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EDITORIALE DEL GIORNO
Milan: umiltà la parola chiave per rinascere
Brutto risveglio per il Milan al Franchi di Firenze, dai sogni di gloria cullati nel precampionato.
Anche la Fiorentina aveva divertito e vinto, più i rossoneri, nelle amichevoli d’agosto con successi di prestigio in particolare con Barcellona e Chelsea, ma si sa la prova dei fatti arriva quando ci sono in palio i tre punti. La prima di campionato ha dimostrato che la Viola è più avanti del Milan soprattutto nel gioco e nella compattezza. E non poteva che essere così visto che Montella ha lasciato in eredità a Paulo Sousa una squadra unita e ben amalgamata a cui il portoghese ha potuto aggiungere i nuovi come tasselli a completare un mosaico ed ha semplificato il gioco arretrandone il baricentro, rafforzando il centrocampo e usando sapientemente i lanci lunghi e le ripartenze. In questa trappola son caduti facilmente i centrali del Milan vuoi per ingenuità, vuoi per inesperienza mal supportati, o meglio non coperti dal centrocampo sballottato in inferiorità nel mare viola. Rimasti in dieci, i rossoneri hanno subito e non hanno effettuato un solo tiro nello specchio pur creando un paio di occasioni importanti. Bisogna trovare al più presto la soluzione al rebus di centrocampo con un acquisto o con soluzioni tattiche. Detto questo qualcosa di positivo a mio parere s’è visto. I due centrali hanno commesso delle ingenuità ma mi pare che siano una coppia futuribile per fisico e classe, a cui gioco forza bisognerà concedere del tempo per smaliziarsi. Nella bolgia del centrocampo più di una volta i rossoneri hanno riconquistato palla con pressing coordinato e con tocchi scaltri. Quando si maturerà questa dote, si riacquisterà velocemente il possesso palla. Buoni gli inserimenti di Bonaventura ed i recuperi di Honda finché è stato in campo: due giocatori di affidamento. Testa bassa e lavoro, un inciampo alla prima giornata può ridimensionare i facili entusiasmi e può ricordare quanta strada ci sia da fare per ritornare al vertice. Un bagno di umiltà da cui deve nascere la riscossa.
I milanisti l’hanno amato più per i trascorsi nell’Inter – maglia buttata, screzi coi tifosi, foto con la maglia rossonera – che come vero idolo. Il ragazzo è difficile e convive coi riflettori costantemente puntati e non a salve. Ma i numeri dei suoi trascorsi milanisti parlano per lui: 30 gol in 54 partite e non con Milan tra i più belli della storia, parlano di un giocatore che la porta la vede. Certo nell’ultimo periodo si notava un’involuzione tattica che i più imputavano alla voglia di cambiare aria. Lo scaltro Raiola riuscì a trovargli un ingaggio faraonico ma l’Inghilterra, senza la protezione di Mancini, ha portato tutti i nodi al pettine. Da Mario Balotelli ci si aspettava molto di più e lui s’è perso, più sul campo a mio parere, che per il contorno con gossip enfatizzati. Ha il fisico e i numeri per poter far bene, soprattutto in Italia, ma se non si mette a disposizione della squadra con spirito di sacrificio e generosità tattica farà poca strada nella gerarchia di Mihajlovic. Detto ciò al Milan manca una punta. Con Niang fermo, Menez bloccato e Matri che non convince se venisse un raffreddore a Baca e Luis Adriano la squadra si ritroverebbe senza attaccanti di ruolo. Da inizio mercato tutti si son fatti la bocca ad un certo Ibrahimovic, ma se lo sceicco lo trattiene con catene d’oro perché non sfruttare l’ultima chance che viene offerta a Mario, per di più praticamente gratis per la società? Se c’è un allenatore, se c’è un uomo, che può farlo ritornare – se lo è mai stato – SuperMario, questo è proprio Sinisa Mihajlovic. Sperando che abbia abbandonato la spocchia del predestinato e indossi l’umiltà della riserva. Tra l’altro la possibilità di riscattarsi dall’accusa di non essere decisivo nelle partite importanti è così vicina: sarebbe la chiave per entrare nel cuore dei tifosi.
Le occasioni, i saldi di mercato sono stati il pane e anche il companatico nelle ultime stagioni per Adriano Galliani. Assodato che l’affair Balotelli è una cambiale che i tifosi vorranno vedere onorata, difficile da digerire se non andrà a buon fine, sembra che sia stato azzerato tutto l’impegno di questa sessione dal mancato arrivo di Ibrahimovic. Visto che alla fine s’è presa una punta, non quella ci si aspettava ma senza grandi esborsi, si spera che quei soldi vengano impegnati nella ricerca di un tassello a centrocampo. L’altro nome che aleggiava dall’inizio, forse meno conosciuto, probabilmente meno di fascino ma di grande sostanza, Axel Witsel potrebbe essere la pedina mancante per arrivare in alto. Rinunciando anche a qualche giocatore stimato o di cuore che c’è in rosa, stimato e di cuore che vorrebbe il Mister. Attenzione comunque agli ultimi giorni di mercato: ci saranno degli esuberi in tutta Europa per via dell’obbligo a rose di venticinque giocatori. Prevedo sorprese per tanti, e il volo del Condor a vigilare su tutti.
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