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EDITORIALE DEL GIORNO
Quando c’era Allegri i treni arrivavano in orario
E’ bastata una vittoria in Champions League col Dortmund più ridicolo degli ultimi anni a scatenare la mandria. Non quella bianconera, bensì quella Milanista, o meglio milanoide, perché certi con il Milan non hanno niente a che fare. E’ bastato vedere la Juventus nei quarti di finale per vedere spuntare fuori dalle fogne chi vi era rientrato lo scorso gennaio con un doveroso e sacrosanto esonero e ne era uscito brevemente nel periodo delle cinque sconfitte di Seedorf. Si sa che alla gente piace rendersi ridicola, ma al peggio non c’è mai fine. No. Allegri non ha fatto alcun miracolo. Ha evitato di suicidarsi, che è un fatto, ma battere la decima della Bundesliga, in piena crisi, non è certo una impresa degna di menzione. Non è di Allegri il merito di aver pescato due squadracce e aver biscottato con Simeone il passaggio del girone avvenuto per questioni di calendario e in virtù della sconfitta dell’Olympiakos col Malmoe. Non è di Allegri la possibilità di arrivare in semifinale grazie a sorteggi con squadre che farebbero fatica in Europa League.
Allegri è ovviamente solo un pretesto di qualche poveraccio che ormai ha perso il lume della ragione e attacca la proprietà su qualsiasi cosa. Lamentarsi, lamentarsi sempre e comunque è diventato un vergognoso stile di vita del tifoso Milanista. Lo stesso che si lamenta prima dell’acquisto di Torres e poi della sua cessione. Lo stesso che da settembre continua a rinfacciare la cessione di Cristante nonostante il maradona Friulano sia riuscito a giocare per intero una sola partita di campionato. Lo stesso per cui Menez non è un buon acquisto nonostante i gol e appena Galliani lo rivendica sente il bisogno di rinfacciare qualche fallimento random – come se nessuno ne facesse. Lo stesso che elogia la squadra ed il direttore sportivo del momento contrapponendola al Milan, ignorando quanto è accaduto prima e quanto è accaduto dopo nella stessa società. Come se il calcio non fosse fatto di cicli e si potesse essere un anno la Fiorentina, l’anno dopo la Roma, l’anno dopo il Borussia Dortmund e quella dopo l’Atletico Madrid.
E’ bene ricordare, che sia chiaro a tutti, che il signor Massimiliano Allegri è stato uno dei primi responsabili dello sfascio di questo Milan. Lui è stato il primo allenatore a perdere uno scudetto con Ibrahimovic, con le conseguenti perdite economiche. Lui ha riempito la squadra di mediani. Lui ha mandato via i giocatori di qualità. Lui ha chiesto Matri. Lui ha rischiato di perdere uno scudetto al primo anno e ne ha perso uno già vinto al secondo con due rose superiori agli avversari. Lui ha fatto figure barbine in Europa con Tottenham e Malaga. Lui ha fatto meno punti nel girone di andata non solo di Clarence Seedorf ma anche di Pippo Inzaghi. Può anche vincerla la Champions League – con catenaccio e contropiede l’ha vinta pure Di Matteo ma questo non ne ha fatto un grande allenatore. Ciò non cambia che il signor Massimiliano Allegri al Milan ha fallito su tutta la linea diventando una delle principali cause della situazione odierna.
Il rimpiangere Allegri – dopo aver dato a Galliani tutte le colpe possibili di averlo trattenuto, tra l’altro, evidenzia quanto sia caduto in basso il tifoso del Milan oggi. Più della squadra e – gli vanno fatti i complimenti – perché era difficile. Oggi il tifoso del Milan sostiene la curva solo per relative minacce di violenza e boicottaggio della società, passa le giornate a scimmiottare ogni singola parola, tweet, o intervista dei propri tesserati a tutti i livelli. Oggi il tifoso del Milan – a partire dal giornalista al semplice utente di social network – vive le partite sperando nel pareggio e nella sconfitta per poi lanciare i suoi mantra in settimana accrescendo il consenso intorno a se stesso vivendole come una goduria facendo battutine insulse lesive della propria dignità e quella dei tesserati della propria squadra. Oggi il tifoso del Milan quasi si incazza per le vittorie, le vive come una scocciatura e deve trovare subito una scusa per denigrarle: dall’avversario scarso fino alle polemiche arbitrali – a proposito di questo assurdo e patetico il casino montato per un rigore ininfluente sul risultato finale domenica sera.
