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EDITORIALE DEL GIORNO
Per Inzaghi solo marchiani errori
Cari Lettori Rossoneri,
la ventiseiesima giornata di campionato rafforza, col primato della Juventus, che vola incontrastata, verso il suo 31° scudetto, il grigiore assoluto delle inseguitrici, affette da “pareggite cronica” (vedi, specialmente, la Roma, all’ottavo pareggio su nove partite!).
E, insieme con esse, del campionato, da qualificarsi sempre più mediocre.
Questo è il calcio italico attuale, declassato a seconda fascia!
Per non parlare, poi, di quello che gli sta attorno, tra “figuri” di bassa lega, “compagni di merende”, procacciatori d’affari che vogliono apparire manager, ma che in realtà navigano ai limiti della bancarotta e del codice penale.
C’è proprio da esser fieri ad assistere a questo triste e spettrale teatrino.
Talvolta anche, per le implicazioni sumenzionate, pericoloso!
In questo contesto allarmante, il Milan era chiamato a dare un senso a questa sua “stagione senza sale”, che definire “grigia”, dopo questo inizio di anno drammatico, sta divenendo semplicemente limitativo. E l’incontro casalingo col Verona faceva ben sperare, non fosse altro per la tradizione nettamente favorevole (il Verona non ha mai vinto a San Siro, neanche nell’anno glorioso dello scudetto 1984/85!) che, alla vigilia, auspicava presagi positivi.
Invece, ecco l’ennesima, forse, sotto certi aspetti, anche peggiore di altre, prestazione di una squadra senza un gioco corale, senza collegamento tra i reparti, senza un’anima.
E, purtroppo, credetemi, mi piange il cuore a doverlo scrivere, ricordando l’immarcescibile idolo Pippo, senza una guida tecnica serena e reale.
Infatti, il Buon Mister ha inanellato, anche nell’anticipo di sabato, una serie di marchiani errori.
Ha iniziato col mettere in campo una squadra che presentava alcune disfunzioni solari: fuori Destro e dentro Pazzini, in barba a qualsiasi attenta disamina psicologica, laddove un giocatore che era fuggito da Roma per venire felicemente nel Milan proprio per non stare in panchina, veniva sacrificato e costretto a rivivere il suo dramma in favore di un altro, che fino a Natale, indispensabile, non era mai stato utilizzato. Quale carica emotiva, quale spinta verso la crescita dell’autostima viene data al proprio giovane centravanti, sfiduciandolo in questo modo?! E, occorre dirlo, Pippo aveva anche, fresco fresco, il precedente di Torres, tanto voluto in estate e poi relegato, in favore di Menez e della filosofia del “falso nueve”, in panchina, salvo poi vederlo rinascere improvvisamente, grazie a Simeone, all’Atletico di Madrid, in soli dieci giorni.
Come tanti altri sono rinati, non appena trasferiti in provincia, lontani da questo piccolo Milan di quest’anno (vedi Njang!).
Gli errori di Pippo non finivano qui: affidava il centrocampo, nel ruolo più delicato, davanti alla difesa, per intenderci il ruolo che fu di Pirlo e di Van Bommel, a tal sig. Muntari, giocatore, a mio modo di vedere, oramai impresentabile. Tant’è che il sig. Muntari, puntualmente, all’inizio dell’incontro si faceva vedere, dopo un paio di svarioni, facendo un inutile fallo che causava un rigore, trasformato col “cucchiaio” da Toni, che portava in vantaggio gli Scaligeri. Continuando, poi, per tutto l’incontro a fare “cappelle” a destra ed a manca.
C’è da chiedersi: abbondando in rosa di trequartisti e mezze punte, non poteva affidare quel ruolo all’eclettico e sempre disponibile, Bonaventura? O, provare Van Ginkel?
Misteri “Inzaghiani”!
Il Milan si trovava, per sue fortuna ed avventura, in vantaggio, grazie ad un rigore ed un autogol. Ma, a quel punto, la paura si faceva largo nella mente e nelle gambe dei giocatori e soprattutto del Tecnico, che sostituiva Pazzini con Bocchetti, facendo, così arretrare il baricentro della squadra di circa venti metri e… causando, proprio allo scadere, il meritato pareggio del Verona con Nico Lopez.
Anche in questa partita, il Milan è apparsa una squadra senza ritmo, mai in grado di imporre il proprio gioco, adagiata su quello degli avversari, priva di intensità, direi rassegnata, come rassegnato è irreversibilmente il suo Tecnico.
Ecco quello che è stato il Milan nell’anticipo con gli Scaligeri della ventiseiesima giornata.
Stucchevoli, come accade da qualche tempo, le dichiarazioni del Mister nella conferenza postpartita.
Dopo aver detto, al termine di quelle con Empoli e Chievo, rispettivamente, che “non si poteva pensare di dominare l’Empoli o venire a Verona e dominare il Chievo”, cercava di giustificare le sue scelte tecniche in modo in conferente e censurabile.
Una su tutte: “se il Verona non avesse segnato allo scadere, il giudizio sarebbe stato diverso”.
Suvvia, Pippo, non diciamo inesattezze: non sarebbe cambiato il giudizio su una squadra che, anche in questa circostanza, ha subito l’avversario, più debole. Di una squadra che, appunto, non ha mai, in questo campionato, salvo qualche sporadica mezz’ora, imposto il proprio gioco.
Ed ora?
Nessuno mette in discussione la buona fede di Pippo e le sue onestà morale ed intellettuale.
Ma anche i suoi limiti.
Solari.
Di inesperienza e di incapacità a leggere la partita.
Cosa accadrà ora?
Si è parlato di esonero e di affidare la squadra a Tassotti o addirittura a Brocchi, tecnico della Primavera.
Questa ultima ipotesi, sembrerebbe una nemesi. A mio modo di vedere, inopportuna.
O si finisce questa disgraziata stagione con Pippo in panchina o, al limite, si affida la squadra a Tassotti.
In attesa dell’ estate.
Ove occorrerà, magari con nuovi investitori accanto alla Grande Famiglia Berlusconi, di una vera e propria palingenesi!
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