieno. L’altra, il Napoli, cade malamente in quel di Udine ed apre ufficialmente una crisi che sarà tutta da verificare. Crisi non solo tecnica, ma soprattutto dirigenziale e che trova le proprie radici nell’atteggiamento del suo padre-padrone presidente, ora in contrasto financo con i competenti tifosi partenopei.

La Juventus sconfigge il Milan nell’anticipo del sabato in un San Siro finalmente gremito fino all’inverosimile ed aldilà di alcuni episodi contestati a fine gara (forse, con un po’ di coraggio, il “timido” Rizzoli avrebbe potuto punire con il rigore il fallo di Marchisio su un Menez che comunque accentua la caduta, ovvero la spinta di Chiellini a FernandoTorres, episodi entrambi avvenuti in area di rigore e negli ultimi due minuti della partita) merita ampiamente la vittoria, al termine di una gara che la vede in dominio continuo nei confronti di un Milan eccessivamente  in sussiego e con una riverenza eccessiva nei confronti della “madama”. Un Milan che non è stato mai in grado di ripartire e che ha subito una pressione continua che, comunque, si è materializzata solo col gol di Tevez al 71°, allorquando i tifosi rossoneri speravano di riuscire a farla franca, in barba ad una superiorità a volte apparsa imbarazzante, specialmente a centrocampo.

Il centrocampo, appunto. La mano di Allegri la si intravede in questa Juventus, che non predilige, come faceva quella di Conte le fasce, ma che vi sopperisce, presentando un’azione più stretta dei centrocampisti, in un sistema di gioco che esalta le qualità eccezionali di un Pogba stellare, il quale fa reparto da solo, devastando le linee avversarie. Contro questo centrocampo, era chiaro sin dall’inizio che la mediana del Milan, priva di c.d. “piedi buoni” dovesse andare in debito di ossigeno, in un contenimento continuo ed assoluto che ha inibito ogni ripartenza, eccettuate due occasioni nella prima frazione di gara (colpo di testa di Honda ed un bel tiro di Menez, entrambi parati da Buffon). E così abbiamo visto un opaco Faraone e lo stesso Honda sulla linea dei terzini a difendere un pareggio che, si è visto subito, era il traguardo massimo di questo Milan, ributtato duramente sulla terra dopo le prime due giornate di gloria.

Ci siamo chiesti, nell’Editoriale della scorsa settimana, se quella fu vera gloria. La risposta, dicemmo, doveva venire dagli esiti di questo incontro di cartello con i campioni d’Italia.

Credo che sia ingiusto, comunque, trarre ora le conseguenze e che Inzaghi e lo stesso Milan, per avere una risposta oggettiva, meritino almeno una prova d’appello, che le prossime tre giornate, incastonate nei dodici giorni che vanno dall’anticipo infrasettimanale di Empoli, alla seconda trasferta di domenica a Cesena, all’anticipo casalingo del 4 ottobre col Chievo. Facendo l’en plein, Inzaghi potrebbe ben dire di aver assorbito anche la notte triste di fine estate che lo ha visto sconfitto dinanzi al mai amato Allegri.

Nonostante tutto, Forza Grande Vecchio Cuore Rossonero!

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