GLI IBRA-DIPENDENTI

Report-28.01.2020_Commento

Se la partita di coppa Italia col Torino aveva fornito un ulteriore indizio, la partita interna di campionato pareggiata, male, con l’Hellas Verona, ha fugato ogni dubbio, fornendo prova certa, di quanto il Milan costruito da Paolo Maldini e Zvonimir Boban e messo in campo da Stefano Pioli, non possa fare a meno di Zlatan Ibrahimovic.

Questa è una prima seria considerazione di  cui prendere atto, nei pochi giorni che precedono l’atteso, come sempre, derby della Madonnina. Opinione rafforzata dai soli 21 punti in 17 partite racimolati prima dell’atteso ritorno dell’anziano attaccante svedese, che, doverosamente andrebbe sottolineato, è stato decisivo per ribaltare le gerarchie nello spogliatoio, chiudendo così l’era del 4-3-3 “Susocentrico”. Non che il povero Stefano Pioli non ci avesse provato in precedenza a far comprendere quanto la rosa del Milan fosse più idonea a sviluppare altri moduli di gioco. Aveva iniziato sperimentazioni di campo già una settimana dopo il suo approdo sulla panchina rossonera. Poi, con l’inizio di novembre, nuove convinzioni (metto in dubbio fossero le sue), inchiodarono nuovamente i rossoneri al più prevedibile e statico modello tattico al quale abbiamo assistito in questi anni. Ma se il ritorno alla semplicità, col più classico dei moduli a due punte, ha portato maggiore equilibrio fra i reparti e se uno dei due a completare il reparto di attacco, è anche l’unico leader della squadra, oltre che autentico allenatore in campo, va detto anche che Zlatan è dal primo febbraio scorso, successivamente alla cessione di Piatek all’Hertha di Berlino, anche l’unica prima punta a disposizione di Pioli e forse l’unico vero attaccante di cui dispone il Milan. Altro che dipendenza…(!) Se fra Piatek e Rafael Leao decidi di tenere il secondo, puoi solo sperare che a Ibra non venga neppure un raffreddore e la speranza è che la mancata convocazione del 38enne svedese per la partita interna di campionato con gli scaligeri, sia stata motivata da una banale influenza e non da, un più preoccupante, problema al polpaccio, come sussurrato da qualcuno nelle ultime ore. Rinunciare a Piatek, per la più minima delle plusvalenze, quando finalmente, col cambio tattico, avrebbe potuto esprimersi, in un sistema a lui più congeniale e non rimpiazzarlo, è stato ben più di un azzardo. Questo, va detto, ben consapevole di quanto possa essere difficoltoso operare sul mercato per una società in pieno settlement agreement, che sarà obbligata ad attivi di bilancio nel prossimo triennio e che, molto probabilmente, senza una qualificazione, indispensabile e non più rinviabile, alla Champions League, sarà obbligata a qualche cessione. Chiaramente, un progetto tecnico, il cui cuore pulsante, è un giocatore, un CAMPIONE, si, ma che compirà 39 anni il 3 ottobre prossimo, non può essere a lunga scadenza. Probabile, dunque, che assisteremo in estate a più di un cambiamento. Certo, invece, è che la stagione del Milan, compromessa già in precedenza da molti errori, passa da un mese di febbraio difficilissimo, a partire proprio dal derby che si disputerà domenica sera.

 

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FOTO : acmilan.com

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