-
EDITORIALE DEL GIORNO
Milan: la danza degli allenatori

La sospirata fine di questa stagione è arrivata, lasciando un po’ di rammarico, sia perché passano gli anni e sia perché nelle ultime partite il gioco è sembrato migliorare.
Non bisogna dimenticare però che anche gli avversari, mancati o raggiunti i propri obbiettivi, hanno concesso prestazioni accademiche e non brillavano certo per ferocia agonistica. Da domandarsi anzi, come abbiamo fatto tante volte quest’anno, dove fossero grinta e consapevolezza quando gli appuntamenti erano decisivi. Tiriamo dunque un sospiro di sollievo e salutiamo con un grande in bocca al lupo Pippo Inzaghi che resterà sempre nei cuori milanisti come giocatore e che forse, sapendolo, ne ha un po’ approfittato soprattutto a livello di comunicazione dove non ha mai sfoderato un guizzo dei suoi, spesso trincerandosi in una tenace difesa dialettica.
Certo, se Pippo fosse stato sostituito da Carlo Ancelotti, altro cuore rossonero e uno dei tecnici più vincenti in Europa, quello che solo un anno fa ha dato la decima Coppa dei Campioni o Champions dir si voglia ai madridisti, se ne farebbe una ragione visto l’affetto ma anche il palmares che lega Carlo al Milan. Ci ha provato con tenacia Adriano Galliani a convincere Ancelotti a rimettersi subito in gioco e a rinunciare all’anno sabatico programmato, mettendo sul piatto sentimenti e progetti. Il suo arrivo avrebbe garantito, oltre alle qualità organizzative e la sapienza tattica, anche un forte appeal per quei giocatori di fama che si fossero voluti mettere in gioco nel nostro campionato. Ma alla fine il no è arrivato, a conferma che Carlo sta guardando più all’Europa e anche, credo, al divario economico che ci divide da altri campionati.
L’impressione è che il valzer degli allenatori in Europa sia in distonia con la mazurca italica delle panchine. La promessa di Guardiola di tener fede al contratto e di lasciare il Bayer solamente alla fine della prossima stagione, posticipa di un anno la possibile girandola dove si potranno inserire Ancelotti, Klopp, anche lui in pausa per un anno, lo stesso Guardiola, forse anche Emery se resisterà alle sirene partenopee o non venisse al Milan. A disposizione, le importanti e ricche piazze di Manchester, sia United che City, Liverpool, Bayer Monaco e forse anche Barcellona e Paris S.G.
Anche in Italia c’è chi sta aspettando che passi la prossima stagione o meglio che finiscano gli Europei. Non è un mistero che Antonio Conte aspiri alla panchina rossonera e che lui piaccia alla società: se fosse stato libero probabilmente sarebbe stato la prima scelta. Se non arriveranno cataclismi extra-calcistici però, sarà difficile che non tenga fede alla parola data, ma soprattutto al contratto che lo lega alla federazione. Il Milan dovrà scegliere quindi se puntare alla costruzione di un progetto dedito al gioco ed ai giovani con Montella, se lasciato libero dai Della Valle, o Donadoni, che quest’anno ha attraversato con dignità e competenza l’indecorosa vicenda Parma. Mihajlovic con minori probabilità, potrebbe offrire però la determinazione e quel rigore che si cercavano in Conte. La scommessa Sarri tecnico di grande qualità, ma di rigidi principi, forse non avrebbe vita facile all’interno di una società strutturata e mediatica come il Milan. Più improbabile un anno di transizione con Lippi o Brocchi – agli antipodi – nelle vesti di traghettatori in attesa che si liberi il c.t. Molti di questi nomi, comunque, si fanno da mesi. Non si è ancora arrivati a decidere chi sostituirà Inzaghi, in discussione da primavera, in dubbio da febbraio: questi tentennamenti di inizio mercato sulla scelta del tecnico non danno l’impressione di una decisa pianificazione, caratteristica delle annate vincenti. Che scelgano bene, che scelgano in fretta. Che si cominci a ricostruire il Milan che i tifosi impazienti si aspettano.
RIPRODUZIONE RISERVATA
1,470 Visite totali, nessuna visita odierna