Milan: Come una bibita zero! Zero cuore, zero grinta, zero gusto!

Come una bibita zero

Personalmente non sono mai stato un estimatore di Mr. Allegri, ero però convinto che la sua idea di calcio potesse “sistemare”, almeno in parte, i problemi cronici del Milan. Invece il debutto in Serie A ha riaffiorato i fantasmi delle passate stagioni.

Ad oggi la campagna acquisti appare priva di logica e soprattutto priva di talento. Mancano giocatori di qualità in grado di cambiare il corso degli eventi. Zero cambi in attacco, una difesa distratta e senza qualità, un centrocampo discreto dove il miglior elemento compirà 40 anni il 9 settembre. È difficile andare avanti a commentare, ma il ritornello che mi viene in testa è il seguente, lo stesso del titolo dell’editoriale: “Milan: come una bibita zero! Zero cuore, zero grinta, zero gusto!”.

Ieri sera contro la Cremonese ho visto una squadra priva di anima, giocatori lineari che non hanno mai tentato di cambiare il corso del fiume. Ho salvato alcune prestazioni, fra cui quella di Alexis Saelemaekers e poco altro. Ora tutti a cercare il nuovo colpevole, prima portava il nome di Stefano Pioli, poi quello di Paulo Fonseca e poi quello di Sérgio Conceição. Oggi a chi diamo la colpa?

Sui social c’è già chi si scaglia contro Igli Tare, chi contro Massimiliano Allegri e chi contro la Curva Sud non presente nei cori. La realtà è da ricercare sempre nella società che nel giro di qualche anno ha distrutto squadra, curva e società stessa. Acquisti che hanno sempre il sapore di scommesse nemmeno troppo rischiose. Fiches da 20 milioni di euro in giù che corrispondono, quasi sempre, a fallimenti annunciati. Nel calcio attuale, i giocatori sotto i 50 milioni di euro sono da considerarsi scommesse rischiose, i giocatori forti, certi, vanno dagli 80 milioni in su. Ovvio, ogni tanto, capita di pescare un giocatore da 10 milioni dal talento ancora inespresso che possa, nel giro di 2 o 3 anni, diventare un top – vedi ad esempio Reijnders – ma è molto più probabile il fallimento. Io sposerei appieno il “progetto giovani” ma se di tale si trattasse. Quindi negli ultimi due anni avrei preso Mastantuono e Endrick ad esempio, avrei investito su Estêvão e via dicendo. Questo sarebbe stato un progetto giovani, caro, ma reale. Invece, si punta su giocatori di 23 o 24 anni dal costo molto basso ed il risultato non può che essere fallimentare.

Altro grosso problema, nell’ipotesi, al limite del surreale, che si azzecchi la campagna acquisti con giocatori di medio basso costo, il problema arriverebbe o arriverà, con la stagione successiva, dove gli stessi giocatori verranno ceduti alla prima offerta nel nome della plusvalenza. Così potrai far bene un anno, ma non costruirai mai un ciclo lungo e vincente.

Finiamola, il calcio non è un videogioco, è programmazione, lungimiranza, investimenti e soprattutto cuore.

Lo stadio non è una sala cinema, non è un maxi schermo dove proiettare video promozionali o la “kiss cam”. Lo stadio non può essere un posto per spettatori occasionali. Il calcio è viscerale e la squadra del cuore la ami sin da bambino e proprio come il coro: “come quando da bambino la guardavo con papà!”

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