E quando non si riesce arriva la parte più patetica – quella in cui tutto viene buttato in vacca sulla comunicazione. Come se le dichiarazioni nel calcio contassero qualcosa, come se i dirigenti di una società potessero scaricare pubblicamente l’allenatore in panchina o dire che i giocatori fanno schifo. Ogni dirigente ed ogni allenatore di una società deve considerare pubblicamente i propri giocatori i migliori al mondo – anche se non è così. Attaccare i propri giocatori o ammettere errori di mercato vuol dire non solo deprezzare i propri investimenti ma anche demotivare pesantemente la squadra. Per questo sarà mai una colpa della società quella di aver creduto nel proprio allenatore in estate seppur la sua esperienza si è rivelata fallimentare. Provo invece eterno ribrezzo per chi si vanta di non averlo fatto, per chi ha SPERATO di trovarsi nella situazione odierna solo per odi pregressi verso chi ci comanda.
La vicenda Inzaghi ha spaccato in due i tifosi del Milan. Probabilmente in maniera irreversibile. Per molti è stata una manna per continuare a diffamare e speculare la società ma attaccando una propria bandiera si sono rivelati quello che sono: squallidi opportunisti. Squallidi opportunisti che si sono raggruppati in squadre pronte a reprimere la minoranza di tifo che non si piega al loro squallore e ad esaltarsi a vicenda seguendo prima le persone e poi le idee fino al paradosso di siti aperti che hanno già centinaia di seguaci senza nemmeno un articolo postato, superandone altri che per contenuti meriterebbero molto di più. Quest’estate sull’onda dei loro attacchi fui costretto alla chiusura per lo stress che ne derivò: un grave errore. Pippo mi ha riportato sulla retta via ricordandomi di non mollare mai. Oggi siamo rimasti solo noi insieme a pochissimi altri, custodi dei valori in cui il Milan si riconosce. Quelli che ci credono sempre, che sia Lecce, Cagliari, Inter o Real Madrid anche con Traoré, Muntari e Constant in campo. Quelli che non devono buttarla in vacca ad ogni vittoria quasi imbarazzati.
Quando torneremo ricordatevi chi sono e cosa facevano. Perché torneremo e loro si mimetizzeranno velocemente sul carro dei vincitori dove sono stati fino a poco tempo fa. Quando torneremo dovrà esserci una nuova Norimberga e tutti coloro che hanno banchettato sulle nostre macerie dovranno pagarla cara. Per ora siamo qua, ancora, a subire il loro squadrismo, la loro violenza e le loro angherie in attesa di vedere la luce al termine di questo profondissimo tunnel nel quale siamo finiti due anni fa. Continueranno ad additarci, a isolarci, ad odiarci perché non siamo come loro. Perché mettiamo la squadra ed il loro bene davanti alla nostra gloria personale proponendo idee anche scomode perché anti-conformiste, lontane da quello che il loro gruppetto ha deciso che debba essere la legge. Ma alla fine dovranno fare i conti con noi. Perché noi siamo e saremo ancora qua. E saremo qua perché non tifiamo l’AS Sabatini, l’FC Allegri, l’AC Silvio (diventata Giannino, per salvare la faccia del presidente), l’FC Klopp, l’AC Simeone o l’Hellas Sogliano. Noi tifiamo solo e sempre l’AC Milan. Anche se dovessimo rimanere gli ultimi a farlo.
Diavolo1990 – www.rossonerosemper.com
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