Milan: Prestazione sconcertante ed offensiva

Paolo Vinci

Carissimi ed Afflittissimi Tifosi Rossoneri,

la trentaduesima giornata di campionato, nella quale è spiccato il Cuore del Grande Toro che ha incornato la Juventus in un derby MERAVIGLIOSO e commovente, specialmente sotto il profilo del pathos calcistico, azzerando una carestia che durava esattamente da vent’anni, emette una sentenza definitiva: per i Veri Tifosi del “diavolo” è il momento più basso della gloriosa storia rossonera, se si escludono le due retrocessioni in B di inizio anni ’80.

Certamente, è il momento più basso dell’ultimo trentennio Berlusconiano, fino a quattro anni fa “infarcito” di stupende vittorie.

A Udine, la squadra non è proprio scesa in campo, la sua prestazione è stata sconcertante ed offensiva della stessa maglia; i giocatori non erano solo privi di “nerbo”, ma addirittura rassegnati e completamente immotivati.

E’ possibile che l’Allenatore non si sia reso conto, lavorando con loro per un’intera settimana, di questo grave deficit che prima di tutto è psicologico, morale e  poi atletico e tecnico? Se non si rende conto di questo, cosa ci sta a fare?

Perché si è arrivati fin qui?

Perché tutto questo?

Perché solo ora, a sei giornate dalla fine del campionato e dopo che “i buoi sono definitivamente scappati dalla stalla” l’Allenatore ha parole di fuoco, condivisibili, nei confronti di tutti?

E’ troppo tardi, il tempo è irrimediabilmente scaduto.

Bisogna fare un analisi a 360 gradi sui reali motivi di questa deblacle Rossonera.

La squadra non è stata rinforzata a dovere nel reparto nevralgico: il centrocampo, ove si dispone di soli incontristi, eccetto Montolivo,  che, comunque, le poche volte che è stato impegnato, non si è sempre dimostrato giocatore all’altezza del Milan.

A gennaio, sono stati acquistati, oltre che gli utili Antonelli e Paletta, giocatori assolutamente inutili o doppioni, come Cerci e Destro, allorquando in casa si disponeva di Pazzini e soprattutto di un certo Fernando Torres, che, a Madrid, ha dimostrato di essere tutt’altro che finito ed al quale non è stata data dall’allenatore, col permesso complice e sbagliato della Società, alcuna fiducia.

Discorso a parte per quanto riguarda Menez, ottimo giocatore ma assolutamente individualista. Lo si conosceva già dai trascorsi con  la Roma ed il PSG; se in queste squadre non veniva impiegato spesso, una ragione doveva esserci. Ed occorreva sceverarla. Riposava nella circostanza che, una buona parte delle partite non le gioca, dandosi all’aventino del nulla. Come sabato ad Udine. V’è poi da fare una riflessione. Con lui in campo, un vero numero 9, un centravanti, non potrà mai giocare, essendo il Menez troppo innamorato di se stesso e soprattutto… del pallone.

Sono questi solo pochissimi esempi di una squadra che non è squadra, figlia di almeno tre ultime campagne acquisti non omogenee e degne dell’ottimo Galliani, il Condor. Il quale, va detto per onestà intellettuale, ha dovuto fare le nozze coi fichi secchi, recentemente. Ma che, poteva comunque munirsi di un progetto, giovane ed italiano, ad ampio raggio e soprattutto ad ampio respiro.

Progetto che si è solo accennato con gli innesti degli ottimi Diego Lopez, Antonelli Bonaventura, Poli e Paletta (buona riserva), ai quali andrebbe aggiunto solo Mexes (se si riduce lo stipendio), con il coevo inserimento nell’organico di almeno quattro giovani della Primavera, tra i quali Locatelli e Mastalli, facendo tornare all’ovile Njang, Verdi e l’ottimo Gabriel del Carpi.

E rivedendo le posizioni di De Sciglio e del Faraone, per i quali occorre una scelta di campo definitiva.

Partendo da questo, sarebbe opportuno fare un piano, almeno biennale, di rilancio, intervenendo sul mercato per “rifondare” la rosa.

Tutto ciò indipendentemente dai problemi societari attuali.

Che sono sotto gli occhi di tutti e non possono essere celati, altrimenti si pecca di ipocrisia.

Non a caso, proprio allorquando si è incominciato a parlare dei problemi societari e del possibile nuovo acquirente, la squadra ha accentuato i suoi endemici limiti.

Sarà un caso?

Non credo proprio!

Molto bene ha fatto Marina Berlusconi, Persona serie e carismatica, ad imporre il silenzio ed a richiamare alla riservatezza.

Se Silvio Berlusconi non ritiene  – ovvero non è più in grado di investire – per sue recondite ragioni che non possono in ogni caso essere sindacate, è giusto che venda il Milan.

Il problema è: a chi?

Ben vengano investitori Cinesi, i quali già si sono spesi nel mercato Italico di altri settori.

L’importante è che facciano un investimento finalizzato a riportare la Squadra ad un livello competitivo per il campionato italiano, calibrando a scadenza breve il ritorno del Milan nell’ Europa che conta. E mantenendo il prestigio della prima squadra del Mondo.

Ora, purtroppo, solo per Fama.

L’auspicio è che non diventi…Leggenda.

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