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EDITORIALE DEL GIORNO
Provincialismi e provinciali
Ipocrisia e conformismo invadono il mondo del calcio e del Milan. I due lettori che mi seguono, ricorderanno come mi sia schierato subito dopo le dimissioni di Abete, a favore di Demetrio Albertini per uno strappo agli intrecci politici di Tavecchio.
Poi ho sentito il programma di quest’ultimo, uguale a quello del più giovane avversario e mi son chiesto chi avesse copiato. Poi ho sentito la frase di Tavecchio, uguale a tante della curva. Ma se le curve saranno sempre punite a prescindere come previsto nei documenti programmatici dei due pretendenti alla presidenza della Figc, un’accondiscendenza di gran lunga maggiore è stata concessa a Tavecchio da parte dei grandi elettori della serie A. Ma non da tutti: subito sono insorti Della Valle e Ferrero. A sto punto mi son preoccupato: ma non è che ho sbagliato tutto? In fondo se a gestire il calcio nazionale ci va un personaggio scafato da mille avventure nel sistema Italia – come ha ben elencato nel suo editoriale dell’altro giorno il collega Roberto Crema su queste colonne – forse è quello che ci vuole per il sistema Italia di cui il calcio fa parte. In fondo la frase incriminata non è altro che un colorito e superato modo per definire le provenienze: sarebbe insorta la Fifa se avesse dato dei mangia crauti o mangia paella? E poi visto che l’imposta sulle banane è stata abolita e non sono più considerate oggetti di lusso – un balzello pagato per trent’anni – oggi bisognerebbe forse tassare chi le produce e le coltiva: ecco dovremmo inventare le tasse per le altre nazioni così Italia e calcio italiano diventerebbero insuperabili. Insomma mi pare che il problema più grande sia come il nostro calcio abbia potuto partorire la designazione di Tavecchio. L’indignazione, i retromarcia, i distinguo, addirittura le inchieste mi fanno canticchiare come Sordi e la Vitti: ma ‘ndo vai….
Anche nel Milan vedo riaffacciarsi situazioni già viste. Un anno fa, mica dieci, società e presidente erano arrabbiati con le prestazioni della squadra nelle amichevoli pre campionato. Sarà stata tutta colpa di Allegri e non della squadra allestita o della scelta di avversari inappropriati? Il Milan con un allenatore esordiente ha perso, male e con sfortuna, contro i vincitori della Premier dell’anno scorso, che hanno un gioco consolidato grazie ad uno dei migliori tecnici in circolazione, Manuel Pellegrini, e pronti per l’inizio della stagione già fra quindici giorni. C’è da domandarsi se sia il caso di partecipare a queste, se pur remunerative, kermesse senza avvertenze per il nuovo status della nostra squadra. Siamo una provinciale, sul piano europeo in particolare. Veniamo da un campionato provinciale –leggi sopra- e abbiamo una rosa dove dovranno coesistere almeno per un po’, giovani di buone speranze e qualche pezzo pregiato vendibile all’occorrenza. Prima ci spolveriamo dalla grandeur degli anni passati e abbandoniamo la presunzione che spesso affiora, prima acquisiamo un atteggiamento di gioco determinato e grintoso, con tanta umiltà come predicava il buon Arrigo -che aveva comunque tutt’altra squadra- prima riusciremo almeno a trovare il rispetto di avversari e tifosi per chi ce la mette tutta. E spesso lo sport premia chi dimostra tenacia. L’anno prossimo non dovremmo incontrare grandi europee che ci possono dare sonore lezioni, ma giocare nel praticello della serie A e cercare di fare il meglio possibile per far crescere ragazzini, ragazzotti e allenatore. Ci vuole pazienza ma bisogna che la società lo dica a chiare lettere ai tifosi; coi proclami consueti si accendono inutili aspettative, anche di mercato.
Anche il calendario della prossima stagione ci tratta da provinciale con un inizio in salita che vedrà già alla terza giornata il ritorno di Massimiliano Allegri con la Juventus a San Siro. Io comunque, da inguaribile romantico, guardo sempre dove sarà l’ultima partita: che comodità sarebbe festeggiare qualcosa nella vicina Bergamo!
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